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IL TABU’ DEL FISCAL COMPACT – L.Gallino e Fmi – economia globale –

Il Fiscal Compact è un po’ il  tabù della campagna elettorale, come pure le solenni previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che hanno costretto alla rigidità dei pareggi di bilancio, una delle principali cause della grave recessione in atto. Luciano Gallino su la “Repubblica” dell’8 gennaio evidenzia uno dei punti più critici, e più sottaciuti, della prossima campagna elettorale. Secondo il sociologo gli impegni contratti dal nostro paese così come dagli altri stati membri della Ue con il Trattato sulla stabilità coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, il cosiddetto Fiscal Compact, imporranno all’Italia decenni di impoverimento. Secondo l’articolo 4 del Trattato sui bilanci europei infatti ogni stato deve ridurre di un ventesimo all’anno la quota del proprio debito pubblico. Questa somma è pari a  circa 50 miliardi di euro nel 2013, ma nei prossimi anni potrebbe crescere, almeno dal punto di vista nominale, vista la traiettoria del nostro debito. Un simile impegno, riconosciuto come fondamentale della cosiddetta “Agenda Monti”, imporrebbe al nostro paese continue manovre “lacrime e sangue” fino al dimezzamento del nostro debito pubblico. Ma anche il programma del centrosinistra si guarda bene  dal rimettere in discussione gli impegni assunti con l’Europa. L’articolo (allegato) prosegue con altre riflessioni da leggere con grande attenzione.

Anche il Washington Post pubblica un’intervista che non ha avuto il dovuto risalto sui media nazionali. Il responsabile del settore economico del FMI illustra i contenuti di uno studio in cui si evidenzia un clamoroso errore della dottrina FMI che ha strangolato l’economia reale. Di che si tratta? Tutto colpa di un numerino in mezzo a complicate formule ed algoritmi: un moltiplicatore fiscale che si è pensato fosse 0,5 ma la realtà ha dimostrato di essere tre volte più grande ben 1,5. Un dettaglio? Per nulla, quel moltiplicatore serve  a prevedere l’impatto sulla crescita delle misure di austerità composte da aumenti di tasse e riduzioni della spesa pubblica ( tagli). Se è minore di 1 ( uno) significa che i miliardi di euro che si tolgono all’economia rallentano si l’aumento del Pil, ma i soldi persi per la mancata crescita sono inferiori a quelli risparmiati, quindi i conti pubblici perlomeno si risanano ( vedi articolo di Mongiello su Unità + secondo articolo  allegati). Se invece il moltiplicatore è maggiore di 1 ( uno) significa che la politica rigorista (tasse + tagli alla spesa) ha conseguenze negative che superano i vantaggi e quindi i bilanci pubblici peggiorano.  E’ quanto accade negli stati dell’Europa sottoposti alla cura FMI e filosofia stati del Nord Europa..

Pur essendo uno studi del FMI e non ancora un documento ufficiale d’indirizzo potrebbe essere l’inizio di “Un mea culpa, sul rigore abbiamo sbagliato”. Leggi con cura gli allegati e se conosci l’inglese apri anche il file del testo completo dello studio dei due economisti del FMI.

 

Fiscal Compact – Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, è un accordo approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell'Unione europea[1].

Esso contiene una serie di regole, chiamate "regole d'oro", che sono vincolanti nell'UE per il principio dell'equilibrio di bilancio[2]. Ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca[3] tutti gli stati membri dell'Unione europea hanno firmato il trattato. Entrerà in vigore il 1º gennaio 2013.

L'accordo prevede, secondo i parametri di Maastricht fissati dal Trattato CE (art. 121),[4] l'inserimento in Costituzione, per le parti contraenti, del pareggio di bilancio, l'obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% (e superiore all'1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all'anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell'arco di un ventennio (artt. 3 e 4). Gli stati inoltre si impegnano a coordinare i piani di emissione del debito col Consiglio dell'Unione e con la Commissione europea (art. 6). Sebbene sia stato negoziato da 25 Paesi dell'Unione europea, l'accordo non fa formalmente parte del corpo normativo dell'Unione europea. ( da wikipedia)

Allegato:
il_baratro_fiscale_agenda_monti_gallino.doc
clamoroso_mea_culpa_del_fmi.doc
wp1301_studio_fmi.pdf
mea_culpa_fmi_mongiello.pdf

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