Uno,due,….e tre. Dopo Ben Ali e Mubarak è venuto il turno del Presidente dello Yemen Abdallah Saleh. Al potere da 32 anni, Sahel ha accettato di andarsene, ponendo alcune condizioni che sono state accettate dall’opposizione: immunità per lui e i suoi famigliari e la formazione di un Governo d’unità nazionale. Le sue dimissioni dovranno avvenire entro trenta giorni
L’opposizione ha accettato , dopo lunghe discussioni, il piano presentato dai paesi facenti parte del Consiglio di cooperazione del Golfo ( CCG ) e farà parte di un Governo di transizione. Il piano prevede il trasferimento di poteri in tre mesi. I sei paesi del Golfo che fanno parte del CCG , alleanza militare e politica, chiedono al Presidente Sahel di rimettere la sua carica al vice presidente nell’arco di un mese. I responsabili dell’opposizione dovranno guidare un governo di transizione con il compito di preparare elezioni legislative due mesi più tardi delle dimissioni del Presidente. Da due mesi manifestazioni di strada sull’onda degli avvenimenti in Tunisia e Egitto si sono succedute senza tregua in Yemen. Vi sono stati morti e feriti: almeno 130 vittime. Ma nel corso delle settimane il potere presidenziale è stato sempre più isolato. Saahel è stato abbandonato da membri del suo Partito, del Governo, degli apparati di polizia, diplomatici di alto rango. Il fatto comunque più importante è stata la secessione dei militari che hanno appoggiato i manifestanti anche schierando carri pesanti nelle strade.
Sahel, 62 anni, era arrivato al potere con il colpo di Stato del Luglio 1978 e l’assassinio del Presidente Ak Hamdi Sahel ha sostenuto Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo nel 1990/91 ed è stato “eletto” due volte: nel 1999 con il 96% dei voti e nel 2006 con il 71%.
Anche in Yemen il potere è un affare di famiglia. Il figlio maggiore comanda la guardia repubblicana e le forze speciali, i tre nipoti si occupano degli apparati di sicurezza. E della guardia presidenziale. Quanto a suo fratello è generale dell’aviazione. Di fronte ad una massiccia e continua contestazione Saleh aveva annunciato il 2 Febbraio che non si sarebbe presentato candidato alla Presidenza e avrebbe lasciato nel 2013.
Fuori Ben Ali, Mubarak e Sahel ne restano ancora parecchi. In Nord Africa , Assad, Gheddafi e Bouteflika. E’ noto quanto gli stati “rentier” del petroli abbiano capacità di resistenza ; risorse finanziarie, forze di repressione specializzate . In quanto alla Siria è difficile che l’esercito lasci Assad, anzi è un suo ostaggio.
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