TINTURE DI ODIO NEL MONDO

Rivolte e ribellioni in molte città americane, l’Europa si sente lontana da quel contagio ma le periferie urbane di grandi città sono polveriere.

Mario Dellacqua in “Tinture di odio: tra Veltroni e Canfora s’intromette Leopardi”  (v.allegato) scrive: Gli ideali della libertà e della giustizia sociale non tramontano mai. Ci sono delle stagioni in cui avanzano o indietreggiano, vincono, pareggiano o perdono. L’esito della partita dipende dalla qualità delle intelligenze e dall’estensione delle energie democratiche coalizzate che l’umanità sa schierare nel mutare dei contesti. Stracciarsi le vesti per la caduta di ideali, valori, utopie sociali o religiose è un finto (e noioso) esercizio di realismo che nasconde il rassegnato abbandono della contesa. (…) per continuare aprire l’allegato sono incapaci

Falvia Perina su Linkiesta scrive. Ciò che succede a Minneapolis e in altre città americane dovrebbe spaventare anche noi perché racconta l’esito fatale delle diseguaglianze associate alla mancata integrazione di intere comunità, un combinato disposto capace di trasformare in polveriera qualunque concentrazione urbana. Il Vecchio Continente si è sentito finora immune dalla “sindrome americana”. (…) La famosa rabbia delle periferie esiste, non è un’invenzione sovranista: il sovranismo si è limitato a cavalcarla indicando un capro espiatorio, gli immigrati, da ricacciare nella marginalità e nel silenzio. (…) per continuare aprire l’allegato.

PierLuigi Ossola, ora a  New York,  ci invia alcune considerazioni e una significativa dichiarazione di un dirigente della polizia che, a suo parere, corrisponde al comportamento che  sembra stia tenendo una parte rilevante della polizia. Questo il testo inviato da PierLuigi.

Il capo della polizia di Houston, Art Acevedo, in un’intervista alla Cnn, commentando le parole di Trump, che aveva invitato a polizia a rispondere con la violenza alle manifestazioni in corso in questi giorni ha detto: «Se non ha nulla da dire, tenga la bocca chiusa. Non vogliamo che l’ignoranza rovini il clima qui a Houston. Trump sta mettendo a rischio la vita dei poliziotti. Colleghi della polizia sono stati feriti, membri della comunità sono stati feriti. Quindi se non ha nulla da dire non la dica. Questa è la regola numero uno di chi comanda. Americani, unitevi alla polizia, radunatevi ed evitate tutto questo». Unirsi alla polizia non significa nelle parole di Acevedo evitare di manifestare, dice infatti “adunatevi”,  ma invita ad aiutare la polizia a isolare i violenti ed i saccheggiatori. In alcuni casi questo è avvenuto, ma i violenti (e tra questi certamente molti provocatori infiltrati) sono più forti dei manifestanti pacifici, che pure sono la gran maggioranza. Sono cose che conosciamo anche in Italia. Ieri sera ho assistito dalla mia finestra ad un pezzo di manifestazione pacifica che da Brooklyn cercava di entrare in Manhattan quando era ormai scattato il coprifuoco. La polizia non ha cercato di disperdere i manifestanti con cariche o altri atti di violenza ma si è limitata a impedire loro di recarsi in zone dove era praticamente certo che sarebbero avvenuti incidenti. Il rombo degli elicotteri in cielo era assordante ed incuteva timore ma contrastava con i movimenti tranquilli dei manifestanti e dei poliziotti che ho potuto vedere.

Altri allegati correlati

Rivolta a Minneapolis
  • Razzismo, diseguaglianze, la rabbia_Bruno Cartosio
  • L’America brucia e il tiranno è asserragliato _Luca Celada
  • Negazionisti all’attacco  di Mario Dellacqua
  • Dal virus alla rivolta.. D’Agnolo Vallan  Il Manifesto
  • I Vescovi Usa stop al razzismo_L’Avvenire
  • Sceriffi e agenti solidali e in marcia con manifestanti_Repubblica
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *