Paolo Andruccioli analizza la contrattazione nel settore dei metalmeccanici, sia quella difensiva (crisi e Cig) sia quella integrativa vera e propria. Formula una classifica che pone la Fiom in cima alla graduatoria di chi negozia e sottoscrive più accordi. Se così stanno le cose lo stereotipo offerto dai media, da Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, che indica la Fiom con il sindacato del No non è vera. Quanto avviene alla Fiat non è generalizzabile ed anche in quel caso non sempre la Fiom ha torto. Pubblichiamo l’articolo.
La Fiom, la federazione dei metalmeccanici della Cgil, tratta. E tratta spesso anche più degli altri sindacati. Lo stereotipo dell’organizzazione che dice sempre no e preferisce stare fuori dai tavoli viene smentito dall’analisi della contrattazione. Ecco alcuni dati che abbiamo raccolto, relativi a un campione rappresentativo di realtà aziendali e territoriali tra le più importanti del tessuto industriale del nostro paese.
Lottomatica. Dopo una lunga trattativa, che non è stata affatto indolore e che ha portato anche al primo sciopero della storia in questa azienda (il 22 luglio scorso), è stato raggiunto un accordo integrativo che ha permesso di ottenere un premio di risultato molto vicino a quello che era stato indicato nella piattaforma unitaria. Il risultato più importante, spiegano Fabrizio Potetti e Claudio Di Mambro, rispettivamente della Fiom nazionale e romana, è stato però la stabilizzazione dei precari: dopo 32 mesi di lavoro (invece dei 36 più 8) sia i lavoratori a tempo determinato, sia i lavoratori in somministrazione, dovranno essere assunti a tempo indeterminato. Con l’accordo si è anche stabilito che Lottomatica dovrà aumentare il suo contributo al fondo Cometa dall’1,2 all’1,8 per cento, senza incrementi da parte dei lavoratori. Il premio di risultato medio annuale si aggira sui 3.000 euro.
Aerospazio-satelliti. Nel settore sono attualmente aperti 4 negoziati relativi ad altrettanti accordi integrativi, sia nel comparto telespazio, sia in quello dei satelliti e del controllo del traffico ferroviario. Tutte le piattaforme (della durata di 4 anni) non solo sono unitarie, ma sono state anche votate dai lavoratori, che hanno dato il loro mandato a trattare. Le aziende del settore, dice Alfonso Marcopoli, della Fiom nazionale, hanno tutte buone prospettive, almeno per i prossimi due anni, pur in presenza di casi di cassa integrazione in realtà costrette a riposizionarsi, come la Vitrociset di Roma, dove il sindacato ha evitato 70 licenziamenti, trasformati in prepensionamenti o mobilità volontaria.
Elettrodomestici. In questo settore storico la fa in questo momento da padrone la contrattazione "difensiva", viste le intenzioni dei grandi gruppi (a cominciare dall’Indesit, che vuole chiudere due stabilimenti). Quasi tutti gli accordi siglati, osserva Evaristo Agnelli, della Fiom nazionale, riguardano la cassa integrazione per riorganizzazione aziendale. La categoria della Cgil si muove ovunque d’intesa con gli altri sindacati.
Bergamo. Negli ultimi mesi sono stati sottoscritti nella provincia 9 contratti di solidarietà per complessivi 450 lavoratori interessati. Alla Tenaris Dalmine, gruppo siderurgico con 4 stabilimenti (Dalmine, Arcore, Costa Volpino e Piombino), è stato firmato un piano di riorganizzazione per oltre 2.500 dipendenti che prevede l’utilizzo della cigs integrata economicamente. Non solo. Sono stati sottoscritti 105 accordi di cassa integrazione straordinaria, per un massimo di 6.242 lavoratori coinvolti. Nella maggior parte di questi casi, dice Mirco Rota, neosegretario generale della Fiom Lombardia, gli accordi prevedono oltre alla rotazione dei lavoratori coinvolti, il pagamento di indennità economiche aggiuntive (13 mensilità, integrazioni economiche mensili ecc.). Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria, sono stati coinvolti circa 5.896 lavoratori (con la firma di accordi riguardanti 168 imprese). Ma a Bergamo non si contratta solo la crisi. Al Gruppo Brembo (2.400 dipendenti) è stato sottoscritto un accordo aziendale unitariamente a Fim e Uilm, dopo un confronto durato oltre un anno e mezzo. Accordi unitari anche alla Schneider Electric Spa (600 addetti), alla Fratelli Taiocchi (50), alla Nicotra (220) e all’Oasa (100). Sono inoltre in corso negoziati alla Bfe (150 dipendenti), alla Bianchi Vendine (200), alla Same Spa (1.400), alla Reggiani Macchine (150).
Torino. Nel capoluogo piemontese l’effetto della crisi è stato devastante. Dalla metà del 2008 a oggi, circa 2.000 aziende hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, in virtù di accordi firmati anche dalla Fiom. Sono stati oltre 50.000 i lavoratori coinvolti. "La crisi è passata, in particolare sul settore auto, come un tifone – dice Federico Bellono, alla guida della categoria provinciale Cgil –, anche se ci sono situazioni in controtendenza, come l’industria aeronautica, dove si riesce a contrattare ancora qualcosa oltre alla cig".
