Addio a Gorbaciov
Addio a Michail Gorbaciov, l’occasione persa dall’Urss e dall’Occidente – Aveva 91 anni. Il leader che ha cercato di cambiare il volto dell’Unione Sovietica e di costruire una casa comune europea mettendo fine alla Guerra Fredda. Nella sua immane azione di programmazione per le riforme (perestrojka) e di trasparenza e pluralismo politico (glasnot) ha incontrato grandi contrasti nel suo paese. Aveva bisogno di sotegni economici e finanziari che l’Occidente gli ha negato, “lasciando solo nella sua impresa politica” come lucidamente ricorda e sottolinea Massimo D’Alema nell’intervista a Francesco Sforza su La Stampa (vedi allegato)
Tommaso Di Francesco lo ricorda con questo editoriale su Il Manifesto del 31 Agosto.
< È morto ieri sera all’età di 91 anni Michail Gorbaciov, l’ultimo leader dell’Unione sovietica. E sicuramente l’unico e l’ultimo ad avere tentato in extremis di riformare quel sistema ma con una apertura che per la portata delle proposte e dell’iniziativa, avrebbe spiazzato l’Occidente, così tanto che i leader occidentali sarebbero diventati incredibilmente suoi presunti fan. In realtà Gorbaciov, che pure era stato sponsorizzato come segretario nel 1985 da Andropov e dall’apparato del partito, voleva ancora salvare l’idea di trasformazione socialista ma coniugandola alla democrazia, voleva la glasnost e la perestrojka, una ventata di verità, apertura, libertà e trasparenza per modificare dall’interno un regime di chiusura, omertà e potentati. Intanto mettendo subito in discussione il ruolo del partito e della stessa figura del segretario che non sarebbe dovuta essere più centrale rispetto alla società. Quasi ad imitazione della Primavera di Parga voluta da Dubcek nel 1968 e repressa dai carri armati del Patto di Varsavia. Gorbaciov propose per questo il Congresso dei deputati del popolo, un organismo di nuova rappresentatività della società civile sovietica, riattivando una memoria critica – furono gli anni della nascita di Memorial – sostanzialmente antistalinista (fu riabilitato Bucharin).
Su terreno internazionale avviò il ritiro dell’Armata rossa dall’Afghanistan, dall’avventura disastrosa voluta da Brezhnev nel 1979 che fini dieci anni dopo nel 1989, e pose fine alla dottrina Brezhnev che prevedeva l’ingerenza armata dell’Urss nei Pesi satelliti; di fronte al persistere dei blocchi militari in Europa, c’era ancora il patto di Varsavia – chiuderà i battenti nel 1995 – e l’Alleanza atlantica che c’è ancora, avanzò la proposta di una “Casa comune europea dall’Atlantico agli Urali” in una prospettiva di pace e di integrazione di popoli e sistemi; aprì lo spiraglio dell’unificazione della Germania, terribile e difficile per un Paese massacrato dalla furia nazista nella Seconda guerra mondiale, consapevole che il Muro di Berlino non poteva durare e infatti crollò nel 1989, ma avendo l’assicurazione americana e atlantica che la Nato mai si sarebbe allargata a est; trattò veramente con il presidente Usa Ronald Reagan l’eliminazione totale delle armi strategiche nucleari.
Col senno di poi tanti detrattori, interni ed esterni della sua politica, dichiarano ora che questa mastodontica trasformazione gorbacioviana era una pia illusione perché fallì. Perché Gorbaciov fallì, abbandonato da tutti. L’Urss con l’avvio della decentralizzare del potere, precipitò nella faglia dei nuovi nazionalismi, l’un contrapposto all’altro; Gorbaciov venne destituito nell’agosto del 1991 da un avventato golpe fallimentare dei duri del regime e, peggio, venne “salvato” dal suo peggior nemico, Boris Eltsin. Fu l’inizio della fine dell’Urss e di Gorbaciov, a fine 1991 venne ammainata la bandiera rossa dal Cremlino. Eltsin rilanciò la mai tramontata centralità nazionalista della Russia dentro l’Unione sovietica morente insieme alla sua personale. Un processo farsa di sostituzione, fortemente sponsorizzato dall’Occidente, che nel 1993 lo avrebbe portato a bombardare il parlamento russo voluto da Gorbaciov e ad avviare a fine anni Novanta alla presidenza e alla leadership del Paese l’ex agente del Kgb, Vladimir Putin.
Certo un fallimento. Ma soprattutto un’occasione persa non solo dall’Unione sovietica, ma dal mondo intero a partire dall’Europa. Perché a guardar bene il presente misero che ci circonda, buio, senza spiragli di prospettiva e aperture, il ritorno delle troppe guerre nel mondo, della stessa Guerra fredda e dei conflitti armati nel cuore d’Europa, la tragedia dell’Ucraina, l’aggressività imperiale “ da grande Russia” di Putin, l’annichilimento dell’Europa senza ruolo, leadership e politica estera, l’allargamento provocatorio ed esplosivo della Nato a est dopo avere inglobato tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, guardando questa devastazione, questa sì da fine della storia, quanto sarebbe stato meglio che la stagione “illusoria”, visionaria di Gorbaciov vincesse e si trasformasse in realtà?>
Abbiamo selezionato (vedi allegati) alcuni, dei tanti, articoli apparsi sui principali quotidiani. Potete leggere anche il lungo articolo di Davide Hoffman su Il Foglio che ricostrusice la storia di Michael Gorbaciov e il contesto dell’ Urss di quegli anni. Il Manifesto nell’edizione del 31 agosto ha rpubblicato articoli del 1991 (scioglimento dell’Urss) a firma di Rossana Rossanda ed altre firme del quotidiano comunista.
Due articoli con questi link – “Gorbačëv, la paura e la ragione” da MicroMega n. 2/1991 https://www.micromega.net/gorbacev-la-paura-e-la-ragione/?utm_source=substack&utm_medium=email – È morto Michail Gorbaciov, ultimo leader dell’Urss e Nobel per la pace https://www.lastampa.it/esteri/2022/08/30/news/e_morto_mikhail_gorbaciov-7867681/
Lascia basiti, per non aggiungere altri aggettivi, Marco Rizzo (Partito Comunista) che twitta per annunciare che brinda alla morte di Gorbaciov: «Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo…». Posta anche una immagine di una bottiglia di spumante ricordando la data della dissoluzione dell’Unione sovietica, appunto il 26 dicembre 1991, quando il Soviet delle Repubbliche del Soviet Supremo ratificò le decisioni di Gorbaciov che si era dimesso da presidente il giorno prima, e dissolse formalmente l’Urss. Energica la reazione sul social, con decine di tweet di risposta contro l’uscita del leader del Partito Comunista, candidato alla Camera con “Italia Sovrana e Popolare”. 31 Agosto 2022 alle 00:09
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