Lettera aperta alla Cisl

Cresce il numero di iscritti collegato alle pratiche dei servizi ma nel contempo cresce il numero di militanti, anche di lunga data, che lasciano la tessera, perché dissentono dalle scelte operate dalla Cisl – per le quali mai consultati! – , ultimamente: sulla legge di bilancio 2024 e delega fiscale, sul salario minimo erga omnes con norma legislativa, sulle norme del massimo ribasso per gli appalti e quella dei sub-appalti a cascata.

Incomprensibile anche il fatto che la Cisl per quanto riguarda il SSN si limiti a dire che bisogna fare di più senza fare proprie le considerazioni della Banca d’Italia e dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) che documentano come sia in atto, al netto dell’inflazione, un pesante definaziamento, smentendo le affermazioni della premier Meloni.

Turbano e sconcertano i vuoti che la Cisl lascia quando si deve manifestare e fare pressione sociale (oltre a partecipare al dialogo governativo, che spesso risultano incontri di “pura cortesia” per comunicare decisioni da ratificare dopo poche ore nel consiglio dei ministri) per rivendicare giustizia sociale e salvaguardia di diritti per i migranti, per dire un forte No alla politica degli armamenti e alla guerra. La Cisl auspica la pace ma non fa nulla per contrastare il nefasto realismo istituzionale del “si vis pacem para bellum”!

Perché la Cisl si sgancia dall’unità d’azione con Cgil e Uil quando la mobilitazione e lo sciopero riguardano rivendicazioni presentate unitariamente al Governo?

L’unità d’azione per i rinnovi categoriali dei CCNL regge ancora ma salvaguardia solo in parte dall’erosione al potere d’acquisto dell’inflazione e dal venir meno delle prestazioni garantite un tempo a difesa della salute. Un paio di visite a pagamento si “mangiano” gli aumenti. Temiamo che la Cisl stia deviando dalla sua storia che ha sempre considerato il negoziato, la contrattazione, le relazioni industriali ed il confronto con il Governo non un fine in sé ma il mezzo – unitamente alla pressione sociale – per conquistare risultati su qualità: del lavoro, di vita, dei servizi e per garantire giustizia sociale.

La Cisl dei nostri giorni si sintonizza sulla narrazione governativa che sciorina i dati macroeconomici (la crescita va meglio del previsto, l’occupazione sale, il differenziale coi titoli di Stato tedeschi resta accettabile, il Paese ha a disposizione duecento miliardi di investimenti per il Pnrr) ma sottace l’ipoteca del debito crescente foriera di tagli sui servizi universali a partire dalla sanità.

Questa Cisl innalza bandiere improvvisate (patto sociale, partecipazione agli utili) ma non trova la capacità di indagare il lato oscuro della miracolosa crescita occupazionale, lasciando tale compito esclusivamente ai ricercatori di professione.

Lo si avverte per la mancata analisi critica sui presunti record di nuovi posti di lavoro, dove si tratta di verificare se si sono creati EFFETTIVAMENTE più di 500 mila NUOVI posti di lavoro stabili oppure se SONO IN BUONA PARTE nuovi contratti stabili di lavoro che prima erano precari o in nero, oppure erano lavoratori posti in CIG da oltre tre mesi, e dal 2021 classificati come inattivi con i nuovi criteri statistici.

Come pure serve conoscere quanti sono coloro che sono considerati occupati pur avendo svolto poche ore di lavoro (ricordiamo che per la statistica, ISTAT, basta aver dichiarato di aver lavorato più di un’ora nell’intervallo di tempo preso a riferimento).

Un tempo la Cisl lavorava molto sull’organizzazione del lavoro e con le conoscenze acquisite ben si cimentava con i numeri con elevata capacità analitica e critica. Un patrimonio che sembra ridotto ai minimi termini!

In forza dell’autonomia proclamata hanno destato stupore le dichiarazioni del segretario generale Cisl di condivisione del programma di un partito (Forza Italia), come pure il riconoscersi nel “fare” (vedi appalti!!) del ministro delle infrastrutture e dei trasporti (Salvini); un ministro che esprime una politica di abissale distanza dai valori della solidarietà, accoglienza, integrazione propri del sindacato. Questo Governo – che ha avuto il voto elettorale anche di iscritti Cisl e di altre confederazioni – sta rafforzando una sua matrice di “destra sociale” per consolidare un bacino elettorale di lavoratori autonomi con partita Iva, (reale o fittizia), deliberando provvedimenti – anche borderline costituzionale – come la flat tax del 15% fino 85.000 euro; una norma che incentiva – unitamente al concordato fiscale che esenta da controlli e verifiche – la non fatturazione per non oltrepassare tale soglia.

Non è certo un problema se il segretario Cisl partecipa a convegni di partiti di Governo (fuori luogo però è stata quello celebrativo per Berlusconi) o rilasci interviste a giornali che sostengono il Governo Meloni, ma dissentiamo su molte cose che Luigi Sbarra dice – oltre ai troppi selfie con affettuosi abbracci ai leader politici – che risuonano lontane dalle indicazioni congressuali.

CGIL CISL UIL sono chiamate a riflettere per ritrovare le ragioni per “onorevoli compromessi” dello stare insieme e costruire un’indispensabile unità d’azione. Pensiamo che la Cisl debba cambiare rotta, rimaniamo convinti che lo sciopero e le manifestazioni di piazza, quando necessari, sono strumenti indispensabili sia per dare forza ai negoziati, sia per fare crescere la solidarietà e la partecipazione attiva tra i lavoratori.

La Cisl deve ripensare alla sua ritrosia manifestata negli ultimi tempi verso lo sciopero, la Cgil deve riflettere sull’affidarsi a referendum istituzionali per correggere leggi che riguardano i diritti dei lavoratori, analizzando quanto avvenuto nei decenni passati e stante il fatto che i lavoratori dipendenti sono, seppur importante, una minoranza del corpo elettorale.

ASSOCIAZIONE PRENDERE PAROLA http://www.prendereparola.it

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