RIFLESSIONI A DISTANZA SUL NEMICO ALIENO
Lettera aperta ai nostri lettori
Vittorio Buscaglione ha inviato la lettera aperta “Riflessione a distanza” a chi ha partecipato, a Torino, alla discussione per la costituzione dell’Associazione spontanea E’ MAI TARDI (v. atto costitutivo). E’ una riflessione a tutto campo, sul “nemico alieno” e con il suo consenso la estendiamo a tutti i lettori del nostro sito.
Tra le tante riflessioni che includono il futuro del pianeta,lo stile di vita, il modo di produrre, il clima, l’inquinamento come probabile bus per il mutevole virus che ora ci affligge, ed altro ancora, si legge “…. Ecco allora la percezione diretta di un male più grande: di un servizio sanitario importante, ben strutturato, ma che in questi anni ha teso a favorire la sanità privata, impoverendosi con la eliminazione di decine di migliaia di posti letto, con la riduzione di personale medico e infermieristico, con la precarizzazione dei rapporti di lavoro (anche negli ospedali ci sono le fantomatiche cooperative). Certo è complicato recuperare in poco tempo posti letto e reparti specializzati, come han dovuto fare a Wuhan. Poi quando da noi si parla di un investimento per la costruzione di una nuova struttura, quindi di circolazione di denaro, come ci si propone in Lombardia con l’utilizzo della Fiera, scoppia immediatamente la guerra, le polemiche: chi ci mette le mani sopra?…” per proseguire aprire l’allegato.
Vittorio Buscaglione ha inviato una seconda parte Martedì 7 Aprile. Così inizia. Chiedo scusa se sono stato più lungo del mio solito, però l’onda delle cose da esprimere era quasi uno tsunami e la mia capacità di sintesi ha dei limiti. Domenica 5 aprile, fuori c’è una meravigliosa giornata di maggio (ma siamo ai primi di aprile), con un sole caldo (…) per proseguire aprire La nostra casa in allegato.
Caro lettore, sei cortesemente invitato a postare un tuo commento, con il tuo punto di vista su uno o più argomenti contenuti nella lettera di Buscaglione. Serve all’approndimento di temi tanto complessi, serve il senso critico.
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La redazione provvederà, ogni giorno, alla visualizzazione dei commenti ricevuti.
Renato Bresciani – Carissimi, anch’io volevo aggiungere qualche considerazione, anche se con ritardo dovuto anche alla mia attuale collocazione fuori casa, lontano da Torino. Apprezzo i vari contributi in particolare quello di Michelizza e la lettera che ho avuto modo di leggere di Armando Pomatto su La Voce e il Tempo, on line.
E ringrazio Vittorio che ha iniziato una serie di riflessioni molto utili sulla situazione attuale di emergenza globale e sulle tante lezioni che potrebbe e dovrebbe darci a partire da quella, a mio avviso, centrale, di riscoprire un po’ le cose essenziali, per gli individui e le società. Della sua sollecitazione condivido soprattutto la considerazione che questa drammatica vicenda globale dovrebbe spingersi verso un deciso cambiamento di stili di vita (individuali e collettivi), modelli di sviluppo , priorità economiche …e anche la sottolineatura delle conseguenze positive che questa calamità ci produce, dalla riduzione dell’inquinamento, degli incidenti stradali, … alla riscoperta dell’importanza della sanità pubblica pagata dal fisco.
Ma come far sì che nuove priorità politiche e sociali vengano assunte in maniere condivisa e responsabile? Penso all’ambiente, ma anche alla misura nei consumi, ovviamente in certe aree del pianeta, all’eguaglianza, ad un benessere moderato più condiviso…..ma anche alla riscoperta dell’importanza della patrimoniale come strumento più equo di recupero risorse, purché non si faccia facile demagogia ma si tocchino tutte le fonti patrimoniali. Su questo piano leggevo che la cosa più giusta e fattibile sarebbe quella di recuperare risorse dai passaggi ereditari.
Rispetto ad un passaggio dell’intervento di Vittorio, vorrei aggiungere che personalmente continuo ad avere fiducia nella scienza, pur molto condizionata dall’economia e dalla finanza, perché alla fin fine é quella che più della politica, va avanti grazie ai suoi errori, anzi proprio riconoscendo gli errori, cosa che non fa mai, o quasi mai, la politica ….E il sindacato?
E a proposito della scienza e dell’evoluzione tecnologica, non posso non fare la considerazione (banale se volete) che meno male che questa vasta epidemia si sia diffusa dopo che c’é stata la rivoluzione informatica… Cosa sarebbero state queste settimane senza strumenti di comunicazione telematica, a meno che non paghiamo in qualche modo un eccesso di contatti e comunicazione sociale. Ma tenderei a non crederci ….Sembra a volte che ci sia una certa logica anche positiva nell’evoluzione e nella storia. Ma non sono un cieco ottimista. Ho ben presenti le contraddizioni e le assurdità e le ingiustizie della storia. Penso al 900, secolo che ha permesso un enorme salto per tanti uomini e donne nell’acquisizione e nella consapevolezza di importanti diritti individuali e collettivi e nello stesso tempo, secolo di inenarrabili violenze e massacri, anche più dei secoli precedenti……..
Ma resta la domanda: come si traggono lezioni dalla storia in maniera condivisa e quindi efficace per fare dei salti collettivi di maggior responsabilità e quindi giustizia e uguaglianza e libertà per tutti ( v. Michelizza), senza ricorrere, per quanto possibile, alle cosiddette “fratture violente della storia”.
