FONDO PER LA RICOSTRUZIONE EUROPEA

Quanti i miliardi stanziati dal bilancio Eu? Come saranno reperiti? Quanti i trasferimenti che non graveranno sul debito degli Stati?

Quanti i prestiti a lungo termine e a basso tasso d’interessi? Entro metà maggio la Commissione è stata incaricata di formulare precise proposte da sottoporre al Consiglio Europeo.

Federico Fubini in “L’Europa adesso c’è”, su Il Corriere della Sera, trae nove lezioni dalle vicende delle ultime settimane. Così scrive sulla prima.  1 – L’Europa c’è. Suona ba­nale, ma a metà marzo non c’era. Non aveva battuto un solo colpo se non con la gaffe di Christine Lagarde, la presidente della Bce, quando fece esplodere il costo del debito. Sono passate appena cinque settimane, e sembra un anno. In questo tempo la Bce ha lanciato un altro piano di acquisto di titoli per 750 miliardi (non sarà l’ul­timo), sono stati varati proget­ti limitati ma concreti del fon­do salvataggi Mes e della Com­missione che prestano a tassi bassissimi per coprire la spesa sanitaria e un mese di cassa integrazione. Ora la prova del­la verità: un Recovery Plan che ieri il vicepresidente della Commissione vedeva attorno ai 1.500 miliardi, in parte pre­stiti e in parte trasferimenti a fondo perduto. Si vedrà quan­to credibile sia questa cifra, ma ormai sarebbe devastante per Bruxelles se non lo fosse. Non è un caso se le parole di Merkel al vertice sulla necessi­tà di “coerenza” fra Paesi su tasse e spesa, riportate ieri dal «Corriere», delineano già il ruolo di un vero ministro delle Finanze europeo. (…) per proseguire aprire l’allegato

Roberto Ciccarelli su Il Manifesto scrive . (…) Il Consiglio europeo dei capi di stato e di governo riunito in videoconferenza ha dato ieri il via libera ai prestiti del Meccanismo europeo di stabilità senza condizionalità se finalizzati ai costi diretti e indiretti dell’emergenza sanitaria indotta dal virus Covid 19 (240 miliardi); al fondo di sostegno delle casse integrazioni nazionali (progetto «Sure» da 100 miliardi); ai prestiti della Banca europea degli investimenti (Bei) per 200 miliardi alle imprese che si aggiungono ai 40 miliardi decisi per le piccole e medie imprese, così come concordato dai ministri dell’economia dell’Eurogruppo tra il 7 e il 9 aprile.

Lo hanno annunciato ieri da Bruxelles il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen.

Quanto al «quarto pilastro» della risposta comunitaria alla colossale crisi, il «fondo per la ripresa», i governi hanno dato un mandato alla Commissione di elaborare entro «la seconda o la terza settimana di maggio» i dettagli decisivi della proposta che sarà incardinata nel bilancio comunitario. L’approvazione sarà prevista in un altro incontro a giugno tra i governi in un altro Consiglio europeo, in presenza, e non più in videoconferenza. (…) aprire allegato

Chi ha convinto chi?

Matteo Salvini ripete lo slogan “No ad indebitarsi con gli strozzini di Berlino..” anche quando i tassi sono bassi e i prestiti a lungo termine. Vorrebbe stampare moneta da distribuire a fondo perduto: un euro a tassi “calmierati” vale più di tante lirette svalutate.

Mario Deaglio in “ Ma l’uscita dal tunnel è lontana”, su La Stampa, così inizia. In queste ultime due-tre settimane c’è stato un memorabile scontro di parole: il “Mes”, il “Meccanismo europeo di stabilità”, generalmente considerato con sospetto, è stato sospinto in un ruolo secondario dal “Recovery Fund”, un termine largamente sostenuto dall’Italia, trattato da tutti con simpatia. Si tratta di una scatola ancora pressoché vuota. Che cosa sia davvero il “Recovery Fund”, come funzioni e come possa essere finanziato (ed eventualmente restituito) è infatti ancora allo stato di bozza non condivisa. La Cancelliera Merkel ha però dichiarato che si tratta di cosa «giusta» e che la Germania deve assumersene una quota molto importante del suo peso complessivo, il presidente del Consiglio europeo, Michel, lo ha definito «necessario e urgente», il Commissario agli Affari Economici, Gentiloni ha affermato che deve partire a luglio. I responsabili economici e politici dell’Unione europea sembrano tanti viaggiatori in attesa di un treno, della cui direzione di marcia hanno solo una vaga nozione, mentre ne ignorano gli orari e le fermate, ma sul quale sono decisissimi a salire. Che cosa c’è dietro a questo consenso ancora vago ma, a quanto sembra, abbastanza deciso? In primo luogo la convinzione, ormai divenuta generale, che in ogni caso sarà necessario iniettare una massa enorme di risorse finanziarie nell’economia europea per evitarne il tracollo; i tedeschi se ne erano già resi conto, anche per i forti segnali di rallentamento già precedenti il coronavirus. Ma anche gli olandesi e gli altri nordici, quando hanno inserito, nei modelli economici, le cifre della probabile caduta del Pil europeo nei primi due trimestri di quest’anno, hanno cominciato ad accorgersi che, insistendo su una posizione totalmente negativa, sarebbero stati risucchiati anch’essi in un formidabile vortice recessivo. (…) per proseguire aprire l’allegato.