Cinque lezioni dalla pandemia

Fulvio Cortese su Madrugana di dicembre – rivista trimestrale di Macondo www.macondo.it – pubblica “Cinque lezioni sulla pandemia” per rispondere a questo interrogativo: c’è qualcosa che la crisi ingenerata dalla diffusione del Covid 19 può insegnarci?  Così iniziano le sue riflessioni.

La prima – e forse la più importante – lezione consiste nel fatto che, dinanzi a un emergenza particolarmente insidiosa, il volto autoritativo e gli strumenti imperativi del “vecchio” Stato amministrativo tornano a farsi sentire con forza. (…)

La seconda – e altrettanto significativa – lezione è che la reazione dello Stato amministrativo è prerogativa di ogni potere territoriale dotato di una legittimazione comunitaria: vale per lo Stato in senso stretto; vale anche per gli enti pubblici territoriali, quindi anche per le regioni, che nella pandemia hanno spesso avuto un ruolo da protagoniste. (…)

La terza – Da quest’ultima osservazione possiamo ricavare un’ulteriore lezione, ossia l’insegnamento che non è vero che la scienza sa e può ogni cosa, e che, di conseguenza, non è vero che, per quanto indispensabile per qualsiasi genere di istruttoria, l’opinione degli esperti possa svolgere, da sola, un ruolo determinante. (…)

Una quarta lezione si può desumere dall’apprezzamento del peso che gli esperti e il loro lessico hanno avuto sulla determinazione delle “regole eccezionali” dell’emergenza, specie in merito alle limitazioni diffuse di tante libertà individuali e collettive. Sul punto il dibattito giuridico è stato, ed è tuttora, molto acceso e vario. Le critiche sollevate nei confronti dei numerosi decreti adottati dal Presidente del Consiglio sono state tante, e in larga parte vanno metabolizzate con doverosa attenzione.(…)

La quinta – In molti si sono chiesti se la pandemia costituisca l’occasione di crisi funzionale all’affermazione concreta di trasformazioni non più rimandabili; l’opportunità che può stimolare cambiamenti anche profondi: ma quali? (…)   Il testo completo è in allegato.

Altre parole che fanno riflettere sono contenute nel messaggio “I desideri di salute” per il nuovo anno di Yasmina Kettal, infermiera all’ospedale di Seine Saint Denis. (vedi testo allegato, tradotto in automatico). Ogni nuovo anno, Mediapart – magazine on line francese – propone a un cittadino di essere  Presidente della Repubblica per una sera, per ricordare a tutti che la Repubblica appartiene a tutti noi. Così inizia. Buona sera a tutti, Se sono presidente per un giorno di Mediapart, è con la pesante responsabilità di cercare di rappresentare il primo di turno di lavoro. Quelli e quelli di cui alcuni hanno scoperto la natura indispensabile di fronte all’epidemia. Sto parlando di badanti (ndr – termine utilizzato in Italia quando più appropriato sarebbe dire “assistente di cura”), come me, un’infermiera a Seine-Saint-Denis, ma anche di tutti gli altri lavoratori ombra, con o senza documenti, siano essi fattorini, netturbini, trasportatori, cassieri, governanti e altri. aiuto domestico … Devo ammettere che non è stato molto facile scrivere gli auguri di un anno che vorremmo poter in gran parte cancellare dalla nostra memoria. Non è facile neanche una volta parlare di una situazione che abbiamo rimescolato instancabilmente.  (…)

In queste riflessioni s’inseriscono i rilevanti problemi per un verso dell’insufficiente struttura della salute pubblica territoriale (la recente legge di bliancio dispone per l’assunzione di 3.000 medici e 12.000 infermieri con contratti a tempo!!! Bandi che sono stati indetti a fine anno quando per mesi si è annunciato che eravamo pronti…), per l’altro sulla volontarietà o sull’obbligatorietà del vaccino, per tutti o per determinate categorie sociali e profesionali particolarmente esposte. La notizia sulla riluttanza, sulla paura a farsi vaccinare di una elevata percentuale del personale che opera nelle RSA piemontesi ha lasciato increduli molti e preso in controtempo sindacati e istituzioni. La paura o la volontà a dire No emerge dalle risposte a un questionario di Anaste, l’associazione che riunisce le case di riposo (7.000 letti in Piemonte). La notizia è stata diffusa su le pagine cittadine della Repubblica del 28 dicembre (v.allegato articolo di Sara Strippoli). Sui ritardi che si stanno accumulando sui vaccini è illuminante (per quanto riguarda gli errori fatti di programmazione, che si ripetono) l’articolo “Vaccino, dove sta l’errore” di Tito Boeri e Roberto Perotti, su La Repubblica del 5 dicembre. (v.allegato)

C’è inoltre chi invoca il libero arbitrio a sostegno del rifiuto a farsi vaccinare per Covid. Sul sito www.liberopensare.it trovate al riguardo un appello alle autorità e un’intervista “strabiliante” o demenziale (fate voi) dell’avvocato Francesco Fisco (v.allegato).

