Primo risultato della grande ed unitaria mobilitazionedei lavoratori e dei sindacati. Stop ai 2.500 licenziamenti. La Fincantieri fa marcia indietro e ritira il piano industriale che prevede la chiusura degli stabilimenti di Sestri Ponente e Castellamare di Stabia, il ridimensionamento di Riva Trigoso con un taglio di 2.550 posti di lavoro. L’annuncio è arrivato, venerdì 3 giugno, proprio mentre i lavoratori giunti a Roma da Genova, Ancona e Catellammare manifestavano in corteo nel centro della Capitale. La notizia è stata accolta da grida di gioia e applausi. Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, al termine dell’incontro, ha confermato la sospensione del piano e ha annunciato che già nei prossimi giorni si apriranno due tavoli regionali, in Campania e in Liguria, per gli stabilimenti interessati: l’obiettivo è di trovare nei prossimi mesi soluzioni condivise con livelli occupazionali adeguati.
Ora servono per garantire occupazione vera e sviluppo del gruppo scelte di politica economica industriale per il settore. In Italia serve una politica per le autostrade del mare per ridurre il trasporto merci su gomma e su ferro; nel contempo i lavoratori della Fincantieri avrebbero lavoro ora e per il futuro. Come nel caso della crisi Fiat anche in questo caso è macroscopica l’assenza della politica ( partiti e Confederazioni sindacali) e del governo per delineare dinamiche di mercato e per costruire infrastrutture – che oltre a quelle su strada e su ferro – sono anche quelle via mare e in banda larga. Sarebbe già un buon passo che le Confederazioni sindacali cercassero una convergenza su tale punto che è stato al centro delle analisi, ma non di scelte definite, dell’ultimo governo Prodi, che troppe ostilità ( anche a sinistra) lo costrinsero alle dimissioni. Guido Viale indica “L’alternativa per la Fincantieri” scrivendo un lucido articolo su Il Mmanifesto del 2 giugno. Sono scelte possibile che, tra l’altro, consentirebbero di meglio capire quanto irrealistiche siano le ipotesi di milioni di tonnellate in più sull’asse Est-Ovest della pianura padana ( corridoio 5 e megatunnel Italia-Francia) in quanto i flussi sono più intensi sull’asse sud-nord (Gioia Tauro, Genova, La Spezia verso i grandi porti del Nord Europa). Sono scelte che dovrebbero riguardare ed interessare tutti coloro che vogliono costruire un programma innovativo per un nuovo governo .
Allegato – Articolo “L’alternativa per la Fincantieri” di Guido Viale su Il Manifesto del 2 giugno
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