FLUSSI MIGRATORI E LA VERGOGNA EU – N.Cacace – Onu dati 2015 –

Flussi migratori, non c’è un’invasione dell’europa, c’è solo la vergogna, di Nicola Cacace. La nota Isril n. 13 del 2016 inizia così. Gli attuali flussi migratori verso l’Europa stanno provocando nella UE ed in tutti i paesi europei una crisi pari quasi a quella delle minacce del terrorismo. Eppure i dati aggiornatissimi diffusi dall’ONU nel recente International Migration Report 2015, parlano di “flussi che investono l’Europa in modo massiccio” ma certamente non di “invasione”. Bisogna sempre separare le sensazioni dalle evidenze.

E le evidenze ci ricordano che in occasione di eventi bellici si sono sempre avute accelerazioni anomale dei flussi migratori, come anche l’ONU certifica. A partire dalla guerra del Vietnam che negli anni settanta vide quasi due milioni di vietnamiti migrare in condizioni disperate con una quota altissima di morti in mare.

Nel 1992, anno apicale della guerra nei paesi della ex Serbia, quasi 700mila profughi fuggirono verso l’Europa dalla sola Bosnia e qualche anno dopo almeno 800mila fuggirono dal piccolo Kossovo, cacciati dalla Serbia di Milosevic.

E attualmente dalla Siria in guerra, paese con meno di 20 milioni di abitanti, 1,5 milioni sono rifugiati in Libano e altri 2,5 milioni in Turkia. Il Report dell’Onu (vedasi tabella che riporta gli arrivi dei migranti per paese di origine) mostra che nel quindicennio 2000-2015, si sono avuti nel mondo 70 milioni di migranti e profughi, di questi 20 si sono diretti verso l’Europa (l’Onu si riferisce all’Europa di 720 milioni di abitanti allargata oltre l’UE, compresa Russia, Ucraina, etc.).

Ma attenzione: di questi 20 la metà, 10 milioni sono migranti europei, polacchi, romeni, ucraini, greci, italiani, etc. per cui l’immigrazione netta è stata di 10 milioni. (…)  per proseguire aprire l’allegato

Allegato:
isril_newsletter_2016_13.pdf

2 commenti
  1. Rodolfo Vialba
    Rodolfo Vialba dice:

    A parte la necessità di tenere distinti i temi che riguardano gli “immigrati” da quelli dei “rifugiati” vorrei che quando si ragiona di “rifugiati” non si dimentichino almeno tre questioni:
    1) sono persone che fuggono dalle guerre, dalla miseria, dalla fame, dal rischi concreto e reale di perdere la vita, e sono alla ricerca di una sicurezza e di un futuro che non hanno nel loro Paese.
    2) proprio perché, a prescindere dalle ragioni che la determinano, c’è la guerra nei Paesi da dove provengono i “rifugiati”, l’unica realistica possibilità che abbiamo di aiutarli nel loro Paese è, per quanto ci compete, quella di lavorare per porre fine alla guerra, e il nostro Paese molto può fare, sia non vendendo a questi Paesi le armi che produciamo (L’export di armi da guerra italiane è triplicato, con un giro d’affari passato dai 2,9 miliardi di euro del 2014 agli 8,2 miliardi nel 2015.), sia intervenendo a livello internazionale perché si ponga fine al commercio delle armi e alle guerre.
    3) in attesa che sia concretamente possibile “aiutarli a casa loro” resta la domanda su cosa noi e l’Europa possiamo e dobbiamo fare.
    Domanda ricorrente in questi tempi con risposte diverse dei singoli Paesi che sono la dimostrazione della debolezza politica e di governo dell’Unione Europea.
    A che serve un’Europa che non è in grado di accogliere e integrare un numero di rifugiati largamente inferiore all’1% della sua popolazione se non a mettere in discussione la sua stessa esistenza?
    E’ ragionevole pensare che i singoli Paesi, chiudendosi nei propri confini nazionali, risolverebbero il problema dei “rifugiati”? e se sì come?
    Personalmente condivido il vescovo di Eisenstadt, monsignor Ägidius Zsifkovics: “La risposta non è lo steccato. Semmai, in caso di necessità, un buco nello steccato!”. Rodolfo Vialba

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  2. giulio cometto
    giulio cometto dice:

    Concordo, ci dovremmo vergognare come Stati Europei e in parte come cittadini, per come stiamo trattando altri essere umani,che sono obbligati a scappare da guerre e carestie. Hanno diritto a vivere dignitosamente, come tutti noi, ed è nostro dovere aiutarli, invece li respingiamo ai nostri confini Ma non lamentiamoci, se questa ostilità nei confronti di questi popoli, provocherà in un futuro molto prossimo altri conflitti ed orrori che coinvolgerà anche noi. Giulio Cometto

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