TORINO E CAMPI ROM – F.Ciafaloni – delibera –
Interventi del Comune di Torino sui campi rom. In allegato diamo il testo integrale della delibera della giunta comunale di Torino del 23 aprile 2013. Vale la pena di leggerlo per intero, anche e soprattutto nella prima parte che descrive i problemi e delinea le possibili soluzioni. La parte deliberativa vera e propria non fa che dare mandato agli organi competenti di fare quanto descritto e motivato nella prima parte. Può essere utile qualche sottolineatura e qualche commento per non perdersi nel quadro, necessariamente smussato e diplomatico, e cogliere i riferimenti ai problemi e alle soluzioni, non sempre condivise, di cui si discute da decenni in città.
Il riferimento alla particolare apertura della città di Torino, che ne farebbe un polo di attrazione per minori e rom, presente in molti interventi e delibere, oltre che in questa, non necessariamente è vero.
A Milano si sa di più e si è intervenuti di più, anche sui rom. Per esempio ci sono ricerche e interventi sui campi a sud di Milano, di rom muratori, che Torino non ha mai fatto.
Ma, quale che sia la graduatoria tra le due aree metropolitane, il riferimento all'autocostruzione, all'autoriparazione, è serio, se viene realizzato. Molti gruppi di rom sono tradizionalmente costruttori, sono abituati a vivere in case in muratura e a farsele da sé. Il campo milanese citato è in muratura, costruito con materiali sottratti, diciamo così, ai cantieri e ai depositi della zona. Non è a loro che bisogna insegnare a fare un muro; caso mai fornirgli i materiali legalmente.L'uso del fabbricato di via Traves, di proprietà comunale, per l'alloggio temporaneo anche dei rom, realizza, anche se in modo poco più che simbolico, l'uscita dai campi, che per molti gruppi non sono affatto una scelta, come si vede anche dal racconto dell'intervento di Giovanni Carpenè e dei suoi collaboratori a Fubine. ( vedi articolo pubblicato su questo sito) dell'abusivismo agli insediamenti stabili le cifre salgono di tre o quattro ordini di grandezza e si realizza solo qualche intervento simbolico. Ma meglio un buon simbolo che nulla.
Si parla di necessità di collaborazione, che manca, tra gli enti locali. Non ci vuole molto a capire che ci si riferisce alla scarsa collaborazione tra Regione a guida leghista e Comune.
Ma è importante anche l'utilizzo dei fondi nazionali per l'istruzione, che riguardano tutti i minori, il cui diritto all'affettività e all'educazione non è subordinata a permessi e residenze. Qui si torna al tradizionale lamento per la eccessiva efficienza solidaristica dei torinesi (non sempre vera), e alla necessità di collaborazione tra comuni della cintura e Torino, che fornisce più servizi e riceve meno lavoro, anche dai migranti non rom (cosa vera quasi sempre).
E' importante, ma viene spesso considerato irrilevante, o letto alla rovescia, il riferimento alla conflittualità interna, non solo tra famiglie, come può avvenire anche tra vicini in un paese, ma tra provenienze, tradizioni religioni. Si dice rom, e si pensa a un popolo diverso da noi ma uguale al suo interno: “figli del vento”, nomadi, Carmen, e “i cavalli son stanchi nell'umida sera”.
In effetti le differenze sono marcate. I sinti sono cittadini italiani da generazioni. Ci sono i rom serbi e quelli bosniaci, che vengono da una guerra civile. Ci sono gli ortodossi e i mussulmani. Quelli che considerano l'intero gruppo come casa propria – e buttano l'immondizia fuori dallo spazio del gruppo, fuori del paese, per così dire; e quelli che considerano casa propria solo la propria roulotte, e buttano l'immondizia davanti a quella del vicino.
Non sono i soli ad avere differenze di costumi. Un giro per i paesi italiani, anche adesso, quando i paesi non ci sono più, porterebbe a scoprire, quale che ne sia la causa, che ci sono paesi con le strade pulite come case e paesi con le strade immondezzaio. Non è facile rispondere alla vecchia domanda di Elio Vittorini se siano le città belle che sono felici o quelle felici che sono belle.
Una lettura attenta del testo dirà di più di questi commenti.
Si può aggiungere una osservazione a margine, forse inutile perché non suggerisce rimedi. Tra le persone che si occupano di rom, che collaborano con i rom (di cui anche la delibera incoraggia l'iniziativa), ci sono persone di grande dedizione, serietà, competenza. Qualità spesso cancellate dalla assoluta inconciliabilità dei punti di vista e dei fini. Ci sono i caritativi e i conoscitivi; quelli che esaltano ogni caratteristica, e la separatezza, della cultura – delle culture – rom e quelli che li vorrebbero trasformare in ceto medio urbano.
E c'è l'Accademia, che trasforma tutto in Accademia.
La crisi aggrava un po' tutto. Ma agli sforzi degli amministratori e dei volontari, oltre che ai modi di vita dei rom, di qualunque provenienza e credo, bisogna portare rispetto.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!