Quattro punti per lavoro-formazione

Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl, in “Lavoro post Covid, la formazione sia un pilastro”, su Il Sole, vedi allegato, enuncia non solo temi ma seleziona quattro punti sui quali definire proposte immediate in quanto ritenute prioritarie. Così inizia.  Alla ripresa post feriale le fabbriche metalmeccaniche vivranno una apparente contraddizione: la più parte di loro da un lato dovrà cercare ancora di recuperare fatturato e ore di lavoro consumate dalla crisi Covid, ma al tempo stesso vedrà aumentata l’esigenza di competenze tecniche spesso introvabili, a danno delle possibili assunzioni. Solo chi pensa che il lavoro tornerà ad essere organizzato come prima può trovare questa contraddizione inspiegabile, figlia invece della grande trasformazione che il lavoro sta vivendo, sempre più organizzato non per prestazioni ma per risultati, con contenuti crescenti, senza più rigidi riferimenti di spazio e di tempo.

Prosegue – (…) Non è un caso che la piattaforma per il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici al centro del confronto con Federmeccanica chiede che ogni lavoratore possa avere un bilancio di competenze che indichi ad ognuno cosa sa realmente fare e cosa bisogna ancora imparare per essere occupabili e, particolare non di poco conto, più produttivi. Ciò a rafforzare il diritto alla formazione introdotto nello scorso rinnovo e oggi soggetto a verifica.

Auspica – (…) Sono convinto che Federmeccanica saprà rispondere in modo illuminato e nel merito a queste proposte sindacali. E personalmente vedo nell’incontro ai massimi livelli del prossimo 7 settembre tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil la migliore occasione per fortificare il dialogo indispensabile tra impresa e lavoro che, senza tatticismi, può indicare al Paese intero in modo coeso la via delle riforme in tema di lavoro. (…)

Quattro punti per definire proposte immediate

  • Il primo potrebbe essere chiedere ad un normale imprenditore se preferisce avere un incentivo di 3mila euro per assumere un operaio o piuttosto avere 3mila euro da spendere in qualificazione delle competenze per assumere un operaio. Ho la modesta sensazione che sempre più imprenditori sceglierebbero la seconda opportunità. Se ne tenga conto.
  • Il secondo è chiederci se in sede di conversione definitiva del Decreto Agosto non si possa destinare una quota dei 730 milioni del nuovo Fondo Competenze a finanziare non tanto ore di formazione generica, ma piuttosto corsi per raggiungere quei livelli di competenze trasversali (lingue, informatica e digitale) che vedono anche nel settore metalmeccanico del nostro Paese un gap negativo rispetto alla forza lavoro di altri Paesi europei.
  • Il terzo, se non vogliamo solo applaudire al lungimirante monito recente di Mario Draghi ma esserne conseguenti, è prevedere per ogni giovane che entra nel mercato del lavoro rapporti di lavoro anche a termine ma ricchi di esperienze, accrescimento professionale con quote sostanziali di apprendimento professionale formale e non formale. Nessuno di noi può garantire a un giovane italiano un posto fisso oggi, ma possiamo evitare la trappola del precariato solo arricchendo le occasioni di lavoro incontrate. Ricordandoci di ridare centralità all’apprendistato duale, vero antidoto in ogni Paese europeo alla disoccupazione giovanile, varato dal Jobs act e perso nella regionalizzazione delle politiche per la formazione.
  • Il quarto sta nell’evitare d’ora in poi che un cassintegrato resti sul divano potendo far nulla. Uno spreco oggi inaccettabile. Diamo ad ogni cassintegrato una opportunità per accrescere competenze mentre non si lavora, ma solo su programmi personalizzati e non a catalogo

Ricorda che i Fondi interprofessionali per la formazione continua sono stati pensati dal nostro Legislatore proprio per facilitare la formazione di lavoratori che necessitano di un miglioramento delle proprie competenze professionali, e sollecita la modifica di quella norma che li considera aiuti di stato. (…)  Del resto, la normativa sugli Aiuti di stato risponde alla necessità di salvaguardare una concorrenza libera e leale all’interno dell’Unione ma – riguardo la formazione dei lavoratori – non è del tutto corretto ritenere che essa – proprio per il ruolo fondamentale che svolge, sia sul piano educativo che per l’accrescimento delle potenzialità dell’intero sistema economico – minacci la libera e leale concorrenza tra gli Stati membri. Anzi, al contrario, la formazione deve essere interpretata come fulcro fondamentale di quell’ambizioso percorso che a suo tempo l’Europa aveva deciso di intraprendere e che permette di salvaguardare e rafforzare il lavoro garantendo delle ricadute positive all’intero sistema economico e produttivo. Per fare tutto ciò servono di certo risorse: restituire i 120 milioni sottratti ai fondi interprofessionali da troppi anni sarebbe un primo dovuto atto. Fare in modo che la contrattazione collettiva possa generare anche in forma mutualistica nuove risorse per la creazione di competenze per i lavoratori potrebbe essere un nuovo ambizioso ma possibile obiettivo per tutto il sindacato.

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Marco Bentivogli, che dopo le dimissioni da segretario generale della Fim_Cisl, ha avviato collaborazioni come opinionista su importanti quotidiani, tra questi Il Foglio e La Repubblica, pubblica su Affari&Finanza de 24 agosto una interessante proposta su “Tecnologia e formazione” mutuata dal modello tedesco Fraunhofer.

Giorgio Pogliotti, su Il Sole, febbraio 2020, fa il punto su Fondimpresa, il fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil che ha pubblicato l’Avviso 3/2019, che riguarda la formazione per inoccupati e cassaintegrati. Un bando di 5 milioni. Pochi o molti?

Isabella Tovaglieri,  Europarlamentare Lega,  Il Sole dicembre 2019, in “I nuovi saperi per il mercato del lavoro” esprime le sue valutazioni su alcuni contenuti dello studio Skills Outlook 2019” dell’Ocse dove si prevede che saranno più della metà delle occupazioni attualmente esistenti a rischiare di essere modificate in un prossimo futuro.

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