Dopo 7 anni…!
Incontro del 26 giugno tra Confindustria e Sindacati dopo sette anni. Si è parlato di lavoro, dei salari e del caro vita e caro energia, della sicurezza, del rinnovo dei contratti e della rappresentanza, della politica industriale e del costo dell’energia e altro. Un lungo elenco. Ma non esiste ancora una piattaforma unitaria di Cgil,Cisl e Uil: è urgente ridefinire un percorso di unità d’azione.
Da una nota di Prendere parola https://www.prendereparola.it/2025/07/04/dopo-7-anni-riparte-un-confronto-tra-confederazioni-e-confindustria/ scritta sulla base di dichiarazioni rilasciate dopo l’incontro si legge << In questa estate rovente che ben evidenzia che la crisi climatica è una realtà e non una fisima di studiosi e ambientalisti, anche sul fronte delle relazioni sociali qualcosa si “scongela”, come l’importante l’incontro tra Confindustria e le confederazioni sindacali che si è svolto il 26 giugno a Roma dopo tanto tempo di vuoto relazionale [1] ci si rimettere a confrontarsi su temi importanti per i lavoratori e per il paese. Ma attenzione: non tutto è oro quel che luccica. Dietro la facciata di un dialogo riaperto si nascondono e non sono superate le profonde divergenze tra le sigle sindacali, e se non verranno mediate rischieranno di rallentare o far fallire il confronto. Di seguito una schematica sintesi dell’identità delle Confederazioni.

CGIL: LINEA CONFLITTUALE E NEGOZIALE
La CGIL, guidata da Maurizio Landini, ha scelto una linea netta: alzare la voce, portare il conflitto sociale dentro e fuori dai tavoli, denunciare il sistema degli appalti, rilanciare la battaglia per la sicurezza e pretendere regole certe sulla rappresentanza sindacale. Nella discussione avviata al tavolo romano, la CGIL ha riproposto con forza:
- l’abolizione degli appalti selvaggi, restituendo la piena responsabilità alle aziende capofila;
- un sistema nazionale di certificazione della rappresentanza sindacale per evitare accordi a ribasso firmati da sigle con chi ha pochi iscritti, i cosiddetti contratti pirata.
- sanzioni serie per chi viola le norme sulla sicurezza sul lavoro.
Una linea che punta a ridare al sindacato un ruolo di mobilitazione continua, con i rischi conseguenti.
CISL: IL DIALOGO COME PRIORITÀ
La CISL, oggi guidata da Daniela Fumarola, adotta un’altra postura: la priorità è mantenere il confronto con le imprese e con il governo, anche a costo di fare rilevanti-compromessi sul merito delle richieste avanzate. Su alcuni punti, la distanza con la CGIL è evidente:
• sugli appalti, la CISL non chiede l’abolizione ma una regolazione più severa, lasciando spazio alla flessibilità della contrattazione articolata, che nel caso della catena degli appalti e sub appalti – ricordiamo – è risulta debole e precaria;
• sulla rappresentanza, è tuttora sfuggente: Luigi Sbarra ha difeso l’autocertificazione degli iscritti, il mix iscritti e voti delle RSU previsto nel Patto della fabbrica del 2018, e poi una norma legislativa per la validità erga omnes dei contratti firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative;
• sulla sicurezza, spinge per la prevenzione più che per la logica sanzionatoria.
Per la CISL, il metodo concertativo resta fondamentale: privilegio del tavolo negoziale con una crescente refrattarietà a sostenerlo con mobilitazioni e assemblee dei lavoratori. Occorre però che venga evitata la grande illusione che il conflitto sia superabile, anche in uno schema partecipativo la differenza degli interessi tra chi possiede la proprietà e chi offre le sue capacità lavorative resta ed è insuperabile. Gli interessi, anche in uno schema partecipativo continuano a permanere, sono per loro natura conflittuali, il problema è come governare il conflitto evitando che dia vita a forme violente.
UIL: POSIZIONE INTERMEDIA, MA ATTENTA ALLA CONCRETEZZA
La UIL, con Pierpaolo Bombardieri alla guida, si muove in bilico tra i due poli. Spinge perché si trovino risposte concrete per i lavoratori, ma evita sia i toni di rivolta sociale di Maurizio Landini sia la ritrosia alla mobilitazione della Cisl guidata da Sbarra che è auspicabile non prosegua con la neosegretaria Daniela Fumarola.
