G 7: I CINQUE GRANDI TEMI CHE DIVIDONO – Il club dei Grandi a Biarritz –
G7, i dossier che spaccano il club dei Grandi – Leonardo Martinelli e Alberto Simoni, su La Stampa, sintetizzano come segue più avanti i cinque grandi temi che dividono i sette grandi paesi, tant’è che si è diffusa la notizia che non si prevede un comunicato congiunto al termine dei lavori a Biarritz, ma la sola registrazione di comunicati dei singoli capi di governo o dichiarazioni bilaterali. Vedremo…
CLIMA
Europa – Vincoli e investimenti eco – Macron vuole che l’emergenza in Amazzonia diventi prioritaria nel vertice, sostenuto da Angela Merkel e Boris Johnson. La Francia punta anche all’adozione di una Carta per la biodiversità (ha l’appoggio degli altri europei e del Canada). Bisogna poi ricapitalizzare il Fondo europeo per il clima (senza i soldi di Trump): solo la Germania si è già impegnata a un raddoppio della sua dotazione.
Stati UnitI – Il via libera al carbone – Donald Trump non vuole vincoli né sul fronte interno né su quello internazionale su emissioni e sull’ambiente e ribadirà la sua posizione al G7. Non vuole vincoli per le aziende. Il 1° giugno del 2017 ha annunciato il ritiro dall’accordo sul clima di Parigi sottoscritto da Obama. Due mesi fa ha deciso di rivedere Clean Power Plan che prevede la transizione dal carbon fossile a energia pulita.
RUSSIA
Europa – Prematuro tornare al G8- Perché la Russia si aggiunga di nuovo al G7, per ridare vita al G8, defunto nel 2014, gli europei vogliono che prima Mosca trovi una soluzione alla crisi ucraina (e i canadesi chiedono la restituzione a Kiev del Donbass). Per la Merkel e Johnson, in ogni caso, il ritorno della Russia è prematuro. Da escludere in maniera categorica, invece, per Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.
Stati Uniti – Invito a Putin nel 2020- Arrivando a Biarritz Trump si è fatto anticipare da una dichiarazione con la quale apre al ritorno del formato G8. «Sarebbe meglio avere la Russia dentro», ha detto, dicendosi pronto ad appoggiare una simile proposta. Ne ha parlato con Macron. Potrebbe però il prossimo anno, visto che saranno gli Usa a ospitare il summit, agire da solo ed estendere l’invito a Putin senza consultarsi con gli altri partner.
IRAN
Europa – Salvare l’accordo nucleare – La Francia insiste per alleggerire le sanzioni di nuovo imposte a Teheran da Trump. E Parigi, con Londra e Berlino, ha creato in gennaio l’Instex (Instrument in Support of Trade Exchanges), camera di compensazione per favorire gli scambi commerciali con l’Iran senza utilizzare il dollaro, in funzione anti-Usa. Obiettivo: salvare l’accordo sul nucleare che era stato raggiunto nel 2015.
Stati Uniti – Sanzioni e intese ex novo – Trump considera il Jcpoa (l’accordo sul nucleare) defunto. Poche settimane fa ha inasprito le sanzioni a esponenti di spicco del regime iraniano. La sua Amministrazione è però divisa fra falchi (guidati da Bolton che preme per azioni di forza) e colombe che ritengono di poter scrivere ex novo accordi con Teheran. Intanto però le sanzioni anti-Iran restano valide anche per gli europei.
NATO
Europa – Più spese ma con cautela – Trump preme sugli europei e soprattutto sulla ricca Germania perché aumentino il loro contributo al bilancio della Nato. L’obiettivo è avvicinarsi al 2% del Pil per le spese militari nel 2024. Ma proprio Berlino (1,2% nel 2018) nicchia e rinvia, mentre l’Italia (1,3%) vuole inserire nel computo le missioni all’estero e la ricerca. La Francia (2,3%), invece, spinge gli alleati europei ad allinearsi.
Stati Uniti – Alleati si difendano da soli – Da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca la questione delle spese militari della Nato sono un chiodo fisso. Ribadisce a ogni vertice che tutti devono contribuire di più, 2% del Pil. Per questo minaccia il disimpegno Usa e minaccia l’Europa: spenda per la sua difesa, non possiamo sempre fare noi. L’avversario numero 1 anche a Biarritz è la Germania: «Quanto investe è insufficiente», ha detto.
ECONOMIA
Europa – Lo stop alla guerra commerciale – Nelle mire di Trump, che, furioso per la tassa decisa a Parigi sui colossi americani del digitale, minaccia nuovi dazi contro la Francia (vino compreso), Macron è in difficoltà per mediare con gli Usa sulle guerre commerciali. Il fronte europeo anti-Trump è in questo caso abbastanza compatto, con la Merkel agguerrita e l’Italia sostanzialmente allineata. Johnson, che spera di concludere un accordo di libero scambio con Washington dopo la Brexit, ha lanciato un richiamo alla calma e potrebbe mediare. Ma insiste sulla necessità di rivedere il «backstop» (*) compreso nell’intesa: su questo ha tutti gli europei contro.
Stati Uniti – Tagli alle tasse anti-recessione – Tagli alle tasse, ricorso alla leva fiscale per la crescita, diminuzione del costo del denaro, accordi commerciali bilaterali, imposizione di dazi a chi non rispetta un mercato «fair», (trasparente), leggi Cina. La ricetta Usa per evitare le secche della recessione è aggressiva. Nella strategia di Trump ha una decisiva influenza la partita elettorale del prossimo anno. Da Biarritz ha detto che se vincerà farà il taglio delle tasse più imponente per la classe media. Che corteggia anche difendendo il «made in Usa», sfidando Pechino e facendo preoccupare la Ue che teme i contraccolpi del protezionismo.
La Stampa 25 Agosto 2019
(*) Brexit – vedi allegati su cosa definisce il "backstop" (rete di trotezione doganale) tra Irlanda – che aderisce alla Ue – e l'Irlanda del Nord che fa parte del Gran Bretagna.
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