Europa e caro bollette
Gli interventi contro i rincari energetici in Europa nel 2022 – Giampaolo Galli, Michela Garlaschi e Federico Neri pubblicano sul sito dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) uno studio ricco di dati e tabelle che consente di saperne di più sul principale tema che manda in rosso milioni di bilanci famigliari e di migliaia d’imprese, quello del costo dell’energia elettrica e del gas. Saperne di più per essere in grado scegliere le soluzioni più efficaci per abbattere il “caro bollette” e nel contempo ribattere alle frettolose e semplicistiche proposte di diversi politici che dimostrano una colpevole ignoranza su quanto è descritto in questo interessante e molto utile articolo.
Di seguito alcuni stralci del testo che potete leggere e scaricare con questo link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-gli-interventi-contro-i-rincari-energetici-in-europa-nel-2022?mc_cid=8598f277ba&mc_eid=eafdbb123e
L’Italia è il paese che nel 2022 ha speso di più in percentuale al Pil (3,2 per cento del Pil). La differenza rispetto ad alcuni paesi (Francia, Spagna, Finlandia e Regno Unito) può esser spiegata dal fatto che i rincari sono stati meno rilevanti che in Italia. Tuttavia, ci sono paesi che hanno avuto rincari simili all’Italia che hanno speso molto meno (ad es. il Belgio). Otto paesi UE hanno speso meno dell’1 per cento del Pil. Queste differenze possono essere dovute all’elevato peso che ha in Italia l’industria manifatturiera, in gran parte energivora e “gasivora”, e forse a fattori politici, anche se va ricordato che gli interventi dell’Italia sono stati fatti tutti senza scostamenti di bilancio. Fra i maggiori paesi Europei, l’Italia è uno di quelli che ha fatto maggiormente ricorso a misure mirate alle famiglie più bisognose e alle imprese maggiormente colpite dai rincari.
Tutti i paesi europei hanno attuato iniziative per contenere l’impatto dei rincari energetici su famiglie e imprese. Questa nota riassume le spese sostenute dai maggiori paesi europei contro il rincaro energetico e l’incidenza di queste sul Pil. La Tav.1 quantifica le misure adottate per contenere gli effetti dei rincari nel corso del 2022.
Nel valutare queste cifre occorre considerare che esistono diverse metodologie di quantificazione e anche gli organismi internazionali offrono interpretazioni differenti. Per questo studio, siamo partiti dalle stime di Bruegel per effettuare un’analisi più puntuale su un sottoinsieme di paesi, con una metodologia leggermente diversa da quella del noto think tank. Le nostre assunzioni sono le seguenti:
- Consideriamo solo le misure che hanno un impatto sul 2022. Qui sta la principale differenza con le stime Bruegel che includono le misure per il quarto trimestre 2021 e quelle già annunciate per il prossimo anno[3]. Il nostro lavoro si ferma al quarto trimestre 2022, anche se in vari casi i dati sono ancora parziali o in via di approvazione definitiva.
- Non vengono incluse nella Tav. 1 le quantificazioni degli interventi che sino ad oggi sono stati soltanto annunciati, ma non ancora deliberati e dei quali tipicamente non si conosce la scansione temporale. Tuttavia, tali misure vengono commentate separatamente in Appendice alla fine dei paragrafi di ciascun paese. In particolare, non sono inclusi nella tabella il piano da 200 miliardi di euro annunciato dalla Germania (che comunque dovrebbe avere effetti principalmente sul 2023 e il 2024) né quello annunciato dal Regno Unito (anch’esso con un orizzonte temporale che si estende fino al 2024). Riguardo al piano della Germania va detto che ammonta al 5,55 per cento del Pil tedesco in due anni, dunque il 2,7 per cento all’anno, una cifra comparabile agli interventi di altri paesi europei nel 2022.
- Le misure considerate fanno principalmente capo a quattro tipologie: interventi universali per l’abbattimento dei prezzi (taglio accise sui carburanti, sconti in bolletta), misure rivolte alle fasce più fragili (bonus erogati in base al reddito), misure a sostegno delle imprese (crediti di imposta o garanzie statali per favorire l’accesso al credito) e interventi diretti degli stati nell’industria energetica (rifinanziamenti e nazionalizzazioni). Per semplificare la lettura, gli interventi riportati in Appendice vengono divisi in: a) misure a sostegno del reddito e b) misure con un effetto diretto sul costo dell’energia e del gas per imprese e famiglie;
- Non vengono considerati gli stanziamenti totali di ogni intervento governativo, ma solo le misure singole che rientrano nelle tipologie indicate nel punto b). Questa è un’altra ragione di divergenza rispetto alle stime Bruegel che include anche misure diverse da quelle più strettamente legate ai rincari energetici.
Confrontando dunque le somme già previste, gli aiuti maggiori (rispetto al Pil 2021) sono stati erogati dall’Italia (3,2 per cento del Pil). Seguono Germania e Spagna (rispettivamente il 2,9 e il 2,6 per cento del Pil). Livelli più contenuti si registrano invece per Francia (2,1 per cento del Pil), Regno Unito (0,9 per cento del Pil) e Paesi Bassi (0,7 per cento del Pil). In Appendice riportiamo gli interventi governativi per paese nell’anno 2022 con le relative quantificazioni dove possibile.
Approcci differenti contro il rincaro energetico: la spesa
I dati della Tav.1 evidenziano differenti approcci agli interventi contro i rincari energetici. Tali approcci hanno quasi sempre lo stesso scopo finale, ossia la mitigazione degli effetti per le famiglie e le imprese, ma hanno conseguenze molto diversi sia sui conti pubblici sia sui bilanci di imprese e famiglie.
L’Italia è il paese che nel 2022 ha speso di più in percentuale al Pil. Questo dato è confermato anche dalle altre analisi disponibili, in particolare da quelle di Bruegel e della Commissione Europea. L‘eccezione è il Regno Unito che nell’analisi di Bruegel risulta spendere di più dell’Italia. La divergenza è dovuta al fatto che l’analisi del think tank belga include l’intero piano annunciato dal primo ministro Liz Truss per l’equivalente di 150 miliardi di euro; questo piano ha un orizzonte pluriennale e non è chiaro al momento se avrà un impatto anche sugli ultimi mesi del 2022. L’altra divergenza rilevante riguarda i Paesi Bassi che per Bruegel spende il 2,7 per cento del Pil. Anche in questo caso la loro analisi non considera solo le spese del 2022, ma anche quelle del 2021 e quelle prevedibili per il 2023. (…) per proseguire utilizzare il link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-gli-interventi-contro-i-rincari-energetici-in-europa-nel-2022?mc_cid=8598f277ba&mc_eid=eafdbb123e
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