SSN perde l’anima universalistica
Marco Tubaro in “Il servizio sanitario nazionale ha perso la sua anima universalistica” – sul sito www.nuovi-lavori.it – decrive con un’efficace sintesi quale era l’anima universalistica della grande conquista del welfare degli anni ’70 e come la stessa si stia perdendo. Sottolinea anche i punti insoluti fin dalla nascita (la mancata integrazione dei medici di medicina generale e degli specialisti ambulatoriali come dipendenti del SSN) che hanno contribuito al depotenziamento del servizio pubblico a cui ha corrisposto la crescita della sanità privata, diventata uno dei principali busness dell’economia moderna. E’ un articolo che serve misurare come i partiti politici abbiano inserito questo problema sia nei programmi per le elezioni regionali sia per quelle del parlamento europeo. Di seguito l’articolo.
<< L’istituzione in Italia del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con la legge n.833 del 1978, ha consentito al nostro Paese di dotarsi di una delle organizzazioni di maggiore rilevanza sociale e più elevato significato universalistico, garantendo cure gratuite a tutte le persone, cittadini italiani o meno, che ad esso si rivolgono, indipendentemente dalle loro caratteristiche di genere, etnia, condizione sociale ed economica.
Tuttavia, come risulta evidente a tutti noi, a partire dalla sua istituzione il SSN si è trovato e si trova ad affrontare molteplici criticità, per le quali si è progressivamente ridotta la sua principale caratteristica di assistenza sanitaria universalistica e gratuita. Esamineremo qui di seguito i principali aspetti di questa criticità.
Struttura del SSN e posizione degli operatori sanitari. I medici, gli infermieri e gli altri professionisti sanitari dovrebbero ricoprire il ruolo-chiave nel SSN, insieme alla categoria più trascurata di tutte, quella dei pazienti: il governo clinico è invece svuotato di funzione a causa di una organizzazione nominalmente “aziendalistica”, attraverso la quale la politica esercita un ruolo eccessivo e spesso nocivo per il buon funzionamento del SSN, dalla gestione dei concorsi pubblici, agli obiettivi di budget e all’allocazione delle risorse umane ed economiche.
Assistiamo contemporaneamente a due fenomeni contrastanti: la grande “vocazione” a fare il medico, testimoniata dall’ampia partecipazione al concorso per la facoltà di Medicina e la forte carenza di medici che vogliano lavorare nei Pronto Soccorso, in anestesia e recentemente anche in diverse specialità chirurgiche, con concorsi che vedono meno partecipanti dei posti disponibili.
Integrazione ospedale-territorio. La mancata integrazione dei medici di medicina generale e degli specialisti ambulatoriali come dipendenti del SSN è una delle cause principali della cronica (multidecennale) impossibilità a integrare i centri ospedalieri con la medicina territoriale. E’ incredibile, fra l’altro, che i sistemi informatici di raccolta dei dati clinici non siano compatibili tra i diversi ospedali e tra gli ospedali ed il territorio: il fascicolo sanitario elettronico è in fase di “annuncio” da decenni.
Conseguenze giudiziarie dell’attività medica. La legge Gelli-Bianco non ha ridotto il contenzioso giudiziario relativo alla cosiddetta “malpractice”, limitandosi a trasferirlo dai medici agli ospedali. Questo contenzioso genera di riflesso un incremento ulteriore della medicina difensiva, con costi elevatissimi non solo economici ma anche sociali: esecuzione di accertamenti non necessari e prolungamento delle degenze, con conseguente riduzione della disponibilità di posti letto. La possibilità dei patti in quota lite andrebbe abolita, almeno per le controversie sanitarie.
Pronto Soccorso (PS). Le problematiche di PS sono decennali e sempre uguali, evidenziando l’incapacità degli amministratori della sanità a risolverle. Le lunghe file al PS, il ritardo negli accertamenti e le condizioni di degenza che spesso sono al disotto dei minimi livelli di civiltà e di umanità (vedi Roma) sono causati da molteplici disfunzioni: carenza di spazi, mezzi e soprattutto personale medico ed infermieristico; mancanza di posti letto, con incremento dello “stazionamento inerte” al PS (boarding); pressochè totale mancanza di filtro da parte del territorio: più della metà dei pazienti che si rivolgono oggi ai PS potrebbe essere curata in strutture territoriali, purchè esistenti e bene organizzate.
In conclusione, il notevole miglioramento della qualità delle cure ottenuto dalla medicina nel suo complesso ha aumentato l’aspettativa di vita della popolazione, insieme ad una maggiore attenzione alla diagnosi ed al trattamento delle diverse patologie; inoltre, i nuovi farmaci, device e procedure chirurgiche sono tutti migliori, ma invariabilmente più costosi. All’aumento inevitabile dei costi del SSN non corrisponde un adeguato incremento delle risorse finanziare: di conseguenza, le cure sono sempre più spesso basate sul reddito dei cittadini, che devono pagare di persona gli accertamentila clinici e strumentali loro indispensabili (a proposito di “mettere le mani nelle tasche degli italiani”).
La dotazione finanziaria del SSN deriva dalla tassazione generale, largamente ostacolata da un’evasione fiscale molto diffusa in Italia e poco se non pochissimo combattuta da provvedimenti legislativi che vanno spesso nella direzione opposta. Le caratteristiche di universalità e gratuità del SSN sono in grave pericolo e il momento di difenderle è qui ed ora.
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