La Cisl si autoinganna!

La Cisl stravolge le norme del proprio statuto: è praticamente azzerata la partecipazione degli iscritti alle scelte che riguardano la loro vita di lavoratori e di pensionati, solo informazione e spiegazione a scelte avvenute. Da tempo il modello decisionale assunto in Via Po 21 è simile a quello di taluni partiti, ovvero si elegge, a Congresso, un “capitano” e poi si segue – per rimanere coesi – quanto lui decide. Così in Cisl Luigi Sbarra fa conoscere il suo pensiero con interviste e gli organismi si allineano. Vedi le recenti interviste rilasciatesu Libero, La Nazione e sul Messaggero https://www.cisl.it/cisl/notizie/attualita/– sulla manovra finanziaria 2025 e quanto ratificato nell’esecutivo Cisl. La Cisl è chiamata a risvegliarsi da questo autoinganno, da questa (non) democrazia che piove dall’alto, che stravolge il senso per cui è nata la Cisl, per un sindacato nuovo (vedi manifesto degli anni 50).

E’ un modello dilagante, sia nei sindacati e sia nei partiti, si salvano poche eccezioni. Nella vita democratica è scomparso il volontariato, la militanza, il dibattito interno (oppure è occultato non valorizzato) , il coinvolgimento degli iscritti. Eppure la nostra Costituzione assegna ai partiti, ai sindacati, ai corpi intermedi, un ruolo fondamentale, quello di organizzare la vita della democrazia. E oggi ne sono sempre più privi.Queste pagine tratteggiano la nostra identità impregnata di pluralismo di sindacalisti con o senza più tessera, animati ancora per costruire un’unità sindacale che si ispiri al manifesto sottostante. Alleghiamo inoltre alcune Lettere aperte diffuse mesi fa, con proposte su temi specifici.

La Cgil fa politica, la Cisl fa solo sindacato?La Cgil fa politica, la Cisl fa solo sindacato?”. E’ una domanda che si ripropone ogni qualvolta l’unità sindacale o l’unità d’azione s’inceppa, entra in crisi in particolare sulle strategie confederali. Come avviene ai nostri giorni.  Sulla Cisl si scrive che ”..la strategia dell’attuale segretario generale Luigi Sbarra continua a essere quella storicamente riconducibile al “sindacato bianco”. Per garantire la credibilità del sindacato, per rafforzare la qualità della democrazia e, infine, per la trasparenza e l’efficacia delle scelte che vengono compiute nel rapporto con il governo e le altre parti sociali”.[1] E’ una considerazione che non condividiamo, anche lontana dalla storia della Cisl.

Neppure condividiamo i ricorrenti richiami del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, quando ammonisce di svincolarsi da “ideologismi novecenteschi”, senza peraltro mai specificare,  ma lasciando ben intendere che si tratta del superare il conflitto sociale, esorcizzabile a suo avviso con il dialogo permanente con le controparti, in particolare con il governo, con un metodo aconflittuale ovvero  “…quando sono programmati tavoli del dialogo non si va in piazza…per decidere eventuali azioni si devono attendere le decisioni e i testi definitivi del governo”.  Un vademecum  mai proposto dai padri fondatori della Cisl, a volte citati spesso a sproposito.

E poi…dopo tanti richiami, Luigi Sbarra non legge bene neppure i testi e le tabelle allegate! Il drastico taglio di 4,6 miliardi al fondo per l’auto, per la transizione all’elettrico lo ha denunciato l’Anfia. La Fim-Fiom-Uilm hanno emesso un un giudizio molto severo e di contrarietà, non di certo in sintonia con il lusinghiero giudizio espresso dalla Cisl sulla legge di bilancio varata dal governo. Vedi allegato.

