Luigi Angeletti, nella relazione introduttiva al XV Congresso della Uil, ha rilanciato la parola d’ordine delle riforme, a partire dal fisco: «Occorre mettervi mano» già nel 2010, avviando una riduzione delle tasse sul lavoro dipendente, perchè il sistema attuale è «pessimo, iniquo e inefficace. Non abbiamo nessuna intenzione di aspettare il 2013». Raffaele Bonanni, intervendo al Congresso Uil, per quanto riguarda il fisco si è dichiarato d’accordo con Angeletti affermando :« O si riforma completamente il sistema fiscale o ci mobiliteremo anche con iniziative clamorose». Ha preso la parola anche Guglielmo Epifani con questo appello: «Se passate le regionali, il governo non dovesse dare risposte aumentando le detrazioni per i lavoratori dipendenti, chiedo se si possa ripartire con una iniziativa comune Cgil, Cisl e Uil perchè il fisco – evidenzia – non ci ha mai divisi e spero non ci divida mai». E comunque, sostiene, su questo fronte serve «una battaglia sacrosanta» per smettere di «vessare» lavoratori e pensionati e «mettere fine a questa vergogna».
La battaglia sul fisco assume sempre di più nel nostro Paese la natura di un vero conflitto di classe tra i lavoratori dipendenti ed i pensionati e gli altri, intendendo con questi ultimi, coloro che non hanno il datore di lavoro che agisce per conto del Ministero delle finanze. Le confederazioni sindacali sono divise non solo sui contenuti del negoziato, ma soprattutto sul rapporto con l’esecutivo, conflittuale nella CGIL al punto da dichiarare da sola lo sciopero generale il 12/03, colloquiale al limite dell’implorazione al CISL. In premessa tutti concordano sul fatto che la riforma fiscale date le attuali condizioni del nostro bilancio pubblico, debba essere fatta a parità di gettito.
Nel merito, mentre tutti, ad esclusione del governo, ritengono logico giusto ed inevitabile trasferire la tassazione dai redditi di lavoro a quelli da capitale ed ai patrimoni, la CISL ha introdotto nel dibattito l’idea di spostare le tasse dai redditi ai consumi, sostenendo la sua strategia sul fisco con la mobilitazione del “Tax Day” di sabato 27 febbraio. In molti capoluoghi di provincia si sono svolte assemblee di quadri e dirigenti sindacali. I segretari confederali della Cisl hanno partecipato a quelle di Torino (Raffaele Bonanni), a Bari, a Bologna, a Brescia, a Cagliari, a Genova, a Roma, a Padova, a Napoli, a Palermo, a Prato. In sale per conferenze, in cinema o teatri sono state illustrate le linee della nuova strategia Cisl sul fisco.
Raffaele Bonanni ha nuovamente sollecitato l’avvio di un confronto per una riforma ampia e condivisa del sistema fiscale, sostenendo che “L’Irpef va radicalmente smontata in quanto nei fatti, con i profondi mutamenti intervenuti nel sistema produttivo, economico e sociale, grava esclusivamente sui salari, sulle pensioni, redditi con la trattenuta alla fonte ed è incapace di dare una risposta al problema centrale del sostegno alla famiglia con figli.. Si tratta di ampliare la base imponibile delle diverse imposte, spostando il maggior prelievo dalla tassazione dei redditi al loro uso. Non vuol dire solo i consumi, ma patrimoni, rendite immobiliari, rendite finanziarie soprattutto speculative…”.
Bonanni in altre dichiarazioni ha messo l’accento su “ meno irpef più iva” dichiarando di essere disposto di discutere ( quindi attendere ) anche un anno per fare una riforma a 360 gradi. E’ realistico questo modo di procedere oppure è un semplice rinvio in attesa che l’economia riprenda?
A proposito di tassare maggiormente i consumi sono opportune alcune riflessioni. E’, in primo luogo, un cambiamento di linea, ma, questo di per sè, non sarebbe negativo. Il nodo è di natura economica: infatti se è vero che lo spostamento delle tasse dai redditi al consumo incentiva da un lato il lavoro e dall’altro penalizza l’evasione, è ancor più vero il dato che la tassa sui consumi colpisce in misura maggiore i redditi bassi e soprattutto và contro le linee di politica economica che c’eravamo date e che poggiavano tra l’altro sulla ripresa dei consumi attraverso l’incremento della domanda dettato da una riduzione delle tasse.
La CISL appare nelle sue valutazioni di politica economica sempre ai confini della realtà: rivendicò la detassazione degli straordinari per incrementare la produttività all’inizio di una crisi senza precedenti seguendo inoltre con questa proposta la via “bassa” alla competitività, dall’altro oggi vuol tassare i consumi quando già sono in netto calo. Senza neppure precisare una bozza di piattaforma che indichi quali siano i consumi “di lusso” da tassare di più e quali quelli “popolari” da salvaguardare.
Vi ricordate la beffa delle sigarette popolari ( le “Nazionali senza filtro”) incluse nell’allora paniere della scala mobile? Non si trovavano dal tabaccaio pur essendo state classificate popolari! Il nodo della riduzione delle tasse a parità di gettito per l’erario è chiaro nella sua natura conflittuale tra contribuenti con reddito popolare e redditi medio-alti e alti, con le famiglie ed i titolari di enormi redditi, ma la CISI non vuol prendere atto e predica concordia con tutti; neppure vuole aprire gli occhi per guardare la realtà e non seguire i “sogni dell’abbracciamoci tutti”, constatando che questo Governo fa una politica sociale sì attenta agli armonizzatori sociali ( per una parte limitata dei lavoratori dipendenti) ma pone molta più attenzione per non allarmare il suo elettorato di centro-destra con politiche di equità fiscale che abbiano l’obiettivo di ridistribuire la ricchezza, ridurre le grandi disuguaglianze di reddito, cioè far pagare più tasse a chi già guadagna molto. E la Cisl rischia di cadere in una grande trappola pensando di essere determinante in una situazione di rottura dell’unità tra le principali confederazioni sindacali. Si può evitare.
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