APPRENDISTATO PAROLA MAGICA PER ART.18 – redazione – occupazione 11/01/912
La logica che regola il nuovo regime dell’Apprendistato pare essere la stessa che può indicare una soluzione condivisa dalle parti sociali sul mercato del lavoro senza compromettere la sostanza dell’articolo 18 dello Statuto ( esempio il doppio regime previsto dal progetto Ichino). Anche per chi apprendista non è si ipotizza un periodo di lunga prova ( massimo tre anni) nel quale un licenziamento per giusta causa "economica" non comporterebbe il reintegro ma una compensazione economica.
Raffaele Bonanni al termine dell’incontro con il minstro Elsa Fornero ha ddichiarto che non si è parlato dell’art.18 e che serve un "patto sociale per cacciare le lobby, che la Cisl non ha tabù ma l’art. 18 non può essere il totem del governo". Ha sollecitato un confronto aperto tra governo, sindacati e imprenditori. In settimana è previsto un vertice tra Cgil, Cisl e Uil per definire una una posizione comune da presentare al governo. Susanna Camusso ha dichiarato che la Cgil è "seriamente interessata" al tentativo di raggiungere una proposta unitaria con Cisl e Uil e quindi un’intesa con il governo
Intanto, un pò a sorprea la presidente di Confindustria Emma Marcecaglia ha riacceso i fari sull’art.18 dichiarando che il reintegro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori "è un’anomalia del sistema italiano, esiste formalmente anche in qualche altro paese europeo ma sostanzialmente non viene usato". Probabilmente punta all’elevazione della soglia dai 15 dipendenti attualente in vigore a quota 50.
Serve, e molto, ricordare che il licenziamento per motivi economici è ampiamente in vigore nel nostro paese, sia in forma individuale che collettiva. Quando questo è correttamente motivato e presentato rispettando le procedure non dà motivo d’impugnazione. Si recepisce l’amara realtà di "giusta causa". Da anni. Il licenziamento per motivi economici in Italia avviene fin troppo facilemente abusando del "silenziatore" della Cassa Integrazione e collegati. Il Ministro dell’Industria Carlo Donat Cattin che nel 1970 fu protagonista dell’impresa di far recepire al Parlamento, con la Legge 300 (Statuto dei Lavoratori) le conquiste più importanti dei rinnovi contrattuali dell’autunno caldo, non esitò pochi anni dopo, nel mezzo di una crisi congiunturale – mettendo in imbarazzo sindacati e Confindustria – a definire "licenzia di uccidere " la nuova legislazione sulla Cassa Integrazione Guadagni Speciale. Uccidere l’occupazione, intendeva dire. Uccidere con "il silenziatore" sottolineò. Era un ministro democristiano, certo d’altri tempi. Inviso per il suo schietto parlare e gusto della sfida politica. Serve ricordarlo perchè così è stata la realtà e permane tutt’ora.
Chi solleva oggi il polverone sull’articolo 18, attribuendo ad esso poteri di divieto che non possiede, additandolo come capostipide di rigidità solo italiane, ignora la ratio della normativa oppure punta ad ottenere una qualche riscrittura in cui sia esplicito che un provvedimento assunto di licenziamento con la motivazione economica è "insindacabile" e pertanto sottratto ad un’eventuale verifica della magistratura per appurare – se richiesto dal lavoratore – la veridicità della "giusta causa" o la messa in campo di un sotterfugio. Crediamo di ricrodare bene che questo termine sia presente in alcuni delle proposte avanzate per una nuova regolamnetazione.
Alleghiamo tre articoli
- Licenziamenti più facili falso problema di L.Gallino su La Repubblica
- Apprendistato parola magica per un accordo di S.Cannavò su Il Fatto Quotidiano
- La rappresentaazione della flessibilità secondo alcuni articoli e sintesi del Sole 24 ore.
Allegato:
Licenziamenti falso problema_Gallino.pdf
La rappresentazione della flessibilità_Il Sole.pdf
Apprendistato parola magica_11-1-012.pdf
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