La notte di Israele e dei valori occidentali

La guerra di massacro continua a Gaza, nel Libano, in nome del diritto di Israele all’autodifesa, al rispondere ad attacchi, al prevenirli, ha sventare minacce. Per il governo israeliano, come del resto per Hamas, il diritto internazionale e quello umanitario sono parole vuote. Il sogno sionista per dare una patria – libera, laica e pluralista – agli ebrei sopravvisuti nel secoolo scorso a tanti crimini e pogrom, allo sterminio nazifascista, si è dissolto da molti anni travolgendo le straordinarie esperienze comunitarie dei kibuz, un ordinamento economico sociale creato dal basso con principi di socialismo libertario. Il governo nazionalista di Netanyhau, fin dal suo primo insediamento, persegue invece l’opposto, la costruzione di uno stato ebraico che estenda la sua sovranità su gran parte dei territori dei palestinesi (Gaza e Cisgiordania) invocando miti e storia biblica, rigettando le numerose risoluzioni dell’Onu. La guerra in atto evidenzia la notte dei valori occidentali in Israele e la fatica degli ebrei democratici a contrastare tale processo. Si offuscano anche i valori della libertà e del diritto internazionale nei principali paesi dell’Occidente.

Pubblichiamo alcuni articoli controcorrente all’informazione “politicamente corretta” che anocora accredita – al di là dei drammatici eventi di questi mesi – che in Medio Oriente “Israele combatte per proteggere il mondo libero…facendo il lavoro sporco al posto nostro per eliminare il terrorismo..”; mentre per l’altro fronte di guerra sostiene che “l’Ucraina è la nostra nuova Normandia…“. Ovvero scontri armati per la salvaguardia della civiltà occidentale e dei suoi valori. La realtà è ben diversa: nel contempo le affermazioni di volere la pace si sprecano, ma non si avviano incontri “incontri e tavoli diplomatici” con la presenza dei rispettivi nemici, si ostacola e si delegittima il ruolo dell’Onu e la figura dello stesso segretario generale Gutieres. In questo ruolo il governo Netanyhau vanta un triste primato che lo delegittima ad essere considerato un “governo amico”. La tregua, l’armistizio, il trattato di pace sono atti che si costruiscono tra nemici che – sotto i nostri occhi – hanno già praticato e continuano a farlo azioni di terrorismo e di continua violazione dei trattati di Ginebvra, sia da parte delle milizie armate sia da eserciti regolari di Stati che fanno parte dell’Assemblea dell’Onu. .

Lucio Caracciolo su La Repubblica del 24-10-24, pubblica questo articolo <<La guerra di Israele. Israele sta combattendo con successo la sua guerra di autodistruzione. Nelle parole del generale Udi Dekel, “è evidente che la leadership israeliana vede all’orizzonte solo la guerra perpetua”, che “beneficia solo i nemici di Israele e si allinea alla strategia iraniana”. Deriva suicida. Votata all’annientamento del Nemico – l’Iran e la sua costellazione imperiale – travolgendo tutti e chiunque si frapponga fra sé e Amalek. Archetipo biblico del Male, proditorio aggressore degli israeliti. Identificato ieri con Hitler, oggi con l’Iran e terroristi arabi associati.

Su domani si accettano scommesse. Israele sopravvive alla giornata. Confida nelle bombe atomiche che non dichiara, nella potenza delle Forze di difesa (Idf), nelle supertecnologie e soprattutto nella protezione americana. Sposa la tattica del “cane pazzo” cara al generale Moshe Dayan, il riconquistatore di Gerusalemme. In modalità di deterrenza senza limiti. C’è una ragione indicibile che spinge Israele a rischiare il sacrificio di sé. Il terrore della guerra civile. La guerra esterna serve quantomeno a rinviarla. Nell’equazione bellica non sono considerate le ricadute sulla diaspora, minacciata dalla furia antisemita, sequenza ultima dell’antisionismo predicato anche da una minoranza ebraica.

Si nega così il principio stesso dello Stato di Israele protettore di tutti gli ebrei. Il suicidio è già mezzo compiuto. Avevano visto lungo i capi di Hamas pronti a sfruttare la disunione degli israeliani. Ma forse nemmeno i più scatenati fra gli odiatori dello Stato ebraico erano disposti a considerare che Gerusalemme sarebbe caduta nella trappola al punto di rinnegare i comandamenti cui aveva legato il suo destino.

Primo. Il “cane pazzo” può permettersi solo conflitti brevi, causa esiguità demografica e territoriale. L’attuale ha già strabattuto il record della guerra di indipendenza, tra maggio 1948 e marzo 1949.

