La CGIL raccontata da dentro
Claudio Chiarle, già segretario generale della Fim-Cisl torinese e del canavese, poi in segretraia dei pensionati a Torino, ha pubblicato sul sito http://www.lospiffero.com un commento sul libro “Corso Italia 25, la Cgil raccontata da dentro”, di Gaetano Sateriale, in libreria dall’estate. Un punto di vista acuto e particolarmente interessante anche perchè Chiarle si sofferma, diversamente da altre recensioni, su riflessioni che riguardano altri sindacati e in particolare la Cisl, come ad esempio questa « Ma è singolare che le Organizzazioni sindacali non sappiano più analizzare la storia anche degli altri e la Cisl ripercorra lo stesso errore. La Legge sulla non autosufficienza non viene finanziata per renderla integralmente operativa e la Legge sulla Partecipazione viene approvata dal governo di destra ma di fatto è inapplicabile. La sostanza è che sia la Cgil, prima, che la Cisl dopo, intraprendono la strada delle Istituzioni, allontanandosi dai luoghi di lavoro, finendo dirottati su un binario morto o fagocitati dalle istanze della politica (…) ». Di seguito l’articolo.
<< “Corso Italia 25, la Cgil raccontata da dentro”, di Gaetano Sateriale, alias, Enrico Montorsi, va letto in una sera, non perché è un noir avvincente ma è come stare sotto l’albero delle ciliegie: una pagina tira l’altra. Gaetano Sateriale, sindacalista Cgil per una vita oltreché per dieci anni, dal 1999 al 2009, sindaco di Ferrara. Uno dei rari casi di sindacalista che sa anche amministrare ma per chi lo conosce non stupisce, avendone avuto l’opportunità nella Vertenza Alenia del 1995 si capiva subito che la sua professionalità e competenza sindacale erano trasferibili anche in politica.

Il libro oltre a narrare vicende personali e curiosità sempre interessanti, con protagonista oltre alla Cgil, la barca Donna Rosa, la musica, il sax è un piacevole manuale operativo sul fare il sindacalista che parte dal vissuto e non dalla narrazione. Due cose ben distinte perché la narrazione è un’interpretazione della realtà in chiave ideologica da cui molti sindacalisti della Cgil, attualmente, non sono ancora riusciti a disfarsi. Un libro che i cislini dovrebbero leggere perché si basa su principi irrinunciabili: l’impegno, il sapere, il pensiero critico come strumento di crescita dell’Organizzazione Sindacale. La smentita di ciò, però, arriva dal XVIII Congresso Cgil a Bari dove viene eletto Maurizio Landini e di conseguenza: “quanto è cambiata l’aria dopo quel Congresso. Prima le esperienze e le competenze erano importanti, dopo erano temute”.
Un’affermazione su cui, purtroppo, l’unità sindacale è solida. Un libro gradevole pieno di aneddoti, alcuni leggendari e che conosco come la tumultuosa assemblea sindacale a Pomigliano in Alenia, nel 1995, in cui “Angela Davis” dirige l’orchestra e consente a Sateriale di parlare. Oppure la scenetta gustosa davanti al Parlamento dove Bertinotti dà un giudizio su Cofferati lasciando esterrefatti due deputati di Rifondazione.
Nel raccontarsi Enrico Montorsi, voce narrante di Sateriale, introduce temi ancora attuali se si sapesse ancora usare la memoria storica come uno degli strumenti di elaborazione sindacale per la prospettiva. Mi riferisco al Piano del Lavoro e alla Carta dei Diritti che Sateriale insieme a altri collaboratori elabora in Cgil. Purtroppo, come scrive, prevalse la Carta dei Diritti, affidata più agli avvocati che ai sindacalisti. Anche più facile: banchetti, slogan, firme, ideologia. Soprattutto molto istituzionale perché il finale sono le proposte di Legge di iniziativa popolare o i referendum. Le prime giacciono nei cassetti del Parlamento e i secondi subiscono la sconfitta nelle urne.
Ma è singolare che le Organizzazioni sindacali non sappiano più analizzare la storia anche degli altri e la Cisl ripercorra lo stesso errore. La Legge sulla non autosufficienza non viene finanziata per renderla integralmente operativa e la Legge sulla Partecipazione viene approvata dal governo di destra ma di fatto è inapplicabile. La sostanza è che sia la Cgil, prima, che la Cisl dopo, intraprendono la strada delle Istituzioni, allontanandosi dai luoghi di lavoro, finendo dirottati su un binario morto o fagocitati dalle istanze della politica.

