VERITAS FIAT E COSTITUZIONE – A.Serafino – Ordinanza Tribunale Roma –
Nei giorni scorsi la Fiat ha definito un “errore tecnico” – una bozza inviata per sbaglio ai giornali – il duplice comunicato emesso nel volgere di 15 minuti, a commento della sentenza dell’ordinanza del Tribunale di Roma che obbliga all’assunzione di 19 lavoratori a Pomigliano che siano iscritti alla Fiom. E’ importante ritornare su questo fatto. Le otto righe tagliate, due capoversi, nel secondo comunicato definiscono il punto centrale della strategia Fiat in Italia per “rivoluzionare” le relazioni industriali importando il modello Usa ,che si fonda su un solo sindacato in azienda che contratta per tutti. Ricordiamo quelle ultime 8 righe del primo comunicato, poi censurate: «È inoltre importante ricordare le dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall'inizio il loro giudizio negativo sull'operazione Nuova Panda. Stupisce e induce qualche dubbio il fatto che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in Fabbrica Italia Pomigliano (FIP), utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull'iniziativa industriale di Pomigliano, per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro complessivamente a circa 3000 persone».
La Fiat ha motivato pubblicamente ciò che informalmente mette in pratica quotidianamente: discriminare in base ha quanto un lavoratore pensa, nel caso addirittura cosa avrebbero pensato o detto in passato i 19 lavoratori da integrare; otto righe per giustificare il suo dissenso dall’ottemperanza dell’ordinanza della Corte di Appello di Roma che pur è tenuta ad osservare. Una giustificazione ed un comportamento che ledono i principi fondamentali della Costituzione e scadono nel “tragico-comico” se si pensa che a Pomigliano ogni lavoratore che viene riassunto deve sottoscrivere personalmente il contratto separato ed approvato poi con il Referendum, che lo vincola a determinati doveri e diritti a prescindere dalle proprie convinzioni manifestate.
I commenti sindacali sono stati ampiamente diffusi dai media.
I sindacati del Sì hanno dichiarato di opporsi ( anche con un loro ricorso) alla minaccia di Marchionne di mettere in mobilità altri 19 lavoratori ( ora occupati) per fare spazio a quelli da integrare per decisione del Giudice, hanno sorvolato volutamente sulla questione essenziale sopra esposta tant’è che propongono come soluzione “pacificatoria” che la Fiom sottoscriva quanto non ha condiviso e non condivide tuttora.
La Fim e la Uilm a tutt’oggi non hanno pensato ad una soluzione più ragionevole: che la Fiom accetti la validità erga omnes degli accordi per i quali ha espresso un netto dissenso che può ben mantenere e che la Fiat modifichi la sua strategia di voler imporre ed importare un modello Usa estraneo all’esperienza sindacale italiana. Ma anche la Fiom pare non pensare ad una simile ipotesi, tant’è che ripropone con un preoccupante semplicismo di azzerare l’accordo di Pomigliano in quanto non esiste più il piano Fabbrica Italia..
Alleghiamo tre articoli
- il primo tratto da Il Foglio con un’intervista a Giuseppe Berta,
- il secondo “Fabbrica Fiom o Fabbrica Fiat?” una riflessione di Marco Esposito sul sito http://noisefromamerika.org/articolo/fabbrica-fiom-fabbrica-fiat
- il terzo, il testo della Sentenza del Tribunale di Roma
Allegato:
dagli_a_marchionne_berta_il_foglio.pdf
fabbrica_fiom_o_fabbrica_fiat_esposito.doc
tribunale_di_roma_per_pomigliano_21-6-2012.pdf
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