I Robin Hood strabici
L’Istituto Bruno Leoni promuove le “idee per il libero mercato”. E’ sorprendente che sia il pensiero liberale a contestare com’è congeniato il Superbonus per l’edilizia (rifacimento facciate) che determina iniquità sociale e un’ingente spesa a carico dello Stato, della collettività. E ancor più sorprende il severo giudizio sul Superbonus del premier Draghi nel corso della conferenza del 22 dicembre (vedi allegato). La Cgil, Cisl,Uil si sono divise, fino a proclamare uno sciopero generale non unitario con quanto consegue, per “la goccia che ha fatto travalicare il vaso” del mancato contributo di solidarietà da parte dei redditi elevati (sopra i 75.000 €), ma ben poco hanno detto per trasformare il dispendioso bonus del 110% (che determina anche bolle e truffe) per i redditi ben sopra la media e per quelli elevati . Perché accade questo? Perché i segretari confederali si trasformano in moderni Robin Hood – ma hai noi – tanto strabici o miopi? L’articolo di IBL, qui riprodotto gli riserva una severa e giustificata frecciata con queste parole “…I nostri Robin Hood non si sono però accorti che la più rilevante manovra fiscale in atto, quella appunto del bonus, avvantaggia proprio le classi di reddito più elevate…”. Se per il bonus 110% i sindacati sono stati “strabici” non deve stupire – purtroppo! – più di tanto se ricordiamo il disinteressamento avuto sulla vicenda della riforma del catasto che nella Manovra Bilancio 2022 è stata edulcorata rispetto alle intenzioni del premier Mario Draghi. Eppure il patrimonio casa è stato costantemente rivalutato con significativi contributi, come le detrazione d’imposta, per opere di ammodernamento e di ristrutturazione. Quando Cgil, Cisl, Uil si distinguono per la capacità della sommatoria di pur giustificate richieste, tanto più si può sottolineare la loro colpevole “dimenticanza” che lo Stato non “è un pozzo di San Patrizio” e non basta ripetere “vogliamo la progressività delle tasse” e “lotta all’evasione” se poi si chiudono “orecchie e occhi” di fronte a vicende come il bonus 110% e la riforma del catasto. E che dire sul fatto che tra i punti principali dello sciopero generale Cgil-Uil e della manifestazione della “responsabilità” della Cisl non fossero citati quelli per l’aumento del flusso d’immigrati in Italia e quello degli ingenti guadagni delle società energetiche, che per la produzione da eolico e solare sono al riparo dai rialzi del mercato. Punti questi che sono stati ben presenti nell’agenda di Mario Draghi esposti nella conferenza stampa di fine anno. Qualcosa non torna…. qualcosa non va …. la strategia sindacale che zoppica vistosamente…
Superbonus: quando il troppo stroppia – https://www.brunoleoni.it/
Equità fiscale ed efficienza energetica non sono il vero obiettivo dell’intervento
La legge di bilancio è l’atto più importante della politica economica di un governo. Essa dice quali sono le leve che l’esecutivo intende attivare e quali obiettivi vuole perseguire. Il provvedimento attualmente in discussione dà una chiara indicazione per il 2022: praticamente, non c’è voce di spesa che non sia stata confermata e, se del caso, ampliata.
Uno dei casi forse più clamorosi è quello del superbonus, che riconosce un’aliquota del 110 per cento a favore delle spese sostenute per migliorare le prestazioni energetiche o antisismiche degli edifici. L’obiettivo dello strumento non è in discussione: la riduzione dei consumi per il riscaldamento e il raffrescamento degli immobili è indispensabile per conseguire l’abbattimento delle emissioni di CO2 secondo quanto concordato in sede europea.
È, però, davvero curioso che si sia scelto di farlo con un bonus tanto generoso che, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, infliggerà all’erario una spesa di oltre 30 miliardi di euro.
Nella sostanza, è come se la collettività dovesse sostenere interamente il costo degli interventi. Ciò ignora, anzitutto, che essi non solo concorrono a un risultato di interesse generale, ma anche (e soprattutto) producono un beneficio privato: i minori consumi energetici si tradurranno in minori spese per i proprietari degli immobili e, dunque, in maggiore reddito disponibile (e maggior valore degli stessi). Ancora più importante, la proroga della misura tal quale sembra del tutto trascurare l’esperienza maturata durante il suo primo anno di applicazione: essa ha contribuito a gonfiare i prezzi dei lavori, alimentando l’inflazione e lasciando il campo libero a truffe di ogni tipo (l’Agenzia delle entrate ha già contestato frodi per un controvalore complessivo attorno al miliardo di euro).
Ma c’è un altro paradosso: poche settimane fa il paese si è accapigliato attorno alla bizzarra proposta di un contributo di solidarietà a carico dei contribuenti con reddito superiore ai 75 mila euro, con l’unico obiettivo di eliminare ogni vantaggio della riforma fiscale. I nostri Robin Hood non si sono però accorti che la più rilevante manovra fiscale in atto, quella appunto del bonus, avvantaggia proprio le classi di reddito più elevate. Non a caso una frazione rilevante dei lavori riguarda villette indipendenti, mentre gli immobili meno efficienti dal punto di vista energetico sono i condomini nei quartieri a basso reddito.
Il governo è ancora in tempo per rivedere questa scelta, concentrando le risorse sui condomini, riducendo l’aliquota ben al di sotto del 100 per cento e prevedendo eventualmente un aiuto aggiuntivo per le famiglie a basso reddito. Se non lo fa, dovrebbe almeno avere il coraggio di dichiarare il reale obiettivo dell’intervento, che non è né l’equità fiscale né l’efficienza energetica.
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