Raffaele Bonanni ha difeso controcorrente il “Marchionne mediatico” intervistato da Fabio Fazio. Non manca certo di coraggio e di decisionismo il leader della Cisl. E va avanti trascinandosi, convinti o meno, poco è dato sapere, la Fim e le Rsu in Fiat. Non si muove foglia? Nessuno propone, neppure sottotraccia, riflessioni e proposte diverse? Neppure dopo l’ennesimo rilancio della partecipazione agli utili, dell’estensione degli straordinari liberi e del turno notturno in Fiat? Si tratta di partecipazione o di ritorno all’aziendalismo, neo o meno che sia? Gli obiettivi del leader della Cisl che traguardano il breve termine sono ben illustrati o auspicati nelle dichiarazioni su Conquiste del lavoro del 26 ottobre. ( vedi allegato)
Questo per quanto riguarda il rapporto azienda-sindacato.
Inoltre, Bonanni ribadisce il suo giudizio sulla politica e sui partiti. Se per la manifestazione sul Fisco, di Cisl e Uil in P.zza del Popolo del 9 ottobre, ruvidamente schematizzò la diffida “..i politici, i partiti stiano alla larga”; nel caso Fiat critica e mette sullo stesso piano il Governo e l’opposizione per il loro ritardo d’iniziative sul presente e sul futuro della Fiat in Italia. La Cisl vuole apparire nel ruolo di superpartes e per questo non disdegna di forzare oltre il dovuto l’interpretazione dei fatti. E’ ben raro sentire una critica di Bonanni rivolta esclusivamente al Governo, precisando nomi e responsabilità esecutive. Quando è stata formulata è stata generica “addolcendola” con uno scappellotto all’opposizione, anche se immeritato.
Leggendo le carte della Cisl, per un certo senso dense di prospettiva per il sindacato e per una società progressista, prendendo atto delle dichiarazioni dei suoi leader sui processi reali, sulla quotidianità del sociale e dell’economia, netta è la percezione, per molti iscritti della Cisl del presente e del passato, che Bonanni ( e quanti con lui) sogni o sia velleitario nel proporre, ora, a Marchionne “..la seguente sfida: arriviamo al pieno utilizzo degli impianti in cambio non solo del salario di produttività, ma anche della ripartizione degli utili e si arrivi ad un livello alto di partecipazione delle decisioni aziendali”. Solo poche settimane fa, il sindacato metalmeccanico ( in quell’occasione unito nelle sei principali sigle), con una mobilitazione unitaria non ha ottenuto un solo euro per la parte variabile del Premio di Risultato.
Non sono pochi coloro che in Cisl pensano che Bonanni – troppo sicuro, con i suoi consiglieri e maitre à penser, sulla vetustà dell’interpretazione data da Pierre Carniti al ruolo dell’autonomia voluta da Giulio Pastore – parta dal ragionare sulla grande scommessa della partecipazione per poi scivolare nel mero aziendalismo, collaborando alle scelte decise autonomamente ed unilateralmente dal management e dalla proprietà aziendale. Vola alto il bonannipensiero ( l’azionariato dei lavoratori e la presenza del sindacato in Consigli di Sorveglianza ) ma nel concreto plana su un modello di cinquant’anni, quello su ci si posizionò l’aziendalismo di Edoardo Arrighi che rivendicava un premio collegato ai dividendi azionari offrendo la governabilità con tanti straordinari e senza scioperi. Nel merito concreto, al di là delle belle intenzioni, la sostanza sarebbe questa. La differenza rispetto al modello arrighiano è lo Statuto dei Lavoratori che impedisce la degenerazione delle politiche aziendali in attività programmate di repressione sindacale a fronte di sindacati conflittuali.
Nella stagione più proficua per la contrattazione articolata, quella di secondo livello, che allora non a caso si definiva “integrativa al contratto nazionale”, la Fim-Cisl e la Cisl si sottrassero alla logica dell’aziendalismo e dell’antagonismo, mantenendo ben chiara la differenza di interessi dei lavoratori rispetto alla proprietà e ai dirigenti. Voler che l’azienda in cui si lavora vada bene e si voglia operare per tale fine non significa che cessino i conflitti di ruolo e d’interesse collegati al comando ed all’esecuzione. Tutto sarebbe diverso per il semplice fatto che un certo numero di lavoratori possiedano qualche azione? Con le attuali regole e nefandezze che albergano sul mercato azionario, con il gioco d’azzardo e di speculazione delle Borse? Non c’è un prima e un dopo per Bonanni? Prima una riforma radicale di cosa sono le Borse e le Piazze Affari in Italia e nel mondo occidentale, poi la valutazione dell’opportunità della scelta azionaria dei lavoratori dipendenti. Bonanni sogna o vaneggia? Le esperienze di pochi anni fa della partecipazione azionaria dei dipendenti, sostenuta dal sindacato, in Telecom ed Alitalia non hanno insegnato nullla?
Si può essere un sindacato "collaborativo" per un progetto concordato, per un accordo negoziato realmente ed unitariamente. Si può essere “collaborativi” e basta e ciò porta ai risultati di oggi alla Fiat, e più in generale ai risultati conseguiti a livelli governativi. Scarsi per il presente e, soprattutto, deludenti per il futuro. Con l’approssimarsi della grande crisi finanziaria ed economica che faceva presagire montagne di cassaintegrazione di ogni tipo e di licenziamenti più o meno occulti, Bonanni si fidò di Tremonti-Sacconi fino ad auspicare – non interpretando cosa stava avvenendo – la detassazione degli straordinari per aiutare la ripresa.Mancavano le commesse per l’orario ordinario!
Bonanni ora da ascolto e fiducia anche a Marchionne che in modo più o meno palese attua una strategia ( Cig di ogni tipo) per ridimensionare gli organici e gli impianti, stavolta auspica i dividendi e rinomina gli straordinari fattore di produttività.
Sogna e dimentica. Non dà valore neppure alla buona notizia del reitegro di un delegato licenziato dalla Fiat a Mirafiori. Che importanza può avere se Pino Capozzi non è un delgato della Fim ma della Fiom, il reato contestato dalla Fiat fino al licenziamento è quello “..di diffusione di un file critico sulla Fiat utilizzando la posta elettronica aziendale”. Ovviamente la Fiat trasforma le frasi critiche in diffamatorie, quindi lesive dell’immagine aziendale. Vecchie storie e dispute sempre attuali.
Bonanni non vede e dimentica, una volta in Fiat si usava il telefono …ora ci sono i computer e le reti. Non vede?
Alleghiamo –
· I due articoli citati di Carlo D’Onofrio e Giampiero Guadagni
pubblicati su Conquiste del Lavoro del 26 ottobre
· L’intervista di Mauro Ravarino a Pino Capozzi, il giorno del reitegro effettivo
Il Manifesto del 26 ottobre
Allegato:
Partecipazione o aziendalismo.doc
Capozzi reintegrato a Mirafiori.doc
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