L’APE PUNGE TROPPO LA RITA…- pensione flessibile – la proposta del governo –

Lasciare il lavoro tre anni prima può costare fino a 400 euro per chi ne guadagna duemila. L'incontro governo-sindacati. del 14 giugno. per la pensione flessibile proseguirà con altri due appuntamenti già programmati. Di questi tempi non è cosa da poco. Si è aperta una nuova fase del governo Renzi? E’ un’iniziativa “una tantum” nel clima elettorale e referendario? Il tempo dirà. Per la pensione flessibile l'ipotesi del Governo è una rata di ammortamento di 20 anni. Il Governo auspica un intervento delle banche: la rata del prestito per chi anticipa l'uscita di 3 anni potrebbe arrivare al 15% della pensione per 20 anni.

L’Ape, l’Anticipo pensionistico, passerà obbligatoriamente per l’Inps. Il lavoratore “over 63” intenzionato ad anticipare l’uscita dal lavoro non dovrà recarsi in banca per ottenere il “prestito” ma dovrà rapportarsi con l’ente previdenziale. Che dovrà anzitutto certificare la sua situazione previdenziale, a partire dal montante contributivo, privo dei contributi relativi agli anni di anticipo (da 1 a 3). A quel punto l’Inps con il soggetto finanziario, probabilmente previsto da un’apposita convenzione, perfezionerà l’operazione di “prestito”.

Che anche sulla base delle valutazioni dello stesso ente previdenziale potrebbe essere integrato (d’intesa con il lavoratore) con altri strumenti, come ad esempio la Rita (Restituzione integrativa temporanea anticipata), per ridurre il capitale richiesto. Secondo lo schema abbozzato dalla cabina di regia economica di Palazzo Chigi, guidata dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, ad attribuire l’assegno anticipato al lavoratore dovrebbe essere sempre l’Inps. L’Ape sarà comunque ulteriormente perfezionata nelle prossime settimane. Intanto la Ue si mostra cauta ma non “chiude”.

“Lasciare il lavoro tre anni prima può costare fino a 400 euro per chi ne guadagna duemila” così titola l’articolo (allegato) di Valentina Conte su La Repubblica . Secondo i calcoli  di Progetica – società di consulenza a cui si è rivolta la cronista – è quasi un quarto di pensione in meno. Lasciare il posto di lavoro tre anni prima significa rinunciare almeno per vent’anni a 400 euro al mese. E recuperarne, dal ventunesimo in poi, la metà. A quasi 87 anni suonati. Ma con tre anni di riposo aggiuntivi alle spalle. Se poi la scelta è tra avere un assegno subito seppur decurtato anziché essere esodato, disoccupato o esubero, il gioco può valere la candela.

Anche il Sole 24 ore, come sua tradizione, ha pubblicato un articolo e una scheda in 5 punti di Davide Colombo e Marco Rogari molto chiari nell’illustrare la proposta del Governo. (vedi allegati)

Infine alleghiamo “Tutta la vita con il debito”, l’intervista a Cristian Marazzi, analista del capitalismo finanziario, fatta da Roberto Ciccarelli, su Il Manifesto, con a fianco una sintesi della simulazione fatta dalla Uil nella quale si stima una perdita fino al 20% dell’assegno pensionistico.

Per saperne di più aprire gli allegati

  • Lasciare tre anni prima costa caro_V.Conte_La Repubblica
  • Ecco come l'Inps verserà l'anticipo_D.Colombo e M.Rogari_Il Sole
  • La proposta dell'anticipo in 5 punti_scheda_M.Rogari_Il Sole
  • Tutta la vita con il debito_Marazzi_Ciccarelli_Manifesto

 

 

Allegato:
lasciare_tre_anni_prma_costa_caro_conte_repubblica.doc
ecco_come_linps_versera_lanticipo_il_sole.doc
la_proposta_in_5_punti_scheda_il_sole.doc
tutta_la_vita_con_il_debito_marazzi_manifesto.pdf

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