Sono trascorsi 20 anni dalla morte di Giorgio Gaber. Negli ultimi anni del suo Teatro Canzone fu molto critico nei confronti della società e per taluni versi degli stessi contestatori di allora. Le sue canzoni ironiche e critiche sono ancora attuali?Servono per fare pensare? Pensare insieme.

In “Studiamo il Signor G nelle scuoleRenzo Arbore è intervistato da Francesca De Santis per L’Espresso, nel n.2 del nuovo progetto editoriale, con il nuovo direttore Alessandro Mauro Rossi. Tra altre risponde a queste domande.

Gaber “..la libertà è partecipazione…”

< Cosa cercava? – «Non voleva solo cantare le sue “canzonci­ne” e venderle. Per questo incontrò Sandro Luporini, poeta, scrittore, con il quale in­ventò “Il Signor G”, che ha fatto molto di­scutere ma ha anche narrato quel perio­do lì. Erano gli anni di piombo, gli anni delle proteste e i cantanti dovevano esse­re “impegnati”. Attraverso il Teatro Can­zone, genere di cui Gaber fu l’inventore, rifletteva su tutto ciò che accadeva. Negli anni Settanta lui era controcorrente, cri­tico, ma era anche discutibile. C’era uno sdoppiamento da parte sua, come ci indi­ca anche il titolo dell’album “Dialogo fra un impegnato e un non so”. Una sua frase della canzone “Un’idea” diceva: “Se potes­si mangiare un’idea avrei fatto la mia rivo­luzione”. Quando uscì il brano “La libertà”, in cui cantava che la libertà era uno spazio di partecipazione, non uno spazio libero, fu accusato di essere ambivalente».

Negli ultimi anni di Teatro Canzone fu però molto critico nei confronti della so­cietà.- «Quando uscì “Far finta di essere sani” fu molto critico verso il governo e cominciò a raccontare le paure dell’epoca, i suoi mo­nologhi interpretavano la società di allo­ra, finché scrisse “Io se fossi Dio”, un bra­no spiazzante che era un’invettiva contro tutti, giornalisti, politici, intellettuali. Ne­gli anni di piombo scrisse anche “Qualcu­no era comunista” e “Destra-Sinistra”, una canzone scherzosa ma ricca dì significato. Verso gli anni di fine carriera uscì l’album “E pensare che c’era il pensiero”. La secon­da vita di Gaber è stata un inseguimento del pensiero che voleva analizzare, critica­re, condividere. Gli anni di piombo erano gli anni di Marcuse, Mao, Adorno, ma io penso che in fondo in fondo Gaber fosse un liberale. Lui non si esponeva, voleva de­cifrare, era stordito dalla politica invaden­te che etichettava».

Qual è l’eredità di Gaber, perché ancora oggi lo ricordiamo? – «Aveva visto lontano, i suoi brani sono an­cora attualissimi, perché affrontava del­le tematiche che riguardavano tutti. È importante comporre canzoni a futura memoria. Ed è giusto riscoprirle, come fanno portandole in giro nei teatri Neri Marcorè o Andrea Scanzi».

Gaber parlava spesso di politica, di liber­tà. Cosa direbbe Gaber della società di oggi? – «Sono argomenti sempre attuali. Ma oggi credo che Gaber sarebbe un cane sciolto, assolutamente critico e perdente, i suoi ideali non sono stati realizzati, sarebbe un deluso della società».

Esistono Festival, manifestazioni, c’è una Fondazione che rendono omaggio a Ga­ber. Si può insegnare il pensiero critico? – «Certo, Gaber è senza dubbio da approfon­dire. Io credo che andrebbe studiato nelle scuole. Penso sia giusta questa riscoperta di un cantante che è riuscito a fotografa­re un’epoca complicata. 11 suo era un pub­blico di sinistra, acculturato, con cui dove­va fare i conti. Ma era molto amato». >

Con i link indicati link potete ascoltare alcune delle canzoni di Gaber citate nell’intervista che potete leggere nel testo integrale in allegato. Se io fossi Dio https://youtu.be/S3Fn7C7awqw Destra-sinistra https://youtu.be/4kuySYnIvt4 – La libertà https://youtu.be/FaxIzkqEzHc

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *