Liberi i sindacalisti di Piacenza
Il Tribunale del Riesame di Bologna, il 5 Agosto, ha ordinato la scarcerazione dei sei sindacalisti – due di USB e quattro di Si Cobas – che si trovavano agli arresti domiciliari in seguito all’inchiesta della Procura di Piacenza (dossier di 350 pagine) che ha riguardato il settore della logistica. Per tutti e sei è caduta l’accusa di associazione a delinquere, ma sono comunque sottoposti a obbligo di firma tre volte a settimana, misura contro la quale verrà fatto ricorso in Cassazione. I sei dirigenti dei sindacati di base erano stati arrestati il 19 luglio in seguito alle indagini della Digos, che li accusava di aver formato un’associazione a delinquere dedita alla creazione di conflitti ad hoc che permettevano di intascare “i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori”.
Si tratta di un grave attacco ai sindacati di base che da oltre dieci anni si battono per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nel settore della logistica, caratterizzato da livelli di alto sfruttamento. L’impianto accusatorio mira a una pesante delegittimazione dell’attività sindacale sia per le modalità dell’organizzazione del conflitto collettivo, sia per le forme di autofinanziamento per sostenere l’attività e sia per le trattative formali e informali. A difesa dei sindacalisti di Piacenza sono state indette manifestazioni e promosso un Appello sottoscritto da artisti, intellettuali e docenti, lavoratori e cittadini.
Tra i sottoscrittori della petizione scritta in italiano e in inglese ci sono docenti e ricercatori di molti atenei: dalla Normale di Pisa alle università del Sussex, di Londra, Glasgow, Brasilia, Plymouth, Wharwich, Middlesex, Lisbona, Porto, Amburgo, Toronto, Piemonte Orientale, Politecnico di Torino.
Al 25 Luglio le firme erano già 2.800. Per leggere il testo con le firme e per sottoscriverlo un clic su questo link https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdW2b_M9zuhj-S0G0O8tbgxqZFutPuK72wzJIdQzfIM-2M4bw/viewform?fbzx=-1108048869444023870
In quell’elenco ci sono anche alcuni nomi di sindacalisti, prevalentemente della Cgil, nonostante i vertici confederali abbiano commentato gli arresti del 19 Luglio con un laconico “sia fatta chiarezza”, che suona un po’ sospetto, come una fiducia all’attività degli inquirenti che in tal caso è invece alquanto dubitativa, se non sospetta. Le Confederazioni Cgi, Cisl e Uil non hanno valutato la pericolosità di quell’impianto accusatorio della Digos piacentina, che riguarda l’intero movimento sindacale, e questa “miopia” è certamente dovuta al fatto che i Si Cobas e Usb piacentini hanno ripetutamente contestato e puntato il dito contro le tre principali Confederazioni sindacali per l’insufficienza delle loro iniziative sindacali a tutela dei lavoratori più sfruttati e “invisibili” della logistica.
Francesco Massimo e Alberto Violante in “Dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto albertino” – su www.jacobinitalia.it – scrivono un dossier (5 cartelle) per esplicitare che < Gli arresti e le denunce contro i sindacalisti della logistica si inseriscono nel processo di ristrutturazione del settore e nel tentativo di restringere il diritto di sciopero: vorrebbero tornare a prima del Novecento > Alberto Violante è sociologo e organizzatore sindacale, membro Rsu Istat, Roma. Francesco Massimo è ricercatore a Sciences Po, Parigi. Il testo con un clic qui https://jacobinitalia.it/dallo-statuto-dei-lavoratori-allo-statuto-albertino/
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Firmo molto volentieri questo appello in favore di chi è rimasto a fare, quello che deve fare un vero sindacalista, stare dalla parte dei più deboli, quello che non fanno più i cosiddetti sindacati confederali, accondiscendenti su tutto e per tutto al regime, funzionali al sistema di potere vigente, che li usa per fare e giustificare una politica economica e sociale che sfrutta e impoverisce strati sempre più grandi di popolazione
Penso che il sindacalismo di base e dal basso sia l’ultima speranza per milioni di lavoratori e cittadini