IL TRIONFO DELL’AVIDITA’ – T.Ferigo – globalmondo 15/4/10

Abbiamo avuto occasione di leggere l’ultimo libro di J. Stiglizt “ Il trionfo dell’avidità “ nella versione francese. Uscirà prossimamente anche in Italia. E’ una delle critiche più serrate alla politica dell’amministrazione americana che secondo lui “ sta perdendo l’occasione “. E’ veramente così. ? Pubblicheremo le reazioni alle tesi di Stiglitz ma l’autorevolezza del richiamo è forte.

 “E’ certo che le cose cambieranno a causa della crisi. Il ritorno al mondo di prima è da escludersi. Ma quanto saranno profondi i cambiamenti ? Saranno nella giusta direzione ?Si è perso il senso dell’urgenza e quanto è avvenuto sino ad oggi non è di buon augurio per l’avvenire.”

 

Pertanto il mondo del dopo crisi cominciòcon una buona notizia ,” quello che la caduta del muro di Berlino è stato per il comunismo, il 25 Settembre 2008, giorno in cui Lehman Brothers è fallita, potrebbe esserlo riguardo al fanatismo di Stato “. La fede nelle virtù auto regolatrici del mercato è morta con la crisi. La grande questione economica del XXI secolo sarà di sapere fin dove lo Stato può intervenire efficacemente . Stiglitz ha parole molto dure sulle derive ideologiche dei suoi colleghi : “l’economia sarebbe passata dallo statuto di disciplina scientifica a quello di supporter entusiasta del capitalismo di libero mercato”. Vi sono criteri teorici ( in particolare quelli che lui stesso ha sviluppato ) per mostrare che l’intervento dello Stato è necessario per una economia più giusta ed efficace.

 

E’ segnatamente il caso della finanza. Stiglizt vuole in questo campo fare fuoco con tutto il tipo di legname disponibile. Vuole ridimensionare le grandi bamche ristabilendo una forma di Glass-Steagal Act, legge degli anni 30 che aveva separato banche commerciali e banche d’investimento.

 

Vuole aumentare gli obblighi in capitale sulle attività a rischio, vuole sopprimere l’opacità dei mercati dei derivati, etc…Il tutto sotto il controllo di una regolamentazione esauriente e dinamica.

Purtroppo, questa è la cattiva notizia, Stiglitz è deluso da Obama. Manca negli USA, scrive, il sostegno politico a questo genere di rifondazione della finanza.. La politica dell’amministrazione Obama nei confronti delle banche non diversa da quella del suo predecessore: fondi pubblici per il salvataggio senza obblighi in contropartita. Sarebbe stato meglio nazionalizzare temporaneamente le banche dopo aver forzato gli azionisti a prendersi carico delle loro perdite, ringraziare i dirigenti e ristrutturare le imprese per rivenderle.

 

Si sarebbe dovuto egualmente aiutare gli americani vittime dei subprime estinguendo una parte del loro debito e sviluppando procedure di fallimento individuale ( Stiglitz propone alcune idee assai interessanti a questo proposito ).

 

Secondo Stiglitz ,Obama ha egualmente fallito nella gestione della crisi economica e sociale. Il suo piano di rilancio a dato troppo spazio alla riduzione di imposte ( 1/3 del totale ), ha puntato più sui risparmi che agli investimenti, . I fondi pubblici non sono stati utilizzati convenientemente per il sostegno a chi perde lavoro e reddito a ausa della crisi.

 

Il liberalismo ha spinto le nostre società verso l’individualismo e la visione a corto termine. Occorre ritrovare progetti collettivi a lungo termine. L’occasione non manca. Il pericolo è di non coglierla conclude  Stiglitz.
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