Forse sono andato sull’astratto e sul teorico, ma credo che si colleghino a problemi reali dei cambiamenti ben finalizzati che vorremmo creare, anche nel piccolo, nel sindacato o in Italia …..
Per il momento cari saluti da lontano …. Renato Bresciani 29-3-20
Gian Giacomo Migone – Ciao Renato,
ma dove sei? Spero non in una zona rossa!
Molte utili le tue riflessioni. Hai giustamente sollevato il problema della patrimoniale e dellormai consolidata abolizione dell’imposta ereditaria. La pandemia può colpire tutti, ma sicuramente accentua la sofferenza di chi ha già poco o nulla. Lo ha giustamente osservato l’Appendino in un’intervista a “La Repubblica”. Potrebbe essere la giusta occasione per rilanciare la progressività dell’imposizione fiscale. La mia meta’ svedese è rimasta molto colpita dall’incapacità persino di Rifondazione – non parliamo del PD – di battersi o risollevare il tema dell’imposta di successione, ovviamente al di sopra di un certo tetto. Qualcuno del nostro gruppo ha qualche idea su come si possa infrangere questo tabù, ideologico oltre che economico. Grazie, Renato, per averlo fatto.
Abbraccio elettronico a tutti! GianGiacomo Migone 29-3-20
ALLA SCUOLA DI UN MAESTRO INDESIDERATO
Dieci parole-chiave a commento dell’arrivo del coronavirus
1. All’illusione di sentirsi superman subentra la dura constatazione delle fragilità e dei limiti della condizione umana. Non siamo né onnipotenti né invincibili: questa esperienza ci insegna che la fragilità può insorgere in qualsiasi momento della nostra vita.
2. La memoria di questo evento potrà diventare prezioso richiamo nell’affrontare situazioni analoghe. Quello che stiamo vivendo segnerà le nostre vite, attribuiremo un diverso valore al ricordo di ciò che abbiamo vissuto. Nelle future generazioni la Milano di questi giorni sostituirà il ricordo della Milano della peste manzoniana, con un risvolto, c’è da sperare, non solo letterario-storico.
3. La storia non solo si ripete ma procede anche con improvvisi cambiamenti che interrompono violentemente consuetudini e schemi di vita ritenuti consolidati. L’imprevisto snobba le garanzie della razionalità: tutte le nostre abitudini e programmazioni vengono improvvisamente interrotte. Inoltre, questa emergenza modifica anche lo stesso stile di vita di tutti noi, chiamati ad una vita più sobria, a valorizzare il silenzio, ad un utilizzo più meditato della tecnologia.
4. Non solo a livello personale, anche la gestione della vita pubblica – la politica – deve rispondere ad interrogativi che ne spazzano via linguaggi e prassi , fino a poco tempo fa dati per scontati. Quando il tempo non sarà più ingombrato dall’ emergenza, spetterà anzitutto alla politica assumersi la responsabilità di traguardare i suoi obiettivi anzitutto sulla qualità della vita di tutti i cittadini. La speranza è che questa crisi ci apra gli occhi sul valore della professionalità. Anche e soprattutto in politica.
5. La paura fa parte della nostra vita, e dopo che la si prova davvero non si è più disposti a credere a chi agita l’ombra dello spauracchio usato strumentalmente. La paura prima di modellare mentalità rigide e astiose, ci metterà in guardia sulle comuni responsabilità per affrontarla e allontanarne gli effetti.
6. Siamo fatti per stare insieme; per incontrarci, guardare i nostri visi, sentire il calore della vicinanza. Constatiamo il valore di relazioni che non si riducano a collegamenti virtuali dove la tecnologia sostituisce il calore di un incontro. La socialità e la solidarietà potranno diventare la lezione più preziosa di questa comune disavventura.
7. La minaccia di una sofferenza collettiva non risparmia nessuno, non fa distinzioni: si è tutti uguali di fronte alla prova incombente. Cambierà la percezione delle differenze; saranno più facilmente riconducibili al minimo comune denominatore della nostra umanità. Come ci ricordava don Mazzolari :”Per il momento non c’è più conflitto tra uomini di ragione e uomini di fede. Siamo tutti in ginocchio”.
8. Queste settimane rivelano la piccineria di localismi e privilegi che rifiutano l’alto significato dell’appartenenza ad una comunità segnata da una storia, da una cultura, da un territorio condiviso. Prima che lombardi o siciliani, calciatori o attori, operai o infermieri ci si sente italiani, chiamati in quanto tali a garantire con la propria azione responsabile (tasse comprese) quei servizi di cui tutti dobbiamo disporre.
9. La diffusione del virus non riguarda solo più la Cina o l’Italia, sta diventando esperienza di molti altri Paesi europei. Lo Stato Sociale preziosa garanzia della dignità di ogni cittadino, appare come il baluardo più significativo del nostro passato, da valorizzare e potenziare.
10. Italia ed Europa fanno parte di quella casa comune che è Madre Terra: la pandemia rivela l’essenziale interconnessione della famiglia umana. Ci si può ammalare tutti e questo rischio condiviso ci fa pensare ad una comunione che superi ogni barriera. Perché c’è anche una possibile gioia nell’immaginare come potrebbe essere un mondo in cui noi vorremmo vivere, cioè che a tutti i popoli si rivolga l’augurio che ha accompagnato gli aiuti cinesi giunti a Milano in questi giorni” Siamo tutti onde dello stesso mare; foglie dello stesso albero; fiori dello stesso giardino”.