Al link che segue trovate le risposte del medico torinese Ottavio Davini che smontano una per una le obiezioni anti-Covid 19 https://www.quotidianopiemontese.it/2021/01/01/medico-di-torino-smonta-punto-per-punto-le-obiezioni-al-vaccino-anti-covid-19/amp/

Che centra il libero arbitrio con il Covid? Si tratta di norme di sicurezza e di prevenzione, di salvaguardia della salute sul lavoro, la propria e di altri. Il virus ha colpito duro. Adesso inizia, seppure con troppa lentezza, la campagna di vaccinazione che può essere efficace se estesa ad un’alta percentuale della popolazione per conseguire la cosiddetta “immunità di gregge”. E’ già stato pagato un pesante tributo di vittime ( in Italia oltre 73.000). Tutti coloro che operano in settori a rischio debbono (in modo volonatario o obbligatorio) essere vaccinati! In particolare e con rapidità nelle RSA, unitamente agli anziani ospitati spesso persone senza parola.

Il Covid è un virus “trasportato” anche da asintomatici, persone che non manifestano sintomi, apparentemente sane, quindi che contagiano altri (anche molti) a loro insaputa. Non c’è mai stata una pandemia con un virus tanto contagioso, insidioso perché truffaldino e invisibile. L’obbligo alla protezione è dovuto! E’ sancito nella Costituzione art.32 e negli articoli del Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro. (v.allegato). Se un lavoratore edile che lavorando esposto sul vuoto, su piani alti, rifiutasse di mettere il casco, indossare bretelle e moschettoni di protezione incorrerebbe in sanzioni severe e può essere allontanato dal lavoro, persistendo anche licenziato.

Raffaele Guariniello Ansa/Riccardo Antimiani

Raffaele Guariniello (v.allegato) dichiara che «Tutelare la salute significa vaccinare il maggior numero possibile di persone», precisando che «…è ciò che prevede la legge. Il principio per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge è previsto dalla Costituzione (…)

Spiega il magistrato –. Infatti, l’art. 279 del Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro impone al datore di lavoro di mettere a disposizione “vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente”. Il Covid-19 rientra tra gli agenti biologici, peraltro compreso nel gruppo dei più insidiosi, come stabilito da due decreti legge che hanno recepito una direttiva europea. Quindi, a norma di legge, essendo – come speriamo tutti – ora a disposizione un vaccino per il Covid (l’agente biologico), il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione vaccini efficaci. Stiamo parlando di milioni e milioni di persone, dipendenti (e non) privati e pubblici».

Se è vero che la legge dice “mettere a disposizione” e dunque non obbliga nessuno a vaccinarsi, è altrettanto «vero che la stessa norma impone al datore di lavoro “l’allontanamento temporaneo del lavoratore in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente”. E come può il medico non esprimere un giudizio di inidoneità se il datore di lavoro, proprio su parere del medico competente, ha messo a disposizione il vaccino, poi rifiutato dal lavoratore?».  (…) «La sorveglianza sanitaria non serve solo a tutelare il singolo lavoratore – prosegue il giudice -, ma anche tutti gli altri. La Corte Costituzionale lo ha ribadito più volte: la tutela della salute è un diritto dell’individuo e un interesse della collettività. La legge prevede l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo ove possibile. La Cassazione ritiene che tale obbligo di repechage (ripescaggio) non può ritenersi violato quando la ricollocazione del lavoratore in azienda non è compatibile con l’assetto organizzativo stabilito dall’azienda stessa. Insomma, il datore di lavoro è obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare il lavoro, ma se questo non è possibile si rischia la rescissione del rapporto di lavoro».

Anche il giuslavorista Pietro Ichino, su Il Corriere del 29 dicembre, nell’intervista rilasciata a Virginia Piccolillo, motiva perchè in forza alle norme vigenti «Il datore di lavoro può chiudere il contratto se un dipendente si rifiuta….resta la libertà ma la salute di terzi va tutelata» (v.allegato)

Cgil, Cisl,Uil esortano alla responsabilità tutto il personale delle Rsa per garantire sicurezza a sé e agli anziani ospitati. Se mancasse però la responsabilità – nelle RSA come in tanti altri settori, apartire dalla settore sanitario-assistenziale, alla scuola – le conseguenze sono quelle indicate da Raffaele Guariniello e Pietro Ichino.

L’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Icardi ha rilasciato una dichiarazione disarmante, e pensiamo neppure totalmente veritiera, così riportata su La Repubblica (…) La Regione però nulla può fare per fare pressing sui direttori e sui proprietari delle strutture private delle Rsa. “Non possiamo comandare a casa d’altri – dice – se non fare il possibile perché sul vaccino si sappia tutto il possibile per essere rassicurati”.

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