Secondo. Il nemico va diviso. Netanyahu l’ha invece coalizzato aprendo finora sette fronti, minacciando di tagliare la testa del serpente iraniano.

Terzo. E implicito. L’Iran non va distrutto. È il nemico perfetto. Dunque alleato, in quanto contribuisce alla causa di Israele quale Male assoluto che minaccia di distruggerlo. Oggi persino i sauditi escludono che i patti di Abramo siano praticabili, in attesa che la tempesta si calmi e Israele inventi uno stratagemma per salvare la finzione dello staterello palestinese. Eppure Netanyahu aveva puntato tutto sull’intesa con le petrodittature del Golfo e altri vicini arabi, per stabilire una cintura di sicurezza attorno a Israele in nome della comune avversione per l’Iran.

Quarto. E strategico. Gli Stati Uniti d’America sono e debbono restare la garanzia ultima della sicurezza di Israele. La diaspora americana va coltivata per contribuire a questo scopo, insieme ai sionisti cristiani di matrice evangelicale, squisitamente apocalittici. In attesa del cambio della guardia alla Casa Bianca, le relazioni fra Washington e Gerusalemme beccheggiano. In Israele vige sempre l’interpretazione sportiva che Moshe Dayan, l’eroe dei Sei giorni, amava dare del vincolo a stelle e strisce: “Gli americani ci offrono soldi, armi e consigli. Noi prendiamo i soldi, le armi e rifiutiamo i consigli”.

Infine, decisivo. Il mantra di Gerusalemme è la deterrenza. Non può funzionare con i terroristi, agitati da frenetica vocazione al martirio. A meno di terrorizzare i terroristi. O di sterminarli tutti. Un giorno ci accorgeremo dei veleni che stiamo assimilando dal 7 ottobre. Sarà tardi. Il nuovo antisemitismo non si esaurirà con la sospensione dei massacri in corso. Né riguarderà solo gli ebrei. Abbiamo rimosso la nostra condizione di ultima frontiera dell’Occidente, a ridosso di Caoslandia. Così ci finiamo dritti dentro. Vogliamo preoccuparcene? Per esempio. Se centinaia di migliaia di gaziani sopravvissuti alla rappresaglia di Netanyahu saranno scaraventati nel Mediterraneo, aspetteremo che ci affoghino davanti? Li trasferiremo in Albania per esser certi di non vederli? La risposta a queste domande ci dirà molto su noi stessi.>>. Tasto dx mouse, poi clic in link in nuovafinestra www.limesonline.com/video/limes-video-editoriale-ok-caracciolo-notte-israele-17544289/

Michele Serra scrive sulla sua rubrica L’Amaca, 25 ottobre – La fatica degli ebrei democratici – Sono immaginabili lo sconcerto, la delusione, l’impotenza degli ebrei democratici – più degli altri quelli che hanno creduto in Israele – di fronte alla interminabile, feroce rappresaglia di Gaza. Quasi ogni giorno, da un anno, bambini palestinesi sotto le macerie di scuole, ospedali, campi profughi, quasi ogni giorno medici, infermieri, insegnanti, adulti imputabili solo di essere membri di quella comunità. Erano lì, abitavano lì, lavoravano lì, non potevano essere altrove. Non basta, no che non basta, per essere definiti “terroristi”. In risposta alla mattanza del 7 ottobre, ecco una mattanza più vasta e prolungata, accanita e interminabile, come se “occhio per occhio, dente per dente” fosse ancora la sola legge riconosciuta, come conferma il ridicolo/atroce post di un ministro israeliano di estrema destra che, per festeggiare l’uccisione del nemico, cita il Levitico. Bigotto e feroce, identico ai feroci bigotti di tutte le religioni. Se Dio esistesse, li fulminerebbe. Gli ebrei democratici, milioni nel mondo e tanti anche in Israele, sono l’onore residuo di Israele, anche se il governo israeliano non lo sa, e fa di tutto per disgustarli. Libri come Il suicidio di Israele di Anna Foa, Gaza di Gad Lerner, Il sentiero dei dieci di Davide Lerner, per rimanere nel nostro piccolo Paese, parlano della irriducibile forza intellettuale di un popolo disperso e perseguitato che rifiuta di affidare al Levitico la propria umanità. L’antisemitismo è osceno per ragioni molteplici. Non ultima, la riduzione delle persone ebree a una tribù bellicosa. Gli ebrei sono molto di più di Netanyahu, e anche molto di più di Israele. Vedi anche https://youtu.be/j0JksjcUMfQ Il suicidio di Israele Anna Foa Il cavallo e la torre

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