AFRICA,POVERTA’ ASSOLUTA – E.Friso – mancano infrastrutture e molto altro –
Africa, povertà assoluta. Mancano strade e ferrovie e l’informatizzazione passa attraverso server e router posti altrove. Sembra proprio che una delle preoccupazioni maggiori di Papa Francesco, sia quella di attirare l’attenzione dei potenti del mondo sulla povertà che perversa in varie regioni del pianeta, e sulla necessità di combatterla. Non a caso, ha visitato in questi giorni alcuni paesi del continente africano. Infatti, la povertà è una condizione diffusa in gran parte dell'Africa.
La maggior parte dei paesi africani si collocano agli ultimi posti di tutte le principali classifiche di ricchezza nazionale, come quelle basate sul reddito pro capite o sul PIL pro capite, pur disponendo spesso di ingenti risorse naturali. Gli ultimi 25 posti della classifica stilata dalle Nazioni Unite (ONU) sulla qualità della vita, sono da sempre appannaggio di nazioni africane.
Nell'ultimo elenco delle 50 nazioni meno sviluppate del mondo stilata dall'ONU, 34 posizioni sono occupate da paesi africani. La gran parte delle infrastrutture presenti in Africa sono state realizzate in epoca coloniale, con obiettivi in generale del tutto indipendenti da quello dello sviluppo del paese ospitante. Per esempio, la maggior parte delle ferrovie e delle strade realizzate in epoca coloniale servivano soprattutto a collegare alcuni luoghi dell'entroterra, dove si producevano particolari risorse, con i porti sulla costa dove tali risorse venivano imbarcati verso l'Europa. Soltanto in pochi casi eccezionali come in quello del Sudafrica (dove però la minoranza di bianchi, fino a poco tempo fa, ha imposto l’apartheid, vale a dire la segregazione razziale), si può parlare di una vera e propria rete ferroviaria o stradale.
In molte nazioni africane, il PIL pro capite è sotto la soglia dei 200 $ annui. Nonostante tale valore sia andato crescendo negli ultimi decenni, il progresso è largamente inferiore a quello rilevabile in altre aree del mondo in via di sviluppo, come il Sudamerica, per esempio. Il retaggio coloniale si rivela in numerosi altri settori, come le telecomunicazioni. La rete telefonica fissa è quasi inesistente in gran parte del continente, e si appoggia in larga misura alle infrastrutture europee.
Fino a pochi anni fa le telefonate fra il Ghana e la confinante Costa d'Avorio venivano smistate attraverso le centrali telefoniche francesi o inglesi. Anche la situazione attuale di Internet in Africa rivela, per molti aspetti, la dipendenza infrastrutturale dell'Africa dall'Europa. La maggior parte dei siti web "africani" sono in realtà ospitati su server europei, e gran parte del traffico Internet del continente passa attraverso router situati altrove, con corrispondenti oneri economici che rendono ancora più difficile la penetrazione delle nuove tecnologie informatiche in un contesto già afflitto da numerosi altri handicap (insufficienza della rete elettrica, scarsa alfabetizzazione informatica, e così via).
La più diretta conseguenza della povertà in Africa è il livello generalmente basso della qualità della vita in termini, per esempio, di disponibilità di beni di consumo. Più in generale, i paesi africani (fatte le consuete eccezioni per il Sudafrica, le piccole nazioni turistiche come le Seychelles, alcuni paesi del Maghreb) si trovano nelle ultime posizioni del mondo rispetto a parametri come mortalità infantile, aspettativa di vita, analfabetismo e istruzione, e via dicendo.
Anche la penetrazione in Africa non solo di Internet, ma in generale delle telecomunicazioni e della tecnologia è ai minimi mondiali. Il tutto prevalentemente a causa di fattori come la diffusa corruzione politica e le conseguenze del colonialismo.
In Africa si osserva spesso una mancanza di correlazione fra la ricchezza di un paese e la qualità della vita dei suoi abitanti, nonché un fortissimo divario fra il benessere di una ristrettissima élite e la povertà della maggioranza della popolazione. L’Europa, come conseguenza del suo passato coloniale, ha il dovere di aiutare, con tutti i mezzi possibili, lo sviluppo economico e sociale dei paesi africani e nel rispetto assoluto della loro indipendenza.
Pubblicato su Corriere delle Alpi (Belluno) 1° dicembre 2015
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