Scuola e apatia del sapere

Ferruccio de Bortoli, su Il Corriere della Sera, in Un’apatia colpevole sul sapere” affronta il problemadella scuola, della formazione e dell’educazione come base indispensabile per costruire il futuro. L’investimento sui giovani  è una priorità, a maggior ragione in un mondo che verrà ridisegnato con e dopo la pandemia. Un investimento che deve essere continuo.

Scrive che tali necessità “..stanno già nel titolo Next Generation Eu che chissà perché  noi non tra­duciamo mai. Forse perché concentrati sulle necessità immediate – alcune dram­matiche altre assai meno – delle nostre tante corporazio­ni. I giovani non sono né una corporazione né una lobby. Ma non è una loro colpa. E, se possono, se ne vanno. Votano così. Abbiamo una dispersio­ne scolastica del 13,5 per cen­to. Oltre due milioni di giova­ni tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano: un re­cord in Europa. La didattica a distanza supplisce ma non basta. Anzi, è un elemento che amplia le disuguaglianze. (…) Dell’ultimo Dpcm (acronimo che speriamo il 2021 si porti via) tutto è parso più importante del ritorno alle lezioni in presenza: dal cenone di Natale, al veglione della notte di San Silvestro, alla vacanza sugli sci. E irrilevante la differenza fra «riaprire» (in maggiore sicurezza, soprattutto nei trasporti) il 14 dicembre e il 7 gennaio. Quanto vale un giorno di lezione? Nulla. (…) Dimentichiamoci per un attimo la lunga estate dei banchi a rotelle, l’eccesso di fiducia sulla didattica a distanza, il peso e l’egoismo dei sindacati di settore. E chiediamoci il perché, salvo rare eccezioni, un intero Paese abbia considerato, a differenza di altri, la sospensione delle lezioni il minore dei danni, un sacrificio sopportabile, la scuola – e la formazione in generale – un ramo complementare e dunque minore della vita sociale. (…)

Cosa pensa Ferruccio de Bortoli scrivendo “concentrati sulle necessità immediate delle tante nostre corporazioni”? A cosa si riferisce quando cita “..il peso e l’egoismo dei sindacati di settore”?

1 – Per mantenere attive le lezioni in presenza deve, oltre alle misure già adottate, essere garantita per un verso la sicurezza sui trasporti (fonte primaria dei contagi) dimezzando l’accesso rispetto i posti disponibili su un veicolo collettivo, possibile con diversi turni nella scuola e più mezzi; per l’altro con tracciamenti immediati per i sintomi di contagio (termo scanner all’ingresso, insediamento del presidio medico scolastico).

2 – Diversi turni nella scuola sono possibili, con più organico, e dimezzando e alternando le classi con un programma di emergenza fino a quando non avremo conseguito l’immunità di gregge con il vaccino. Tra molti mesi, se tutto andrà bene! Dimezzare le classi con un programma di studio che alterni le “classi dimezzate” con tre giorni di lezioni in presenza e altrettanti giorni a distanza.

Per riflettere su questo mix di lezioni con tipologia diversa , in regime di pandemia, è certo utile riflettere sull’articolo” La mia lezione (non richiesta) al popolo no-dad” di Paola Mastrocola su La Stampa. Così inizia. «La scuola è una priorità assoluta. La scuola non si deve fermare»… A me sembra che, se al governo avessero pensato davvero così, avrebbero agito. Non pronunciato frasi, ma compiuto gesti. Avrebbero dovuto, da marzo a oggi: costruire aule, parchi, palchi, scalinate, anfiteatri, giardini, loft, serre, verande, aiuole, piste di atterraggio, orti, piscine; attrezzare magazzini, teatri, chiesette di campagna, cantine, ovili, soffitte, condomini, terrazzi; approntare pulmini, trenini, carretti, metropolitane, elicotteri, battelli… Ci voleva fantasia. E intraprendenza. D’accordo, esagero…

Ma di spazi e trasporti sicuri avevamo bisogno! Avrei voluto mettere il muso fuori dalla tana e vedere cantieri, milioni di giganteschi cantieri ovunque, in tutta Italia. Per nove mesi. Invece non ho visto niente. Un deserto. L’inazione totale. I governanti (centrali, periferici, poco importa) non hanno mosso una ruspa, una zolla, uno spillo.

Quindi non ci resta che la Dad. Didattica a distanza. Tutti barricati in casa e collegati in rete. Irretiti. Tenuti al guinzaglio da uno schermo: scuola virtuale. Non piace a nessuno (e vorrei vedere!). Tutti scendono in piazza a protestare. Tutti No-Dad. Vogliono le scuole aperte e le lezioni in presenza. Poco originale, ma sacrosanto.(…)

Sono due articoli che fanno discutere – e c’è un gran bisogno –  per prendere decisioni oggi, senza rinviare al giorno non so…

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