Quinto potere
Per coloro che credono che lo spirito critico, il potere esprimere il pluralismo, la libertà di stampa, siano i capisaldi della democrazia e della partecipazione, la vicenda di Julian Assange suona come un pesante atto d’accusa contro i principi dell’Occidente: se condannano quell’uomo o se lo fanno morire in carcere senza processo, condanno l’ideale dell’Occidente libero.
Rai Storia, domenica 27 novembre su ch 54, ha mandato in onda il film “Quinto potere” (Usa 2013, regia di Bill Conton). E’ la storia di Julian Assange e di Wikileaks, la piattaforma che consente di svelare importanti segreti di stato. La più grande fuga di notizie nella storia dell’informazione. Un film tratto dai libri di David Leigh, Luke Harding e Daniel Domscheit-Berg. La pellicola ricostruisce in forma di thriller il dietro le quinte dell’attività di Wikileaks, dalle rivelazioni sulla corruzione in Kenya alla pubblicazione dei documenti sui retroscena delle guerre in Afghanistan e Iraq, fino alla diffusione dei dispacci della diplomazia americana. Il film pone però anche interrogativi sulla trasparenza dell’azione dei governi, sul valore dell’informazione tradizionale nell’epoca del citizen journalism, e sul pericolo della diffusione di informazioni non controllate.
Il film della Dreamworks è basato soprattutto sul libro Inside Wikileaks, scritto da uno dei collaboratori di Assange, Daniel Domscheit-Berg, che lasciò l organizzazione perché non era d accordo a pubblicare documenti senza filtri, anche a costo di mettere a rischio la vita delle fonti. Il film non è un documentario, ma un’interpretazione della storia di Wikileaks. Assange ha fatto sapere che gli autori del film non l’hanno mai contattato e li ha accusati di demolire la sua credibilità contestando libro di Berg e conseguentemente anche il film.
Ricordiamo che Julian Assange è privato della sua libertà dal 2012: prima si è dovuto rinchiudere nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove aver chiesto asilo politico, poi dopo il pronunciamento dell’Alta Corte e le decisioni del governo inglese è incarcerato., dall’aprile 2019 , nel Regno Unito nel penitenziario di Belmarsh, in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti. Su di lui pendeva anche una richiesta di estradizione della Svezia, poi archiviata essendo decaduta l’accusa di stupro che comunque ha consentito il suo arresto. Il governo degli Stati Uniti nel 2019 lo ha accusato di spionaggio per il suo ruolo nel rilasciare centinaia di migliaia di pagine di documenti riservati tramite WikiLeaks.
Laura Morante in “I festival del cinema e il No al film su Assange” – Ithaka, un documentario prodotto dal fratello di Julian Assange, Gabriel Shipton – racconta su Il Fatto Quotidiano, 30 novembre, la vicenda e le motivazioni adotte dalle direzioni dei Festival del Cinema di Torino e di Roma per non ospitare il documentario. Così conclude Morante < ..SENZA VOLER GIUNGERE a deduzioni forse infondate, mi limito a constatare che la nostra battaglia, giusta e importante, non ha ricevuto alcun appoggio da due dei principali festival italiani, e che questo mi riempie di sconcerto e di tristezza. Vorrei inoltre ricordare che documentari di impegno civile, assolutamente militanti, hanno non soltanto partecipato a festival importanti, ma vi hanno più volte ricevuto il massimo riconoscimento.> In allegato il testo completo.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!