Eppure, dal libro emergono tratti e spunti su cui le organizzazioni sindacali hanno essenziali punti in comune tuttora esercitati sui territori con la contrattazione sociale e nei luoghi di lavoro con la contrattazione aziendale. Due spazi di unità d’azione da cui potrebbe scaturire una piattaforma comune, non basata sulle somme delle esigenze delle organizzazioni ma basata sulla mediazione dei bisogni dei lavoratori e pensionati.
Il pragmatismo sindacale contro l’ideologica impuntatura politica delle organizzazioni sindacali. Sembra niente ma è una fatica di Sisifo realizzare questo cambiamento. Eppure, basterebbe analizzare l’esistente e correggere dove va corretto. Ad esempio, il rapporto sulla contrattazione sociale della Cisl del 2025 dice che su quasi 8mila comuni italiani, di cui 2400 oltre i cinquemila abitanti, la contrattazione sociale ne coinvolge all’incirca 600/anno nel periodo 2022/2024. “un chiaro ridimensionamento quantitativo” conferma il Rapporto.
Peggio: “il confronto con il periodo 2013-2021 evidenzia come i livelli attuali siano ancora ben lontani (meno di 600 accordi in media. nda) dai picchi storici, con valori superiori ai 900 documenti annui (sopra i mille tra il 2015 e 2018 nda) registrati tra il 2015 e il 2019”. Concretamente la Contrattazione Sociale unitaria è quasi scomparsa ma questo il rapporto Cisl non lo dice ma spiega che bisogna ridefinire il ruolo del «contrattualista sociale». Il problema vero è che se tra i Pensionati oltre il 70% non proviene dal Sindacato la contrattazione è finita. Avrai pensionati che staranno seduti davanti a una scrivania a fare pratiche e non li porterai nemmeno più in piazza a manifestare. Questa è la realtà.
Altra realtà è quella salariale, di qui la necessità della contrattazione aziendale e di categoria. Sateriale ce lo ricorda e ribadisce il metodo non da definire per Legge ma attraverso la contrattazione: “ancora oggi (…) si parla più si salario per legge che non di salario contrattuale”. Un Piano per il Lavoro, un Patto della Responsabilità tanti nomi un unico problema. Il Sindacato, tutto, ha due rivendicazioni primarie: il salario e l’occupazione stabile. Le imprese hanno un problema in due parole: produttività e competitività. Roba non da poco ma su questo bisogna concentrarsi per un accordo con le imprese poi si va dal governo insieme e più forti per chiedere alla politica le misure di accompagnamento.
C’è ancora un passaggio che mi preme ricordare nel libro perché mi ricorda le scelte fatte in Fca all’epoca dell’accordo e del referendum di Mirafiori nel 2010/11, tanto dibattuto e considerato dalla Fiom un ricatto ai lavoratori e una sconfitta sindacale. Sateriale/Montorsi, guardando dentro la Cgil ricorda ai suoi che: “il lavoro prima si crea e poi si regola. Vedevo dalle facce che a molti compagni non piaceva quell’impostazione questo non piaceva non è mai successo il contrario da che è mondo e mondo” perché alla fin fine anche i compagni sperano che il mercato crei sviluppo economico portando occupazione, salari e diritti e… lotte! Anche i compagni sperano nelle dinamiche capitalistiche dunque? Noi Cislini scegliemmo quella strada: creare lavoro attraverso la contrattazione. Aggiungo inoltre, condividendolo, che siamo in pieno sindacalismo retrò quando: “altri credono ancora che le leve di partenza per una maggiore occupazione sia la riduzione degli orari a uguali salari. Sono obiettivi che trent’anni fa condividevo, ma immaginare che oggi siano la molla di un nuovo sviluppo dell’economia e del lavoro è un’utopia o, peggio, un’ideologia”. E qui mi chiedo, a sedici mesi dalla presentazione della piattaforma dei metalmeccanici per il rinnovo del Contratto Nazionale, quanto sia responsabilità delle imprese e quanto dell’ideologia sindacale, unitaria, per cui il Contratto non è ancora rinnovato. (ndr. Il nuovo CCNL è stato firmato il 22 novembre, tre giorni dopo la pubblicazione di questo articolo):
Un libro attualissimo, per tutti i sindacalisti, perché dalla sua esperienza sindacale e politica accompagnata dalle tante riflessioni ci sono molti spunti attuali e di prospettiva per il Sindacato. Ma anche gustose scenette come quelle con Bruno Trentin in ascensore, del distintivo dei gemelli Dupont o di “capitain Trentok”. Insomma, la barca, il sax, la vespa, il rapporto con Bruno Trentin che è centrale nella vita di Montorsi, non so in quella di Sateriale (e qui sorrido!), tanto sindacato, una bella esperienza politica. Che dire? Ci sono tutti gli ingredienti per leggerlo. A Gaetano Sateriale (o era Enrico Montorsi?) ho scritto che a Torino, in Piemonte, la Cgil non farà mai la presentazione del suo libro. Peccato, un’altra occasione persa.>>.
In allegato le recensioni di Francesco Lauria su www.ildiariodellavoro.it e di Dario Di Vico su il Foglio

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