ROMPERE LA BOLLA D’ODIO E DI VIOLENZA – A.Serafino – per Gaza si deve! –
Siamo prigionieri di una bolla d’odio e violenza. Si può e si deve cambiare. La guerra a Gaza è arrivata al 23 giorno, sembrerebbe che nessuno sia in grado di fermarla se non la decisione dei due nemici che direttamente si fronteggiano: Israele e Hamas. Non siamo in grado di dire se sia proprio così, ne dubitiamo. Un enorme macigno pesa su tante coscienze – di pro palestinesi e di pro israeliani – schiacciate dal senso d’impotenza ad agire per fermare la macina di un’insopportabile violenza che si scarica sui civili, sui bambini, sulle donne, sugli anziani.
Vittime innocenti declama ora l’Onu da anni depotenziato dalla grandi potenze che così hanno, male valutando, imboccato la strada di perdere loro stesse peso nelle vicende del mondo.
Vittime innocenti messe in conto da Hamas per mantenere viva e incrementare la strategia di odio verso Israele, sollecitando così il sostegno di quegli Stati Arabi ( con tanti soldi..) che alimentano – non solo in Medio Oriente – campagne antisemiche.
Vittime innocenti messe in conto (cosa ben diversa dai cosiddetti effetti collaterali di un bombardamento) dal governo Netanyahu per “punire” una popolazione “colpevole” di aver dato un voto, un sostegno ad Hamas in cambio, probabilmente più per la tanta assistenza sociale che ha ricevuto che non per l’adesione alla sua propaganda d’odio verso il popolo ebraico. Ma, quasi sicuramente, la strategia di Netanyahu punta non solo alla distruzione di Hamas ma anche all’abbandono delle proprie terre di gran parte della popolazione della Striscia di Gaza.
Le guerre cessano se i nemici decidono di scendere a patti, o di accettare quanto proposto per far tacere le armi, presupposto per negoziare un futuro di convivenza non belligerante
Dobbiamo, quindi, rassegnarci all’impotenza, all’indignazione, all’attesa? Siamo forse costretti a convivere in questa situazione politico-culturale che porta passo dopo passo verso l’apatia e l’indifferenza, giustificandole con l’apparente buona ragione “che ci posso mai fare io..”?
Le parole non sono solo pietre. Le parole e la scrittura, a seconda del loro dosaggio, possono essere medicina o veleno. Quelle di Hamas e Netanyahu non c’è dubbio si possono ascrivere come veleno. Sono farmaci utili le parole e le riflessioni contenute nei tre recenti articoli di David Grossman, di Elie Wiesel, di Luciana Castellina che scrivono sul conflitto pluridecennale tra israeliani e palestinesi, sull’isolamento e sulla disperazione a Gaza, sulle responsabilità della politica internazionale, sulle prospettive per uscire dal cerchio infernale.
Sono personalità molto diverse. Uno scrittore di fama internazionale che ha perso il proprio figlio nell’ultimo giorno di quella cruenta guerra “piombo fuso”, un sopravvissuto ad Auschwitz a cui è stato conferito il premio Nobel per la pace, una scrittrice e politica della sinistra.
Le loro parole possono essere farmaci che sconfiggono i veleni. Soprattutto le riflessioni e le considerazioni di David Grossman che si fondano su quel sentimento della speranza, inteso come forza che spinge a conseguire un obiettivo, in questo caso la pacificazione e la costruzione di due Stati ( Israeliano e palestinese).
Grossman descrive con rara efficacia il contesto di oggi, l’essere “Dentro a questa bolla ermetica, crudele e disperata, ciascuna delle parti, ognuna dal suo punto di vista, ha ragione. Ciascuna obbedisce alla legge della bolla: quella della violenza e della guerra, della vendetta e dell`odio. Israeliani e palestinesi obbediscono da decenni alla legge della vendetta, ma nell'attuale conflitto c'è qualcosa di diverso. Con dolore e sofferenza, siamo costretti a crescere. La situazione in cui sono intrappolati israeliani e palestinesi assomiglia sempre di più a una bolla ermetica, sigillata. In questa bolla, con gli anni, entrambe le parti hanno messo a punto giustificazioni convincenti e raffinate per qualunque azione da esse intrapresa
Israele può dire, a ragione, che nessun Paese al mondo rimarrebbe immobile di fronte agli incessanti attacchi di Hamas, o alla minaccia dei tunnel sotterranei.
