Solo Trump può?

Donald Trump pochi giorni fa ha dichiarato che “Natanyahu è una brava persona, che è un eroe di guerra”. La Corte penale di Giustizia dell’Aja la pensa all’opposto avendolo incriminato per crimini di guerra e indiziato di genocidio spiccando ordine di arresto, come pure per Putin. I governi fanno “spallucce” alla Corte dell’Aja. L’Onu da tempo è stato boicottato dalle grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale … e gli effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. Guerre e massacri di civili, di bambini si susseguono in molte parti del mondo.

E in Palestina si registra la recrudescenza dell’orrore, perseguendo lo sterminio e la cancellazione della cultura di un popolo. Il Sole del 18 agosto ha pubblicato le parole dell’ex capo dell’intelligence militare israeliana dal 2021 al 2024, Aharon Haliva, rilasciate alla Tv israeliana Chanel 12 «Per ogni israeliano ucciso il 7 ottobre devono morire 50 palestinesi, non conta se sono bambini. Il fatto che ci siano già 50mila morti a Gaza è un fatto necessario. I palestinesi hanno bisogno periodicamente di una nuova Naqba». Il rapporto 1 a 50 è una tremenda rappresaglia di gran lunga più pesante di quello messo in atto da Hitler, alle fosse Ardeatine, per l’attentato di Via Rasella a Roma. In un recente incontro, il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir si è scontrato con i ministri di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, affermando che l’ Idf non è sicuro di quanto tempo ci vorrà per evacuare la popolazione civile di Gaza City. “Vi abbiamo ordinato un’operazione rapida. Secondo me, potete assediarli. Chi non evacua, non lasciate che se ne vada. Senza acqua, senza elettricità, può morire di fame o arrendersi. Questo è ciò che vogliamo e voi siete in grado di farlo”, avrebbe dichiarato Smotrich, secondo quanto riportato da Channel 12 e rilanciato dal Times of Israel. I media e i politici continuano a dire che “Solo Trump può fermare Netanyahu..“. Questo “ritornello” suscita sì indegnazione ma sospinge alla rassegnazione, al sentirsi impotenti per mettere in campo iniziative e azioni. Ma è poi così vero che Trump sia onnipotente nel fare, nel disfare e nel non decidere, che nulla lo possa influenzare? Certo, ci sentiamo disillusi per quanto accade, dalla politica, ma non per questo ci dobbiamo rassegnare privandoci della forza del principio di speranza per un possibile mutamento dell’opinione pubblica e della politica mondiale per ridare forza e prestigio agli organismi internazionali. Un processo non facile e non a breve termine. https://it.wikipedia.org/wiki/Forze_di_pace_delle_Nazioni_Unite

Abbiamo raccolto molti articoli sulla tragedia umanitaria a Gaza conseguente all’azione terrorista dell’esercito israeliano finalizzata alla dispersione e al massacro di un popolo per estirparlo dalle sue terre native. Per dare uno scossone all’inazione indotta dall’affermazione “Solo Trump può fermare Netanyahu” abbiamo scelto cinque articoli tra i tanti selezionati in archivio. Quello di Gian Giacomo Migone L’Onu deve inviare i caschi blu a Gaza“, poi l’Appello del seg.gen del IUTC (International Trade Union Confederation), quindi la lettera dei seg.generali Cgil, Cisl e Uil alla premier Giorgia Meloni, e poi, una voce in contrapposizione espressa nell’articolo di Giuliano FerraraLa via tragica e necessaria di Israele su Il Foglio, infine l’intervista al figlio di Marwan Barghouti su Il Sole, che contraddice alcune convinzioni di Giuliano Ferrara sulla determinazione dei palestinesi di volere annientare gli ebrei; Arab Barghouti, oggi un uomo di 34 anni, ricorda: «Mio padre è da oltre 50 anni un leader di Fatah. È un fervido sostenitore della democrazia. Ha sempre promosso l’unità palestinese. Il suo maggiore successo politico fu il documento dei prigionieri del 2006, firmato da tutte le fazioni palestinesi, anche Hamas e Jihad Islamica. Stabiliva lo Stato palestinese sui confini del 1967. Fu un grande compromesso»..

L’ONU DEVE INVIARE I CASCHI BLU A GAZA di Gian Giacomo Migone  22-8-25 Il Fatto Quotidiano

Per fermare Netanyahu a Gaza oc­corre l’intervento militare dell’Onu. Altrimenti sono  chiacchiere, più o meno strumentali, anche dotte, ma chiacchiere. Netanyahu è il solo a fare fatti. Gaza City è or­mai sotto il suo controllo: le au­torità israeliane impediscono ogni accesso di viveri, ignorano il destino degli ostaggi e hanno deliberato l’annessione della Cisgiordania contro ogni rego­la di diritto internazionale.

