APPUNTI DELL’ORSO BERGAMASCO

Savino Pezzotta vive e ci scrive da Bergamo, epicentro della pandemia. Ci invita a condividere riflessioni sul cambiamento epocale in atto.

Dopo la metà di Marzo ha voluto condividere le sue riflessioni sulla crisi globale che attraversiamo conseguente al coronavirus, inviando più “Appunti dell’Orso bergamasco”, con tanto di vignetta, ad una cinquantina e più di amici. L’ultima e-mail del primo Aprile inizia così Cari amici, rieccomi. spero solo di non scocciarvi. Viviamo momenti tristi, diversi amici con i quali ho condiviso l’impegno sindacale, sociale e politico se ne sono andati e non ho potuto salutarli, questo fatto mi amareggia molto. Continuo a scrivervi poiché credo sia utile mantenere le nostre relazioni e consolidare l’amicizia.

Prosegue Savino: La dura situazione in cui  viviamo, ci costringe a riflettere su molte questioni e sull’ incidenza che l’epidemia ha su di noi e sulla società. E’ un esercizio faticoso e non penso che lo possa affrontare con questi miei appunti, che sono e restano solo una modalità comunicativa, il mantenere un collegamento e di amicizia, ma mentre scrivo ho l’impressione di essere un equilibrista che cammina su un filo e che si sente incapace di mettere un piede davanti all’altro e di vivere un equilibrio precario sul confine del presente.   (…)   

Savino, L’Orso bergamasco! E’ l’appellativo dato da amici, molti anni fa, per il suo apparire a volte burbero

In questo abstract riportiamo stralci di questi Appunti, in allegato trovate i testi completi. Invitiamo i nostri ad  esprimere un loro commento nello spazio in fondo a questa pagina. E’ nostro proposito riordinarli  per un’apposita pubblicazione su questo sito. Cosa che vorremmo fare anche per i commenti che riceviamo per  “Riflessione a distanza del nemico ”  pubblicato giorni fa.  

Cari amici, continuo a volere mantenere il dialogo con voi sui problemi dell’oggi, anche se questa mattina scrivo attraversato dal dolore. Il Virus assassino si è portato via il mio amico e compagno della mia vita sindacale, Enrico Mismara. (…)  In questi giorni ho ricevuto molte telefonate da amici e conoscenti che chiedevano notizie sullo stato della mia salute visto che abito in una zona considerare l’epicentro del Corona-virus. Sto bene! e spero che questo duri. (…) La situazione che stiamo attraversando obbliga a porci tante domande e anche a cercare di fare un bilancio della propria vita e vedere quanto di buono abbiamo fatto ( sempre poco rispetto a quanto potevamo fare) e quanto di male (sempre di più di quello che avremmo potuto evitare).  (…) Se non tutto tornerà come prima dobbiamo però vedere cosa trattenere del buono che abbiamo vissuto e penso alla socialità, alle forme di condivisione a un sindacalismo associativo e partecipativo  diffuso, in pratica a tutto ciò che ci ha insegnato a non essere indifferenti alla sorte degli altri e della comunità politica. Non si tratta di tornare all’antico ma di riscoprire quei valori che all’interno di una crisi distruttrice servano a ricreare una dimensione creatrice.   

Sono convinto che ci vorranno anni per comprendere appieno come l’epidemia del 2020 ha contribuito a far evolvere il mondo, ma sono persuaso che in quanto crisi globale rappresenta anche una svolta globale. Nell’immediato futuro dovremmo vivere avvolti dal dolore  che in questi giorni ci ha colpito. Una ferita di questa intensità e profondità non sarà mai veramente risolta se non troveremo i modi e la forza di condividere il patire di chi ha perso persone care, se non matureremo nel cuore e nella mente una visione globale e universale di come sortire insieme.

è stato inserita la nuova lettera di Savino Pezzotta di Domenica 5-4-20

(…) È in atto un capovolgimento di prospettiva , per anni ci è stato detto: “meno stato più mercato”, “ meno politica ”“no vaccini” , “meno Europa” , “prima noi”, oggi gli stessi che proclamavano queste idee folli chiedono più Stato, più politica, più Europa, più rapporti solidali tra nazioni. Speriamo che passata la paura di questi “più “ resti qualche cosa di concreto e di realista. Dunque, ci sono segnali che cambiano i pensieri e con essi i tempi. Penso che valga la pena coglierli.

4 commenti
  1. redazione
    redazione dice:

    Parole da Orso – http://www.il9marzo.it -3 aprile 2020 –
    Savino Pezzotta fa sentire la sua voce da Bergamo, la città simbolo dell’epidemia che ci tiene chiusi in casa da quasi un mese. I nostri amici di sindacalmente.org pubblicano regolarmente gli “Appunti dell’Orso bergamasco” che Savino manda agli amici in questi giorni difficili. Note in cui si riflette criticamente sul passato, si ragiona sul presente e si invita a prepararsi ad un futuro che non potrà essere un ritorno a quel che eravamo fino a un mesetto fa.
    “L’inconoscibilità del futuro – scrive ad esempio Pezzotta nell’ultima nota – mette sempre a rischio i nostri progetti e le ipotesi politiche , proprio per questo che da oggi bisogna allenarsi al futuro.
    Il futuro è sempre stato il punto di vista di Savino, la prospettiva da cui ha invitato a guardare il mondo, ad analizzare i problemi ed a costruire le possibili risposte sia quando aveva responsabilità di guida nell’organizzazione, sia negli ultimi anni.
    Anche per questo le parole da Orso che manda dalla sua casa sono preziose oltre che care: perché da questa crisi ci sarà chi sarà travolto e chi ne sarà rafforzato. E questo vale per le organizzazioni, per le persone, le imprese, e le idee e le visioni che esprimono nella loro azione.
    Le idee degli ultimi anni hanno mostrato i loro limiti, ed è ora di rielaborarne di nuove. Proprio come ci dice di fare Savino.
    E’ anche indicato il link di sindacalmente.org per scaricare “Gli appunti dell’Orso bergamasco”.