E Hamas, dal canto suo, giustifica gli attacchi contro lo Stato ebraico sostenendo che il suo popolo è ancora sotto occupazione e che i cittadini della Striscia di Gaza languono a causa del blocco imposto da Israele..”.
Ma dopo questa analisi che sembrerebbe senza via d’uscita, Grossman afferma con convinzione “ Non so cosa pensino esattamente i palestinesi in questi giorni, che cosa pensi la gente di Gaza. Sento però che Israele sta maturando”. E per comprendere cosa stia cambiando è necessario leggere direttamente le parole del grande scrittore ( allegato).
Elie Wiesel, scrittore e premio Nobel sopravvissuto ad Auschwitz, nell’intervista “Netanyahu faccia come Rabin. Si deve trattare per i due Stati" rilasciata a Andrea Tarquini per la Repubblica afferma "Criticare Israele è una cosa, a volte una necessità. Odiarlo è ben altro e non è un’opzione (…) L'antisemitismo è sempre legato a tutto ciò che è odio e male. In Medio Oriente Israele è minacciato dal terrorismo, ma conosco gli israeliani: vogliono la pace, non solo la sicurezza. Lo sapeva e voleva il grande Yitzhak Rabin. Credo, spero, lo sappia anche Benjamin Netanyahu.. ” (allegato)
Luciana Castellina – co-fondatrice de Il Manifesto, ex-eurodeputato – in “ Perché Gaza è sola?” su Il Manifesto s’interroga sulle cause che oggi determinano il “Il silenzio del movimento pacifista e l'ipocrisia dei media embedded (..) Non ho scritto perché ho ricette, e nemmeno perché non conosca già tante delle risposte. Ho scritto solo per condividere la frustrazione dell’impotenza, per non abituarsi alla rassegnazione, per aiutarci l’un l’altro «a cercare ancora».”
E’ sempre lucida l’analisi della Castellina anche quando parafrasando un antico ragionamento di Giulio Andreotti – che seguiva con grande attenzione e protagonismo il conflitto Israele- Palestina – afferma “ E però io mi domando: se fossi nata in un campo profughi della Palestina, dopo quasi settant’anni di soprusi, di mortificazioni, di violazione di diritti umani e delle decisioni dell’Onu, dopo decine di accordi regolarmente infranti dall’avanzare dei coloni, a fronte della pretesa di rendere la Palestina tutt’al più un bantustan a macchia di leopardo dove milioni di coloro che vi sono nati non possono tornare, i tanti cui sono state rubate le case dove avevano per secoli vissuto le loro famiglie, dopo tutto questo: che cosa penserei e farei? Io temo che avrei finito per diventare terrorista.”.
Proseguendo ribadisce che quella strategia è sbagliata e pertanto non condivide la strada imboccata da Hamas, ma ciò non impedisce ad alcuni commentatori del Web di accusarla – per quella riflessione mutuata da Andreotti – di incentivare la scelta terroristica. (vedi link, con articolo e commenti seguenti)
http://www.controlacrisi.org/notizia/Solidarieta27/2014/7/30/41780-perche-gaza-e-sola/
Castellina conclude con la sollecitazione a “cercare ancora” e la risposta positiva potrebbe proprio essere quella che intravede con lungimiranza David Grossman, dando campo ampio in cui la speranza può dispiegare la sua forza, modificando anche radicalmente la strategia e l’analisi di questi anni che spesso hanno condotto in un “cul de sac” una larga parte della sinistra e di pacifisti.
Allegati
- Prigionieri in una 'bolla' d'odio ma questo conflitto ci spinge a cambiare D.Grossman La Repubblica 28-7-14
- Netanyahu faccia come Rabin. Si deve trattare per i due Stati” E.Wiesel La Repubblica 30-7-14
- Perché Gaza è sola? L. Castellina Il Manifesto 30-7-14
Allegato:
david_grossman_siamo_prigionieri_di_una_bolla_28-7-14.doc
wiesel_fare_come_rabin_30-7-14.doc
wiesel_fare_come_rabin_30-7-14.doc
perche_gaza_e_sola_castellina.doc
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