Caschi blu dell’Onu, un tempo risolutori di conflitti....

I media occidentali sono tut­tora concentrati sui faticosi ne­goziati sull’Ucraina, mentre a Gaza lo sterminio di bombe, assassinii e fame continua senza tregua. Si potrebbe obiettare, con la forza dei numeri, che in Ucraina la guerra sacrifica più vite umane. Ma, per l’appunto, di guerra si tratta, mentre a Ga­za e in Cisgiordania è in gioco la sopravvivenza di un popolo che al suo esecutore può soltanto contrapporre qualche empito di resi­stenza. Secondo l’in­viata di guerra Janine Di Giovanni, una mo­derata, “nulla si con­fronta con Gaza e con la complicità che la cir­conda. L’intenzione è quella di cancellare i palestinesi, e noi a guardare. Questo deve finire. Ora”. La compli­cità ci coinvolge tutti, anche coloro che rico­noscono lo Stato virtuale di Palestina e persino invocano misure coerenti alla causa, di­ritti e organismi internazionali che rappresentano tutti. Il 10 agosto si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: all’ordine del gior­no l’emergenza determinata dal piano di conquista, totale e definitivo di Gaza annunciato dal premier di Israele. Eppure quel consesso non ha nemme­no prodotto il voto di una riso­luzione con il veto preannun­ciato dagli Usa. Quel veto, di fronte all’emergenza ricono­sciuta dall’ordine dei lavori, a­vrebbe consentito di convocare d’urgenza l’Assemblea Genera­le con il potere di far cessare quello che la Corte Internazio­nale di Giustizia ha giudicato un genocidio in fieri.

In che modo? Non mi stanco di ripe­terlo. La risoluzione 377 A del 3.11.1950, “Uniting for Peace”, introdotta e più volte applicata dagli Usa alle prese con la guer­ra di Corea, consente all’As­semblea Generale di ordinare l’intervento militare dei caschi blu, in applicazione dell’artico­lo 7 della Carta Onu. Nel con­flitto a Gaza, di fronte a nego­ziati da due anni inconcludenti per un cessate il fuoco, è il solo modo di fermare lo sterminio.(…) per proseguire aprire l’allegato

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L’INAZIONE POLITICA SU GAZA E PALESTINA È UNA NEGLIGENZA CRIMINALE, AFFERMA IL SEGRETARIO GENERALE DELLA  ITUC – Vedi articolo correlato di Gianni Alioti https://www.laportadivetro.com/post/l-inazione-politica-su-gaza-e-palestina-%C3%A8-negligenza-criminale

Bruxelles, comunicato del 31.07.25 Il Segretario Generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati, Luc Triangle, ha pubblicato una lettera aperta ai leader mondiali, denunciando l’attuale inazione politica sulla catastrofe umanitaria a Gaza e in Palestina come una negligenza criminale. “Il mondo sta assistendo a un orrore che sfida ogni comprensione. I confini dell’umanità sono stati da tempo oltrepassati, le linee rosse sono state calpestate. La guerra a Gaza e la repressione in corso in tutta la Palestina devono finire”, afferma. Triangle chiede cinque azioni essenziali:

BANDIERA DELL’ONU – I rami d’ulivo sono simbolo di pace, la mappa rappresenta tutti i popoli del mondo.

1. L’immediata cessazione di tutte le forniture di armi a tutte le parti.

2. Un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza ostacoli a Gaza.

3. Il rilascio di tutti gli ostaggi e i prigionieri politici.

4. La fine dell’estremismo e dell’occupazione come precondizioni per la pace.

5. Un percorso giusto e immediato verso una vera soluzione a due stati, incluso il riconoscimento di uno stato palestinese sovrano e autonomo.

Triangle, a capo dell’organizzazione che conta oltre 120 milioni di lavoratori in tutto il mondo, invita tutti noi a intraprendere le seguenti azioni di solidarietà e azione:

1. Pubblicare la lettera aperta sui media nazionali, sulle riviste sindacali e sui mezzi di comunicazione pubblici.

2. Condividere la lettera attraverso i propri canali di comunicazione (siti web, newsletter, social media).

3. Incoraggiare il dibattito e la discussione tra i propri iscritti sulla responsabilità dei sindacati in tempo di guerra e ingiustizia.

4. Collaborare con i propri governi per chiedere un approccio basato sui diritti a Gaza e in Palestina, che includa la cessazione delle esportazioni di armi e il sostegno al diritto internazionale.

Come sindacati, la nostra lotta per la pace, la giustizia e la democrazia non si ferma ai confini nazionali. La nostra solidarietà non è retorica; deve essere attiva e visibile. Abbiamo un ruolo da svolgere per garantire che le grida provenienti da Gaza e dalla Cisgiordania non vengano soffocate dall’apatia politica“, afferma.

