LE SCELTE E LA NARRAZIONE DI MARCHIONNE – intervista di M.Mucchetti – globalmondo
Massimo Mucchetti realizza un intervista a Sergio Marchionne con ben 67 domande. Due pagine ed un pezzo su Il Corriere della Sera del 24 febbraio. L’ad Fiat-Chrysler risponde con dati e senza reticenze sui bilanci e progetti di Fiat-Chrysler, sui debiti e sulla liquidità, sulle multipiattaforme, sui rapporti sindacali, sugli incontri riservati svolti con la Fiom (Airaudo tramite Chiamparino). Parla delle azioni in possesso del sindacato americano (Uaw) che saranno presto in vendita. Collega il futuro degli stabilimenti auto di Fiat Italia (5) allo sviluppo del mercato americano in quanto gli impianti Chrysler sono prossimi alla saturazione. Ed altro ancora. Probabilmente Sergio Marchionne ha detto più cose di quelle dette ai sindacati firmatari degli accordi ed al governo. Eppure quell’inedita e lunga intervista, corredata di molte foto, non ha fatto discutere a fondo sul futuro e sul progetto industriale dell’automotive nel nostro paese. I media hanno scelto di concentrare l’attenzione ( forzando a volte il reale senso delle parole di Marchionne) sulla risposta circa il futuro dei 5 stabilimenti auto in Italia. Eppure è più importante quanto detto a proposito della competitività del settore auto italiano per il quale ha sottolineato Marchionne «…manca una regia…se ne dovrebbe occupare chi guida la politica industriale del Paese».
All’accusa di discriminare gli iscritti Fiom nelle assunzioni a Pomigliano a così risposto: «Falso. Si legga il Giornale . Riporta le parole on records di lavoratori che erano iscritti alla Fiom e non ne vogliono più sapere. Ma abbiamo deciso di non parlare più di Fabbrica Italia. Siamo l'unica azienda al mondo da cui si pretendono informazioni così di dettaglio. Gli investimenti li comunichiamo man mano li facciamo. E li facciamo in base al mercato. A Mirafiori, non si lavora per riempire i piazzali di veicoli invenduti. Ma Mirafiori tornerà a regime entro la fine del 2014 con un modello Fiat e uno Chrysler». Sull’articolo 18 e sul reintegro ha detto «Che ce l'ha solo l'Italia. Meglio assicurare le stesse tutele ai lavoratori in uscita in modi diversi, analoghi a quelli in uso negli altri Paesi. Diversamente, le imprese estere non capiscono e non vengono qui a investire». Un pò di bugie e qualche falsità.
Il dibattuto potrebbe ripartire su nuove basi, per tutti. Ma c’è tanta sonnolenza specialmente in chi ha sottoscritto accordi sindacali evanescenti per gli impegni che riguardano la proprietà ed i capitali Fiat-Chrysler. Di certo tra le tante risposte date da Marchionne si può evincere – senza dietrologie – che la scelta di costruire la nuova multinazionale negli Usa e di produrre per il mercato americano anche con gli stabilimenti italiani, non è dovuta a grandi colpe sindacali e della Fiom in specifico. Si può aggiungere – insospettiti dalle trasformazioni urbanistiche in atto ed in fieri per Mirafiori e dintorni ( vedi articolo su questo sito) – che il patrimonio Fiat torinese potrebbe ben tornare utile per coprire i fondi pensione di Chrysler e le azioni che la Uaw non ama trattenere.
Allegato
L’intervista a Sergio Marchionne di Massimo Mucchetti su il Corriere della Sera
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marchionne_le_fabbriche_italiane_si_salvano_solo_se_mucchetti.doc
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