MI SCOPRO UN PO’ RAZZISTA? – M.Dellacqua – arretratezza, progresso, cultura, intelligenza –
Tra gli allievi della scuola di Italiano per stranieri, Abdoulaye è tra i più assidui, più curiosi, più vivaci nell’apprendimento. Un giorno arriva con la fotocopia di un libro di Grammatica francese e me la sventola trionfante sotto il naso: “Ho trovato un errore”, mi dice. Prima reazione dell’insegnante navigato e paziente: sorrido e non gli dico quel che penso. Ma penso: “Che cosa pensa di aver trovato questo simpatico sbruffone? Un errore di grammatica in un libro di Grammatica? Ma fammi il piacere!”.
Però guardo con aria di sufficienza e scopro che Abdoulaye ha ragione. Nel tradurre dal francese l’imperfetto “j’avais”, il libro scrive “io aveva” e non “io avevo”. Sono entusiasta e racconto l’episodio a tutti quelli che incontro, come se fosse un mio successo. Finita l’euforia della scoperta, mi trovo a pensare che la mia soddisfazione nasconde un lato oscuro e inquinato. Se trovo sensazionale che Abdoulaye sia intelligente, vuol dire che, sotto sotto, anch’io nutro la convinzione che la sua civiltà sia geneticamente inferiore. Solo in via del tutto eccezionale possono emergere doti che da noi sono naturali. Ma la “loro” norma è lo svantaggio, il ritardo, lo scarso. In tutto. Perciò trovare lì in mezzo un’intelligenza acuta e vigile è una notizia da esibire agli amici come un trofeo di vittoria.
Mi sono scoperto di sentirmi superiore, più avanti sempre – forse.. un po’ razzista? – mentre cerco di spiegarmi da dove venga la gara di rimozione che domina la società italiana alle prese con il fenomeno dell’immigrazione.
Gli uni rimpiccioliscono e dicono che gli altri sono ignoranti. Gli arrivi sono diminuiti e gli stranieri in tutto sono pochi. Non vogliono vedere che la concentrazione di troppi immigrati in aree urbane ristrette solleva problemi di convivenza quotidiana e di governo dell’ordine democratico.
Anche quelli che ingrandiscono, dicono che gli altri sono ignoranti. Solo una minima parte degli stranieri fugge da guerra, fame o dittature; comunque in tutto sono troppi. La maggioranza è fatta di finti poveri palestrati con telefonino che vogliono islamizzare l’Europa e vivere a nostre spese. Perciò vanno mandati via a tutti i costi, non importa se vivi o morti. Non vogliono vedere che l’immigrazione non è un complotto, ma un fenomeno epocale con cui bisognerà convivere nei prossimi cento anni. All’orizzonte 2050 si stima che la popolazione dell’Africa sarà di circa 3 miliardi (rispetto gli 1,8 mild attuali), l’Europa rimarrà stabile e più invecchiata, poco più di 500 milioni, oggi il reddito medio pro-capite in Europa è di 11 volte superiore a quello dell’Africa, dove vivono più giovani che in Europa. Vedi in allegato l'articolo di Federico Fubini pubblicato su Il Corriere della Sera,
Affrontarlo limitando il più possibile la violenza comporterà molta fatica e molti cambiamenti, ma soprattutto l’intelligenza di capire che “un po’ per uno non fa male a nessuno”. I nostri genitori ce lo insegnavano quando ci vedevano litigare. Il detto è sempre valido, anche se, quando il conflitto riguarda la distribuzione mondiale della ricchezza, in gioco non ci sono più le caramelle, ma i livelli di civiltà che annoverano il pensiero che anche nelle società più arretrate – rispetto i diritti civili e politici, il progresso, la modernità – ci sono persone con intelligenza e vivacità culturale pari e/o superiore alla nostra. Mario Dellacqua
Allegato –
- Il divario che spinge i migranti dell'Africa_Fubini_Corriere della Sera
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