• Sugli appalti, chiede più tutele e insiste sul reato di omicidio per le morti sul lavoro;
• sulla rappresentanza, è favorevole a una regolazione ma vuole criteri chiari e condivisi;
• sulla sicurezza, punta su formazione, vigilanza e assunzione di responsabilità.
La UIL resta attenta alla base, specie nei settori privati, ma mira a giocare un ruolo negoziale forte.
CONTRATTI: SI RIAPRONO LE TRATTATIVE CON TANTI RISCHI …
Dell’incontro del 25 giugno sottolineiamo i commenti positivi, seppure con accenti diversi, di tutti i partecipanti al tavolo; il lungo elenco di temi discussi (politiche industriali, salute e sicurezza sul lavoro, dazi, Europa, relazioni industriali, rappresentanza, contratti, salari, energia, crisi industriali, e altro ancora. Si è dichiarato che sui temi condivisi sarà costruito un percorso di incontri per analizzarli, si definirà un’agenda per i prossimi appuntamenti. Auspichiamo che – dopo tanto ottimismo – non si rimandi la definizione dell’agenda a settembre!
Il tema più immediato che può segnare un passo di unità – oppure dividere ancora di più – è quello dei rinnovi contrattuali, con al centro la difficile vertenza dei metalmeccanici e la crisi di importanti settori della manifattura.
Al di là dei linguaggi dei leader Cgil, Cisl e Uil su come aggettivano gli aumenti salariali la posta in gioco sta nel definire aumenti e provvedimenti governative che salvaguardino per un verso il potere d’acquisto dei lavoratori e per l’altro le aziende dalla spirale inflattiva determinata, in questi anni e tutt’ora, dai costi dell’energia che si scaricano sul carrello della spesa e sui costi e bilanci delle aziende. Le tre Confederazioni sono convinte che vada rivisto l’IPCA che condiziona i rinnovi contrattuali senza conteggiare il tasso dell’inflazione importata per l’energia?
Il Presidente della Confindustria Orsini, ha aperto uno spiraglio, promettendo pressioni su Federmeccanica per riaprire i tavoli. Ma senza un fronte sindacale compatto e unitario su quanto richiamato sul costo dell’energia, il rischio è la divisione o i rinvii.
DIALOGO APERTO, MA SENZA ILLUSIONI
La verità? Tante buone intenzioni, e ciò è un fatto positivo. Ma non si è risolto ancora nulla. Il tavolo è stato importante, ma il vero banco di prova sarà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, quando si parlerà di proposte concrete su:
- sicurezza sul lavoro.
- politiche salariali e decisioni per la salvaguardia del potere d’acquisto
- politica industriale e costo dell’energia in Italia[1]
- relazioni industriali, regole della rappresentanza, norme erga omnes
Senza un fronte sindacale unito – o almeno capace di convergere sui temi chiave il rischio è restare spettatori mentre il governo e le imprese decidono tra loro.
Giorgia Meloni finora ha saputo parlare con Confindustria e con pezzi del sindacato. Ma il lavoro non si tutela con i selfie, con le strette di mano e i tanti bonus.
È IL MOMENTO DEL RILANCIO DELL’UNITA’ D’AZIONE
La domanda che ora si pone alle Confederazioni è molto semplice: si vuole continuare come si è fatto finora, solo commentare le scelte altrui o essere protagoniste?
Servono scelte chiare. Serve una piattaforma discussa con le RSU e sui luoghi di lavoro. Servono priorità definite e condivise con i lavoratori e le lavoratrici. Se ora non è possibile l’unità sindacale almeno l’unità d’azione è necessaria come l’aria che si respira.
[1] Dal 2018, con la firma del “Patto della fabbrica”, Cgil, Cisl e Uil e la Confindustria hanno operato congiuntamente solo per il protocollo del Covid, che tenne aperte le fabbriche impedendo che si fermasse davvero tutta l’Italia. In seguito nessun tentativo serio di confronto è stato veramente esplorato. Da allora si sono avvicendati più governi: Gentiloni, Conte uno, Conte due, Draghi, Meloni- mentre i sindacati celebravano i loro congressi e cambiavano leadership, cosi come la Confindustria vedeva passare tre presidenti. Il tutto senza che mai le parti sociali tornassero a parlarsi davvero
[1] Il MWh in Francia è di 65 euro, in Spagna 80, in Italia oltre 180 euro. E poi esiste il nodo del disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Serve unità tra i sindacati in Italia e come pure con la CES in Europa.
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