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  2. redazione
    redazione dice:

    Caro Savino
    Ti ringrazio per questo tuo scritto pieno di riflessioni e di sollecitazioni che apprezzo e che condivido. Ti dirò che la cosa che mi preoccupa molto in questi giorni è la diffusione della pandemia in Africa. Dalle notizie che ricevo dal Burkina Faso, in cui la nostra Fondazione Chizzolini è presente da anni con progetti di cooperazione, la situazione è devastante. Si espandono rapidamente i contagi e le misure di prevenzione non sono sempre possibili per mancanza di acqua ecc.
    Ho lanciato un appello anche attraverso Facebook per dare una mano a questo paese che davvero necessita di ogni tipo di aiuto. Lo stesso cardinale Philipe Ouedraogo è ricoverato in ospedale e con lui molte persone, e molti giovani.
    Diffondi anche tu ai tuoi amici questo appello affinché riusciamo a capire e ad agire per questi nostri fratelli africani che, come noi, anzi peggio per la Loro situazione logistica, soffrono e muoiono. Stefania Gandolfi

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  3. redazione
    redazione dice:

    Rodolfo Vialba
    Non credo di sbagliare valutazione se dico che i temi toccati da Savino sono parte, forse la principale, di quelli su cui dobbiamo iniziare a riflettere per capire come si uscirà dell’emergenza del coronavirus, anzi per renderci conto della profondità dei cambiamenti che da questa emergenza sono indotti e determinati.
    Senza nulla togliere alla necessità di affrontare questi temi c’è almeno un altro tema, quello della mancanza di lavoratori stagionali nelle aziende agricole addetti alla raccolta di verdure e frutta, che non può essere rinviato sia in quanto riveste, in termini temporali, carattere di priorità stante i rischio di perdere tutta la produzione, sia perché è emblematico della realtà che il Paese vive e dei problemi irrisolti che deve affrontare: immigrazione, disoccupazione, reddito di cittadinanza, economia sommersa, lavoro nero, sfruttamento, ecc.
    Se il tema non fosse di grande serietà e preoccupazione si potrebbe fare dell’ironia dicendo a Salvini, Meloni e compagnia bella, Di Maio e il M5S compresi: guardate che quella che si presenta è un’occasione storica, c’è da raccogliere una montagna di verdura e non ci sono più le braccia degli stranieri e degli immigrati, perchè non andate voi con quanti credono in voi e nel vostro slogan “prima gli italiani”, avrete modo di dimostrate che le vostre non sono parole vuote, che dietro le parole c’è la voglia di lavorare, che il reddito di cittadinanza serve per trovare un lavoro, e quello di raccogliere verdure e frutta è un lavoro serio, e non per prendere voti.
    Sarebbe anche l’occasione buona per rendere un utile servizio al Paese e per sperimentare cosa significa lavorare nei campi, quanto questo lavoro sia dignitoso e spesso sfruttato e quanto si debba essere riconoscenti a quanti finora l’hanno fatto. Rodolfo Vialba 6-4-2020

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  4. redazione
    redazione dice:

    Enrico Tacchi
    Ringrazio Savino Pezzotta per il suo contributo, acuto e come al solito molto stimolante, che affronta in modo articolato molte delle principali emergenze acutizzate dalla pandemia attuale.
    Acutizzate, ma non create. Sembra passato tanto tempo da quanto chiedevo, a persone impiegate in attività che assolutamente si potevano svolgere in telelavoro, come mai dovessero sprecare tre ore al giorno par andare e tornare da casa al lavoro. Ma così si faceva, per inerzia o miopia.
    Nessuno ha la sfera di cristallo, però è probabile che automazione e robotizzazione proseguano a ritmi accelerati, indipendentemente dal fatto che ci aspetti una lunga crisi oppure una accettabile ripresa.
    Il venir meno della coesione sociale però non aiuta. Certamente noi in Italia siamo molto sensibili ai tentativi di fare i furbi anche in circostanze drammatiche come le attuali. Politicamente, governi e opposizioni a tutti i livelli sembrano tuttora orientati a criticare l’avversario per avvantaggiarsi. Un certo abuso di telefilm gialli incoraggia forse il complottismo e il discredito reciproco.
    C’è da chiedersi se, così come il pendolarismo inutile non giova né al lavoratore né all’azienda, anche il reciproco discredito non possa alimentare un clima di sfiducia generalizzata, dove nessuno vince e tutti perdono, perché tutti appaiono uguali e dediti solo ai propri interessi.
    Contrastano con queste osservazioni negative l’abnegazione di personale sanitario, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti e tanti altri che con generosità e in nascondimento si prodigano per il bene comune.
    Spero che anche tanti politici agiscano positivamente, o quanto meno in buona fede, anche se i peccati di sospetto temerario e di giudizio temerario non mi sembrano molto di moda nei catechismi contemporanei.
    Chiedo scusa per queste considerazioni estemporanee, ringrazio anche per gli auguri e sinceramente li ricambio a tutti per la Settimana Santa e la Pasqua di Resurrezione.
    Un cordiale saluto, Enrico Tacchi 6 Aprile 2020

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