Confederazione sindacale internazionale – Wikipedia

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Gaza. Lettera di Landini, Fumarola, Bombardieri a Meloni: “Fare ogni sforzo politico e diplomatico affinché si raggiunga il cessate il fuoco e sia garantita l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese

Pubblicato il 9 Ago, 2025 sul sito https://www.cisl.it/notizie/

 “Onorevole Presidente Meloni, a nome delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati che rappresentiamo, Le chiediamo di fare ogni sforzo politico e diplomatico affinché si raggiunga il cessate il fuoco e sia garantita l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese di Gaza, ristabilendo l’agibilità delle agenzie preposte del sistema Onu e delle Ong umanitarie”. È quanto si legge in una lettera che i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Daniela Fumarola, PierPaolo Bombardieri hanno inviato oggi alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“Chiediamo, in particolare – proseguono i tre segretari generali – di utilizzare tutti gli strumenti previsti dagli accordi e dal diritto internazionale per contrastare i piani di annessione dei territori palestinesi e della Striscia di Gaza, annunciati nei giorni scorsi dalla Knesset e dal governo israeliano”.

“Il Governo italiano – aggiungono Landini, Fumarola, Bombardieri – riconosca lo Stato di Palestina, al fianco dello Stato d’Israele, con uguali diritti e responsabilità, mutuo rispetto e regole democratiche, condannando e rifiutando ogni forma di violenza e di terrorismo e promuovendo l’interlocuzione e il negoziato con l’autorità nazionale palestinese”.

“Occorre seguire in tal senso l’esempio di altri 143 stati e della stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) che, nel corso dell’ultima conferenza del giugno, anche grazie allo sforzo profuso dalle organizzazioni sindacali italiane, ha riconosciuto la Palestina come stato non membro osservatore. Un atto politico e morale che – concludono Landini, Fumarola, Bombardieri – guardi all’obiettivo di dare concretezza al progetto di due popoli due Stati”.

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Molte parole dette dai politici si disperdono, dopo essere state pronuciate, come parole scritte sull’acqua; spesso sono dette a favore di telecamera.Nei rapporti internazionali gli ambasciatori sono pressoché spariti.

Le parole possono diventare pensiero in grado di avviare azioni, come ad esempio è lo spostamento dell’opinione di cittadini e di lavoratori, un risultato possibile con il confronto e la dialettica appassionata e anche serrata. EVIDENZIAMO il simbolo delle tre bandiere impugnate nella stessa mano: quelle della Palestina, di Israele e dell’Onu, un preambolo indispensabile per conseguire il disarmo delle milizie e delle brigate di Hamas (com’ è avvenuto recentemente con la scelta di Ocalan per il PKK curdo) – https://www.ilpost.it/2025/07/11/cerimonia-disarmo-pkk/ – recuperando la compente politica che ha sottoscritto, nel 2006, quel compromesso politico sui due stati promosso da Marwan Barghouti. Il razzismo e lo sterminio di popolazioni fanno parte della storia del mondo, esistevano prima del fascismo, del nazismo che le hanno fatte proprie al massimo grado di violenza e intensità. Sono fantasmi che ritornano periodicamente anche nei popoli con grandi tradizioni democratiche e culturali. Non avvertire il pericolo è grave miopia politica. Vi invitiamo a fare un clic su questo link di radio radicale per ascolare le gravi e severe parole su quanto da anni avviene in Israele. Sono di Massimo D’Alema un politico, che può piacere o meno, ma ….sentiamolo https://www.radioradicale.it/scheda/766696/incontri-di-villa-mussio-2025-onmassimo- dalema-i-temi-caldi-della-politica

Il sindacato – ovvero le decine di migliaia di dirigenti sindacali a tempo pieno in Italia – può fare molto in merito alla diffusione dei tre testi sopra riprodotti, come molto potranno fare – se la catena dell’informazione ha un avvio – le centinaia di migliaia di RSU dei tre sindacati confederali verso milioni di lavoratori. Spostare l’opinione è un fatto politico che determina cambiamenti. Il sindacato può colpevolmete disattendere i quattro punti operativi, il fare, indicati nel comunicato dell’ITUC.Può lasciare, colpevolmente, nei cassetti delle scrivanie la stessa lettera dei tre segretari generali. Se si abbandona l’inazione sui temi sopra citati si può spostare l’opinione dei lavoratori a favore della ricostruzione di un ruolo degli organismi sovranazionali adeguatamente riformati. Se i governi degli stati europei saranno meno trumpdipendenti...anche Donald Trump può cambiare pare e comportamento e molte cose correlate.

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