Il valore dell’economia reale, di ogni cosa ed attività sul pianeta Terra è stimata per un valore che si aggira sul 10% del valore della finanza ( valuta contante, titoli mobiliari e immobiliari, derivati vari). In altri termini il 90% della presunta ricchezza mondiale è una sopravalutazione di quanto esiste e per questo si determinano le cosiddette “bolle” che quando scoppiano determinano guai seri sia alla finanza sia all’economia reale. La bolla più nota, perché la più recente, è stata quella dei mutui facili, dei subpride. Ma ne sono esistite ed esistono parecchie altre.
Ciò significa che il nostro patrimonio immobiliare ( es. quello edilizio) vale un quarto, le azioni delle imprese quotate un decimo, i titoli pubblici molto meno del loro valore e non essere più rimborsati al titolo di emissione. E’ un gigantesco falò quello che sta avvenendo dal’inizio del nuovo millennio. Un incendio di proporzioni colossali che sta bruciando la carta straccia che abbiamo stampato, era solo un’illusione ottica. Polvere era e polvere diventerà. Pire di debiti pubblici, derivati, monete senza valore (come il dollaro americano), sono alimentati continuamente da governi senza un’idea di futuro. Una corsa folle di una macchina fuori controllo.
La crescita è la soluzione, dicono i guidatori, e premono l’acceleratore. Nessun organismo in natura cresce per sempre. Vogliono stampare moneta e vendere debiti per l’eternità. Dentro a questa macchina infernale, l’attività umana serve soltanto a spostare più in là di qualche anno la resa dei conti. Il crack del pianeta. Si lavora come schiavi al servizio di una ricchezza inesistente, per un sogno malato di un modello di società al tramonto. Si scava una buca, si riempie una buca.
Quando le risorse naturali non esistono s’inventano ricchezze virtuali. Lavoriamo al servizio delle bolle. Se non si corregge profondamente l’economia, il modo d’intendere e di rimpiegare il profitto in attività produttive e di ricerca la gran gelata recessiva mondiale diventa realtà. I cosiddetti paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina, insieme alla Turchia) nel 2012 rallenteranno la loro crescita. Per mancanza di clienti. Il Nord America e l’Europa entreranno in recessione. La strategia della Cina per continuare a produrre è di comprare il debito dei Paesi in cui esporta. In sostanza, gli anticipa i soldi per poter vendere le sue merci. Di questo bisogna discutere, la premessa è tagliare le unghie alla speculazione. E’ difficile ma è possibile. La politica deve rigenerarsi. E’ la precondizione.
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