La Cgil ha portato in piazza “il proprio menù”: contro l’evasione fiscale, fondo per l’occupazione, contro i tagli agli enti locali. La manifestazione di oggi è “solo l’antipasto. Il Paese non ci sta più”. È raggiante la segretaria della Camera del Lavoro di Torino Donata Canta quando su via Po, a Torino, si rende conto che la “scommessa” è stata vinta. Lo sciopero indetto dalla Cgil contro una manovra finanziaria “iniqua, ingiusta che colpisce sempre i soliti” è riuscito in pieno. L’eco delle adesioni allo sciopero che giunge in piazza sembra positivo: “Iveco 70%, Alenia 70%, Pirelli 90%, Luxottica 70%, Michelin 100%. Per i settori pubblici, nel comune di Torino si è registrata un’adesione di circa l’80%”.
Alle 10 del mattino il corteo parte da piazza Vittorio. È una Torino piena di sole. Di lì a due ore il lungo e colorato serpentone di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati e molti giovani si snoda per il centro cittadino raggiungendo piazza San Carlo. Qui numerosi gazebo accolgono i manifestanti con musica (dell’ottimo ragtime), aperitivi offerti dal sindacato dei baristi, iniziative assortite di insegnanti, pensionati dello Spi Cgil e altre categorie.
Ma è evidente nelle facce delle persone la consapevolezza di stare offrendo “una aperitivo alla protesta verso un
Governo che è parte del problema e non la soluzione” e che se qualcosa non cambierà la protesta non potrà che estendersi.
Si incrociano i discorsi e si socializzano preoccupazioni. Nei diversi capannelli le parole rimbalzano nella piazza aulica di Torino per indicare che i provvedimenti di questo Governo sono contro i lavoratori, i pensionati e, in generale, i ceti medi. C’è chi analizza il ruolo della finanza e corrono rapide le parole contro i privilegi della “casta politica”.
Tant’è che dal palco intervengono quattro rappresentanti di queste categorie: il delegato FIOM di Mirafiori, Sergio Forelli, Rossella Zamba, educatrice in un asilo nido e delegata FP, una pensionata dello SPI, Wanda Raimondi e di Giovanni Millesimo delegato FILCTEM alla Azimut. Portano la propria esperienza di lavoratrici, lavoratori e pensionate. Raccontano i guai che già oggi si stanno vivendo per la riduzione di risorse pubbliche nella sanità e nella scuola. Offrono uno spaccato sulla precarietà pubblica e privata e i condizioni di lavoro sempre più instabili. In sintesi un futuro nerissimo.
Intanto, annotiamo, che sul palco della Cgil è salito anche il sindaco di Torino, Piero Fassino, presenza non così scontata. Altri sindaci della cintura torinese, ha aderito all’iniziativa della Cgil così come hanno aderito numerosi amministratori provinciali, comunale ed esponenti di partito: dal Pd all’Idv e molte associazioni.
Piazza San Carlo è piena. Tocca a
Danilo Barbi chiudere. È segretario confederale. Il suo sarà un discorso appassionato, a tratti duro e senza sconti. Nel merito dell’iniziativa della Cgil Barbi ha spiegato il perché di questo sciopero:
“Questo sciopero ha permesso di dire ai militanti di Cisl e Uil ai propri dirigenti che stanno sbagliando; ai pensionati ed ai lavoratori che il Governo sta sbagliando”. Per Barbi, dopo tre anni passati a negare la crisi ora il Governo
“ha solo chiarito chi sono i privilegiati: i manager, i banchieri, i grandi ricchi”.
Ricorda Barbi che l’1% delle famiglie italiane detiene il 15% della ricchezza nazionale. Ovvero 240 mila famiglie possiedono una ricchezza per ben 1370 miliardi di euro. Aggiunge che questa crisi non possono pagarla sempre i soliti: “Chiediamo un piano strutturale per ridurre l’evasione fiscale”. E poi argomenta la posizione della Cgil che una contromanovra a “saldi invariati” si può fare senza penalizzare i soliti.
Alla Cisl e Uil, la
Cgil chiede se “non si sono accorti che i tagli sono sulla produzione del reddito? Ovvero alle famiglie ed ai lavoratori dipendenti. Domanda retorica che speriamo che presto trovi risposta.
Danilo Barbi chiede alla Confindustria di scegliere “o l’accordo del 28 giugno o l’articolo 8 della manovra. Ma devono sapere che quell’ articolo è anticostituzionale. E se anche passasse in Parlamento noi faremo ricorso alla Corte Costituzionale”.
Barbi, in conclusione del suo intervento chiede a nome della Cgil, ai partiti d’opposizione, di dire parole chiare. “Questa manovra produrrà una catastrofe, afferma, e sarà necessaria un’altro provvedimento contro gli evasori e sulle grandi ricchezze”. La Cgil chiede impegni precisi perché sembra convinta che la vita di questo Governo sia alla fine.
E in ogni caso, avverte il segretario della Cgil, la lotta continua e, come ha sottolineato Donata Canta, “Questo non è che l’aperitivo”.
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