Bologna. Oltre l’80 per cento dei delegati nelle fabbriche metalmeccaniche della provincia è iscritto alla Fiom. "Da noi – spiega Bruno Papignani, segretario generale della Fiom provinciale – la contrattazione degli ultimi due anni è stata quasi esclusivamente difensiva. Abbiamo cercato di governare gli effetti della crisi e penso che ci siamo riusciti, visto che finora solo alcune multinazionali hanno chiuso e licenziato. Nel resto delle aziende metalmeccaniche bolognesi abbiamo firmato centinaia di accordi". Si tratta di 750 realtà produttive che hanno chiesto la cassa integrazione per affrontare le ricadute negative della recessione. Più di 22.000 i lavoratori coinvolti, mentre sono stati utilizzati tutti i tipi di ammortizzatori sociali, compresi i contratti di solidarietà (ne sono stati firmati almeno 30). "Ma non abbiamo gestito solo la cassa integrazione – afferma ancora Papignani –, la nostra contrattazione ha spinto le aziende a investire per innovare e da parte nostra siamo stati disponibili a discutere il massimo utilizzo degli impianti. Abbiamo sperimentato anche nuove forme di organizzazione del lavoro, con tre o quattro turni su sei giorni, con riduzioni di orario, con tre turni su 33-34 ore settimanali o 4 turni con 31-32 ore. Riduzioni di orario abbinate al massimo utilizzo degli impianti. Ci sono state sperimentazioni anche sui lavoro alla domenica".
Lucca. "Su un centinaio di aziende metalmeccaniche, solo in 7 o 8 c’è la Fim, in una sola la Uilm. Tutto il resto è Fiom", commenta Massimo Braccini, leader provinciale dei metalmeccanici Cgil. Nella Lucchesia, la Fiom ha gestito tutta la fase della crisi: "Gli accordi qui si firmano in azienda – continua Braccini –, visto che Confindustria non riesce più a essere rappresentativa". Le imprese presenti nella provincia concedono cose che la Confindustria nazionale nega, come la quattordicesima, la tredicesima, le ferie maturate nei periodi di cassa integrazione. "Le aziende sono molto insofferenti rispetto alle posizioni politiche prese da Federmeccanica e dove è possibile si firma. È successo, tra gli altri, all’Azimut Benetti di Viareggio, uno dei cantieri navali più importanti in Italia". Nel corso del 2009 sono stati siglati in tutto 100 accordi per cassa integrazione e contratti di solidarietà. "L’insoddisfazione cresce tra le aziende – dice ancora Braccini –, ma cresce anche tra i lavoratori, che sono molto critici verso chi tratta e firma a nome loro senza neppure interpellarli".
Brindisi. Anche da queste parti, Confindustria non rifiuta il dialogo con la Fiom e spesso le aziende si fidano più della sigla dei metalmeccanici Cgil, nonostante la fama di sindacalisti "duri". "Non tutte le aziende ci sbattono la porta in faccia", sintetizza in proposito Antonio Ciscutti, della Fiom provinciale. Succede nel polo petrolchimico, nel settore degli appalti Enel, alla Ti Group Automotive (produzione di tubi per automobili), dove le Rsu sono composte da soli delegati Fiom. Dopo la disdetta di Federmeccanica, molte aziende hanno comunicato alla categoria Cgil che vogliono continuare ad applicare il contratto. Accordi importanti sono stati firmati in aziende di controllo del traffico aereo (a cominciare dalla Tecnosky). "Cominciamo a registrare moltissimi casi di lavoratori che lasciano la Fim per prendere la tessera della nostra organizzazione", conclude Ciscutti.
Taranto. "Ha ragione Landini a dire che siamo il sindacato che firma più accordi – dice Vittorio Bardi, il sindacalista che segue per la Fiom nazionale le trattative Ilva –: noi siamo presenti ovunque e alla fine le aziende gli accordi li fanno con noi". Alla fine del mese di luglio, la sigla Cgil ha firmato assieme a Fim e Uilm l’ipotesi di rinnovo del contratto integrativo per il colosso dell’acciaio. Si tratta di un’intesa che interessa 13.000 lavoratori dello stabilimento di Taranto. "Riva – prosegue Bardi – ci ha voluto far sapere di avere un’idea diversa delle relazioni industriali e noi abbiamo trattato con le vecchie regole, non quelle dell’accordo separato del 22 gennaio". Proprio lo scorso 17 settembre, un nuovo incontro azienda-sindacati ha definito gli ultimi dettagli dell’integrativo e si è concluso con la firma definitiva dell’accordo (in sintesi: sarà erogato per il 2010 un importo una tantum di 650 euro; il premio di risultato sarà incrementato di 1,05 euro), che sarà ora sottoposto al giudizio dei lavoratori.
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