G8: ALTRO CHE PIANO MARSHALL ! – T.Ferigo – globalmondo 30/5/11

Il G8 tenutosi a Deuville, che passerà alla storia dell’avanspettacolo per le performance del nostro Primo Ministro, ha sollecitato  il Mondo a fornire ad Egitto,Tunisia e alla Libia post Gheddafi, quaranta Miliardi di Dollari in aiuti. La cifra impressiona, soprattutto, quando è accompagnata nei titoli dei giornali a riferimenti al piano Marshall.  Davvero il G8 è disposto a sostenere le democrazie emergenti in Nord Africa in modo così sostanzioso ?

 La risposta è purtroppo No. Nella realtà siamo ben lontani dalla cifra annunciata e ancor più dal piano Marshall. Guardiamo le cifre e le fonti di finanziamento.

 I paesi del G8, di loro, ci mettono 10 Miliardi di Dollari senza ulteriori specificazioni. Come saranno suddivisi ? Con quali criteri ? Un impegno ancora vago, simile a promesse non interamente mantenute in passato.

Da dove dovranno allora arrivare i restanti 30 Miliardi ? Il G8 invita gli stati del golfo persico a contribuire con 10 Miliardi. Un’ipotesi tutta da verificare. Non è certo che l’Arabia Saudita, Re Saud non ha nascosto il proprio disappunto per l’abbandono di Mubarak da parte USA  e teme in primo luogo il diffondersi di una stampa critica  nella regione sia dell’avviso del Presidente americano al quale non ha risparmiato battute salaci. Che cosa avrà in cambio dal Cairo per il suo aiuto ? Le sue resistenze possono essere seguite da quelle di diversi emirati timorosi  del contagio. In primo luogo il Bahreim. Insomma, come s’usava dire, il problema è politico. Pertanto i 10 Miliardi del golfo non sono scontati.

 Altri 20 Miliardi dovrebbero essere provvisti , secondo il G8, dal Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sotto forma di prestiti. Altro problema. I prestiti prevedono restituzioni e pesano su bilanci statali già pericolanti.

Il solo Egitto ha un debito di 80 Miliardi di Dollari il cui costo è salito ultimamente perché il suo rating è stato abbassato nel corso della crisi politica ( è avvenuto anche per l’Italia ma possiamo stare tranquilli. Bonanni ha con trono tribunizio annunciato che ci stanno  “prendendo per il culo da dieci anni”. Argomento vincente senza dubbio ).

 La Tunisia è, se possibile, ancor più malmessa. Con una popolazione molto inferiore a quella dell’Egitto, circa 1/8, il suo debito è intorno a 50 M spinto alle stelle dalla cleptocrazia della famiglia Ben Ali. Prima della crisi la Tunisia puntava ad ottenere un prestito di  tre Miliardi per pagare gli interessi del vecchio debito e coprire buchi nel bilancio.

 Oltre all’incertezza dell’aiuto colpisce ancor più la differenza con politiche del passato.  L’Egitto nel 1990-91, si unì alla guerra in Kuwait contro Sadam Hussein avendo sulle spalle un debito di 50M. Alla fine del conflitto gli furono annullati 25M,  debito dimezzato. L’economia egiziana dei primi anni novanta ne trasse indubbio vantaggio.

Il Pakistan ha ricevuto un trattamento simile al suo annuncio di collaborazione, nel 2001, nella guerra ai talibani in Afganistan. Morale ; entrare in guerra vale metà del debito, mentre cercare di divenire un paese democratico  molto meno. Se valesse lo stesso criterio l’Egitto di oggi dovrebbe vedere ridotto il suo debito di 40M. Dopo tutto il debito fu contratto da un regime autoritario, sostenuto dalle potenze occidentali. Perché i contadini di Ismailiya e di Asyut dovrebbero essere ostaggio per il rimborso ?

 Inoltre i 25 M risparmiati all’Egitto nel 1991 erano sicuri, non promesse vaghe e inviti ad altri paesi e istituzioni come quelli usciti dal G8.

 E’ anche vero che in quel tempo gli USA avevano un debito basso e che B. Clinton , alla fine del suo mandato contava, addirittura,un piccolo surplus. Ci penserà l’amministrazione Bush a creare con i suoi tagli alle tasse per i ricchi e spese di guerra, un elevato deficit strutturale. Ma tutto questo non è colpa del popolo tunisino e dei giovani egiziani.

 Le transizioni  alla democrazia nei due paesi nordafricani sono irte d’ostacoli. La cosiddetta comunità internazionale ha bisogno , è suo interesse prima che dovere, d’essere generosa. Dimostrare agli egiziani che la loro lotta è apprezzata non solo a parole ma sostenuta concretamente. Lo stesso per la Tunisia. Ma l’Egitto  costituisce ¼ del mondo arabo, ha sempre avuto una funzione di leader, il suo successo avrebbe conseguenze ben al di là dei suoi confini.

 Il G8, seguendo la traccia del discorso di Obama sul medio oriente (quanto davvero condiviso??), ha dichiarato la sua fiducia nei cambiamenti. Fatto corretto, ma che rischia l’insignificanza se l’aiuto promesso è ben di sotto alle necessità reali e se segnala che la guerra vale più della costruzione di democrazia.

 Una buona cosa  potrebbe venire dalla Libia del post Gheddafi : l’uso della ricchezza petrolifera ( 26M dollari annui) per sostenere le nuove democrazie vicine. Gheddafi l’avrebbe usata per destabilizzarle.

T.F  

 

 

 

 

 

 

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