Esiste un’altra Israele
Esiste un’altra Israele, tutt’ora ancora minoranza politica, alternativa a quella rappresentata dal sesto governo Netanyahu (Likud) con ruolo determinante della destra religiosa che si richiama alla Bibbia; faticosamente ma con perseveranza e con crescita si manifesta per la liberazione degli ostaggi e per la fine della guerra in Medio Oriente, a Gaza, contro la strategia della Grande Israele (annessione della Cisgiordania e di Gaza), sostiene la difficile soluzione dei due stati che reciprocamente si riconoscano. Si moltiplicano, in Israele, le denunce contro la TV di stato che manda in onda, ogni giorni, filmati sull’orribile pogrom del 7 ottobre 2023 per opera delle brigate di Hamas ma sono censurate le notizie sulle distruzioni e sulle uccisioni di civili a Gaza e sugli assalti dei coloni a villaggi palestinesi in Cisgiordania.
Oltre alle manifestazioni popolari arrivate in Agosto anche oltre le 500.000 in piazza, e molte di più come mobilitazione, delle quali hanno dato informazione i media, anche nell’esercito (Idf) si manifestano resistenze dello stesso stato maggiore ai progetti governativi di sterminio su Gaza, nelle settimane scorse sono state pubblicate molte interviste di riservisti che non rispondono alla chiamata alle armi, giovani hanno bruciato le lettere (come in Usa al tempo del Vietnam), crescono i suicidi nell’esercito per gli orrori che hanno compiuto o visto a Gaza contro civili e bambini, oltre 600 ex comandanti dell’esercito, dell’aviazione e dei servizi segreti hanno sottoscritto una lettera inviata a Donald Trum affinchè “freni” la follia armata di Netanyahu e del suo governo “pericoloso per la pace .nel mondo”. https://magazine.cisp.unipi.it/il-sesto-governo-netanyahu-quali-rischi-per-i-diritti-e-la-democrazia/

Nel mondo ebraico, in Israele e nel mondo, si moltiplicano le dichiarazioni a favore dei due stati, si discute se il susseguirsi di crimini di guerra siano una minaccia di genocidio o lo stesso sia già in atto. Lo sterminio e i crimini contro l’umanità in atto a Gaza, e in altre forme in Cisgiordania, perseguono l’obiettivo – ripetutamente dichiarato dal ministro il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e quello per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir – di disperdere un popolo, la sua identità culturale e territoriale. Cacciare i palestinesi, in qualsiasi modo, dalle proprie terre in quanto non gli appartenerebebro storicamente, a sostegno della “Grande Israele, dal mare al Giordano” sventolano versetti millenari della Bibbia anziché rispettare il dirittto internazionale e le risoluzioni dell’Onu.
Il termine genocidio divide anche chi condanna i crimini di guerra e gli atti di terrorismo ddell’esercito di Israele. La definizione di genocidio, ricorda la giurista della Corte internazionale Monique Chemillier-Gendreau « è piuttosto restrittiva: deve esserci «intenzione», e sappiamo quanto sia difficile provare un’«intenzione». Tale intenzione deve essere quella di distruggere un gruppo umano, nazionale, etnico, razziale o religioso (…) La Corte internazionale, emettendo le sue ordinanze in merito, ha riconosciuto il “rischio” di genocidio. Questo ci basta dal punto di vista giuridico, poiché la Convenzione del 1948 crea l’obbligo di prevenire questo crimine. Una volta riconosciuto il rischio di genocidio, tutti gli Stati del mondo devono contribuire alla prevenzione del genocidio a Gaza, Israele in primo luogo.».
Sono pochi i genocidi riconosciuti internazionalmente nell’arco degli ultimi 100 anni (quello degli Armeni dell’Impero ottomano, quello degli Ebrei d’Europa e quello dei Tutsi in Ruanda); sono molte le dispersioni di popoli, i crimini contro l’umanità che si contano dopo l’ultima guerra mondiale, dopo la definizione della Convenzione internazionale del 1948.
Edith Bruck – 94 anni, scrittrice sopravvissuta ai lager – ritiene sbagliato il termine genocidio per definire quanto di tremendo avviene a Gaza e basa la sua convinzione con queste parole «io l’ho vissuto e posso dirlo il genocidio compiuto dai nazisti è completamente diverso». Una riflessione analoga è sostenuta da Liliana Segre, anch’essa sopravvissuta al genocidio nazi-fascista.
Hanno certamente ragione, ma l’unicità della Shoah – la motivazione razzista, la programmazione scientifica per cancellare quel piopolo, la ricerca degli ebrei nel mondo per portarli in centri organizzati per lo sterminio, l’eliminazione di milioni di ebrei e altre minoranze – non impedisce di riconoscere altre modalità di genocidio, o rischio di esso, che la Convenzione internazionale dell’Onu (1948) così lo definisce all’articolo II:
“…Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Yair Golan generale, fondatore dei «democratici», nell’intervista rilasciata a Roberto Bongiorni pubblicata su Il Sole 5-8-25, afferma «L’annessione della Striscia di Gaza equivale alla distruzione di Israele. L’annessione della Cisgiordania è la stessa follia. Gaza deve essere amministrata dai Palestinesi». Generale riservista fino a maggio, prima che il ministro della Difesa Katz ordinasse che non indossasse più la divisa, Golan è il fondatore dei «Democratici», il nuovo partito politico che raccoglie la sinistra israeliana e continua a crescere tra quegli elettori che chiedono la fine della guerra e la liberazione di tutti gli ostaggi. «Israele è sulla strada per diventare uno Stato paria, come lo fu una volta il Sudafrica» aveva dichiarato in maggio. «Uno Stato sano non uccide i bambini per hobby».(…) per proseguire aprire l’allegato
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