L’accordo fra gli Stati Uniti e la federazione Russa per la riduzione del 30% delle testate nucleari, ha dato l’avvio all’attuale vertice mondiale – il maggiore dai 1945 -, sulla complessa situazione della proliferazione degli armamenti nucleari, al cui centro vi è la questione della ricerca di un accordo che riduca gli arsenali, che blocchi la proliferazione e, soprattutto, assicuri il mondo dal rischio che organizzazioni terroristiche ne vengano in possesso.
E questo timore non appare infondato: sono centinaia i siti dove si arricchiscono uranio e plutonio per fabbricare armi atomiche e che possono cadere in mano al terrorismo internazionale.
Durante e dopo la fine della guerra fredda, nel corso della quale la sicurezza delle maggiori potenze, a fronte di possibili attacchi esterni, era basata su crescenti quantità di testate nucleari e su sistemi di intercettazione dei missili avversari, la proliferazione non aveva avuto più ostacoli.
Alcuni paesi entrarono nel club nucleare dichiarandolo: la Francia di De Gaulle, per ragioni di prestigià; da parte di Israele, per timori fondati sulla propria sopravivenza; per rivalità religiose e conflitti territoriali(lndia e Pakistan). Si era di fatto prodotta una pericolosa e incontrollata proliferazione di armi nucleari, a fronte della quale gli appelli, spesso ipocriti, da parte delle grandi potenze presenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e membri esclusivi dei club, non avevano incontrato nessun ascolto.
Le delegazioni dei 47 paesi presenti a Washington hanno ora di fronte un compito non facile: quello di convincere paesi come l’iran, ma anche altri, a cessare di produrre l’arricchimento dell’uranio che rende possibile costruire l’arma nucleare.,
Con l’accordo di Cina e Russia, gli Usa si apprestano ad applicare all’Iran eventuali sanzioni politiche ed economiche, che dovrebbero obbligare l’iran di Kamenei e Ahmadinejad a rinunciare all’uso bellico dell’uranio arricchito, posto che questa volontà fosse ufficialmente confermata.
L’armamento nucleare tuttavia non è solo in possesso dei paesi che l’hanno apertamente dichiarato: Israele, per esempio, continuamente minacciato da Ahmadinejad di essere “cancellato dalla faccia della Terra”, Io possiede ma non lo ha mai apertamente dichiarato. Così altri paesi come la Corea del Nord e la Turchia.
Del resto, anche in occidente vi sono voci dissonanti al saggio appello del segretario generale dell’Onu per un disarmo nucleare globale.
Ban Ki-moon ha infatti autorevolmente dichiarato che va perseguito il “disarmo nucleare totale per garantire una pace vera”, affinchè nessuno possa sentirsi in pericolo. Dichiarazione importante, non solo genericamente formale da parte della maggiore autorità mondiale.
A questa autorevole dichiarazione risponde per primo proprio un paese occidentale, la Francia. Prima di recarsi al Vertice di Washington il suo presidente Sarkozy, ha dichiarato che “che la Francia non rinuncerà mai all’armamento nucleare”.
Ahamadinejad, del resto, rinfocola la polemica; non invitato al Vertice, ne ha convocato uno proprio per il 16 e 17 aprile, invitandd 60 paesi a Teheran, e ne contempo negando che l’arricchimento dell’uranio sia per fini bellici, aggiungendo che “sono folli coloro che minacciano sanzioni ai suo paese”.
Di segno opposto invece le dichiarazioni di Canada e Ucraina, che si sono impegnate a consegnare il proprio uranio arricchito, Interessanti anche le dichiarazioni dei brasiliano Lula che difende l’uso pacifico, energetico e medico dell’energia nucleare. A sostegno del segretario generale dell’Onu per la eliminazione totale degli arsenali nucleari, Lula difende anche il diritto dell’Iran a sviluppare l’energia nucleare per fini pacifici. Nel suo intervento al Vertice ha infatti proposto, con l’appoggio dalla Turchia, di voler mediare una composizione pacifica del conflitto con l’iran, alfine di rassicurarlo che non vi saranno tentativi di aggressione da parte di altri paesi.
Tutto bene dunque al Vertice di Washington? Sembrerebbe di si, anche se bisognerà attendere le conclusioni. Un ombra grava tuttavia sul Vertice: ed è la ripresa della corsa agli armamenti convenzionali. in quasi tutti i paesi si stanno aumentando le spese militari. Ultimo paese in ordine di tempo il Venezuela di Chavez. L’acquisto di quasi quattro miliardi di dollari di armamenti russi qualche settimana fa, acquisto giustificato dalla tensione esistente con la vicina Colombia, governata da un governo di destra e alle prese con la guerriglia di sinistra delle Farc che gli osservatori indicano in Chavez il maggiore sostenitore delle stesse.
Questo rappresenta però solo una parte dell’inquietante riarmo nell’area, che vede coinvolto anche il Brasile di Lula, con importanti acquisti di armi ed il recente accordo militare con Obama, accordo che non prevede però concessioni territoriali né basi militari.
Ma, va ricordato, è l’inquietante aumento delle spese militati nel mondo il fatto che accompagna il pur positivo incontro di Washington. L’argomento verrà ripreso con i dati del Sismi, il Centro di Stoccolma, che, con studi appropriati e fondati per serietà e rigore, ci dicono che lo spreco di risorse in un mondo affamato e diseguale appaiono intollerabili e distruttive.
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