IL SINDACATO E QUEL PRESTIGIO PERDUTO – L.Ricolfi – alcuni perchè –
Spesso, in buona fede o per calcolo, i sindacalisti delle tre maggiori centrali sindacali italiane fanno “di ogni erba un fascio” delle critiche a loro rivolte. Sarebbero frutti del “clima antisindacale mirato alla loro delegittimazione”. Non è proprio così. Una parte di esse chiamano in causa il prestigio perduto e la chiusura in corporazioni delle svariate migliaia di dirigenti sindacali e apparato a pieno tempo. Chiusure “a riccio” per difendere più il loro ruolo e stabilità sociale che non quello di chi si dovrebbe rappresentare (occupati) o si vorrebbe rappresentare (precari, giovani senza lavoro e disoccupati).
Luca Ricolfi in “Il sindacato e quel prestigio perduto”, su Il Sole, ricorda la sua esperienza degli anni 70 con la FLM torinese, racconta in cosa consisteva il prestigio riconosciuto, nel paese, ai sindacati sia di categoria, sia confederali. Al termine del suo articolo annota “Oggi, lo dico con amarezza, di tale capacità di interpretare l'interesse generale si vedono ben poche tracce. Il sindacato ha smarrito la capacità di andare oltre la tutela immediata dei propri iscritti, e questo spiega il crollo del suo prestigio presso l'opinione pubblica.”. (…) (vedi allegato)
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