VAI A SCUOLA, RENZO. A luglio 2008 Renzo Bossi era stato respinto, la seconda volta dopo quella del 2007, all’esame di maturità scientifica. La famiglia presentò un ricorso al Tar, perché il ragazzo sarebbe stato interrogato su una parte di programma che durante l’anno scolastico non era stata affrontata. Pare che ci sia stato davvero un errore formale di trasmissione del programma e così, prima che i giudici amministrativi avessero avuto il tempo di pronunciarsi, la commissione ha deciso di far ripetere al rampollo di casa Bossi l’esame orale, cui ha assistito anche un ispettore del ministero dell’Istruzione. Qualche giorno dopo il verdetto ufficiale: l’esame ha avuto nuovamente "esito negativo".Forse erano tutti professori comunisti, nonostante si trattasse del Collegio Arcivescovile Bentivoglio di Tradate. Ma Renzo Bossi ci ha riprovato e ha superato l’esame di maturità a luglio 2009. Con due anni di ritardo e con 69/100, ma ce l’ha fatta. Certo, una magra consolazione per quella che dovrebbe essere la classe politica del futuro. L’istruzione, dopotutto, non è così necessaria per fare politica. Perciò papà lo ha mandato a fare il consigliere regionale in Lombardia, visto che, come si dice dalle nostre parti, non è capace di fare una 0 con un bicchiere. Boccaccio li chiamava “lombardi cani”. Oggi chiamarli asini sarebbe una forma di razzismo alla rovescia. Non sia mai.
ATTENTO AL CANOTTO, BEPPE
“Sono salito su un canotto e mi sono messo a navigare sulla folla. Se non mi teneva su il mare di gente cadevo. Bisogna avere fiducia nelle persone e trovare chi ti sostiene. Quei due non troverebbero mai una folla che li sostenga. Ma lo vedete Bersani? Dopo due secondi sparirebbe. E lui, Berlusconi? Si troverebbe davanti quattro gatti e chiamerebbe la Questura. Ma vedrete, adesso tocca a noi” (La Stampa, 30 marzo 2010, p.5). Promuovere la fabbricazione di un leader da adorare, applaudire e portare sul canotto gridando vaffa è un gioco che in Italia funziona benissimo. D’altra parte, nelle loro piazze ricolme di aficionados, anche Bersani, Bossi e Berlusconi supererebbero alla grande la prova del canotto. Peccato chel’esperimento sia già riuscito e abbia portato al disastro altre volte. Meglio passare attraverso la fatica della costruzione democratica, piuttosto che ricorrere alla scorciatoia della fascinazione per l’ennesimo capo. Dobbiamo imparare a rappresentarci da soli, non farci rappresentare da un leader per cui fare il tifo stando a guardare.
fate un gruppo unico, ELEONORA e monica!
Ottimi risultati per Gianpiero Clement e per Sergio Vallero, che però non sono stati eletti. Eleonora Artesio rappresenterà la Federazione della sinistra nel Consiglio regionale piemontese. Il professor Mauro Salizzoni, responsabile del Centro Trapianti di fegato delle Molinette, ha dichiarato che “all’assessore Artesio non è stata data l’autonomia che avrebbe dovuto avere”.
Gabriele Gallone, segretario piemontese dell’ANAAO ASSOMED (Associazione dei dirigenti medici) ha dichiarato che “Artesio è un simbolo di onestà e coerenza, ma è entrata in corsa a metà e si sa che non era l’assessore più gradito alla Giunta Bresso, al punto che nell’ultimo periodo la Presidente non l’ha neppure nominata, parlando dei successi della Sanità, come non ha nominato Valpreda (..) L’Artesio ha fatto da brava amministratrice, senza poter però essere propositiva”. (La Stampa, 31 marzo 2010, p.73).
Per Sinistra e Libertà è stata eletta Monica Cerutti. Artesio e Cerutti potrebbero dare un segnale costruttivo di rottura, formando alla Regione Piemonte un unico gruppo consiliare. In tal modo darebbero il solo segnale inequivocabile che molti si attendono: offrire alle tante energie deluse e frustrate l’orizzonte di un impegno autentico e unitario, azzerare e spiazzare i poteri del ceto politico che ha portato la sinistra ai suoi minimi storici, far contare i gruppi di base e democratizzare la loro vita associativa, liberandola da apparati in eterna concorrenza elettorale e dominati dalla famelica speranza di occupare spazi di visibilità, di conquistare incarichi e conservare posti di direzione.
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