Pensare che la Cisl dei nostri giorni stia seguendo i principi del sindacato bianco del secolo scorso, è un errore storico e un grande abbaglio. Giulio Pastore e Mario Romani, negli anni ‘50,  dimostrarono coraggio e lungimiranza nel costruire la Cisl come sindacato nuovo, aconfessionale e laico:una scelta in palese contrapposizione con quanto avveniva in Europa e in America-Latina dove si affermavano i sindacati cristiani, i “sindacati bianchi”. La Cisl venne proposta non come un nuovo “sindacato bianco”, ma un sindacato nuovo esemplificato da questo storico manifesto della Cisl di quei tempi. “Il sindacato sarà dei lavoratori o non sarà” è stato un grande slogan che si è inverato per lunghi decenni consentendo la partecipazione degli iscritti, delle Commissioni Interne, dei delegati, dei militanti e dei lavoratori alle scelte rivendicative e alla vita organizzativa del sindacato, dove “fare il sindacalista a pieno tempo non era solo un mestiere ma anche una missione” come affermava Giulio Pastore fin dalla prima Assemblea Organizzativa.

Questa narrazione illude e autoinganna!

Savino Pezzotta, presidente dell’Associazione Prendere parola, ha espresso un severa critica alla Cisl.Conosco  molti  iscritti che lasciano in silenzio la tessera,  viene sostituita da quella sottoscritta da altri lavoratori che si rivolgono ai servizi della Cisl (Pensioni,730, Isee, Naspi, lettere certificate, ecc), questi più che aderenti alle motivazioni politiche e sociali dell’organizzazione, possono a ragione essere considerate come  quote di servizio. Non si può delegare al solo vertice sindacale, al “capitano” la prerogativa di pensare e di valutare. Tante mezze verità diventano un falso racconto, sia che si tratti di valutare la Legge di bilancio 2025, sia quando si citano (senza mai declinarle in una piattaforma rivendicativa e discussa a livello di base)  le richieste più importanti presentate dalla Cisl che poi vengono dichiarate recepite dal governo Meloni. La Cisl conta oltre 4 milioni di iscritti, circa 35.000 dirigenti sindacali a pieno tempo, oltre 4.000 segretari di categoria e di territorio: in questo mondo si è più volte rimarcato che le richieste più importanti e urgenti  riguardano: la salvaguardia del potere d’acquisto recuperando quanto erode l’inflazione, un grande rifinanziamento del Servizio sanitario Nazionale e della prevenzione, un finanziamento della legge 33 per la non autosufficienza, il sostegno alla natalità e al lavoro delle donne che richiedono un grande piano per gli asili nido e la scuola a pieno tempo.(…)  

Si aprano gli occhi e orecchie e si ascoltino le parole e le critiche che provengono dal basso: non consentiamo che il SSN rimanga con organici sempre più impoveriti, che le “case di comunità” – o “città della salute” – in programma nel Pnrr siano costruite senza organici pubblici e quindi siano  a disposizione della sanità privata, che gli asili rimangano sotto la sufficienza numerica e quindi anche i bonus bebè poco serviranno ad incrementare la natalità.

La filastrocca dei bonus governativi sono briciole che illudono e creano nuove divisioni. Non ci si può solo dire che nella manovra  ci sono “ luci e ombre”, frase che non spiega nulla, anche perché di chiaro c’è poco. E’ tempo di riprendere l’iniziativa e la mobilitazione e proporre all’intero movimento sindacale di sostenere lo sciopero già annunciato da due importanti sindacati dei medici(Anaoo) e degli infermieri per il 20 novembre. Si può fare! Un gesto di grande valenza unitaria per difendere la più grande conquista sociale degli anni ’70: il servizio Sanitario Nazionale universale per tutte persone  che risiedono , vivono , abitano e lavorano nel nostro paese.”

La manovra finanziaria 2025 ha poi un grave limite perché non offre indicazioni per piani industriali nel settore manifatturiero (la crisi dell’automotive e della siderurgia), per una crescita contrassegnata da giustizia sociale. Anzi per la “regina delle riforme”, quella fiscale si allontana dalla Costituzione in quanto s’indebolisce la progressività nel pagamento delle tasse (progressivo per il lavoro dipendente, flat tassa (quota unica) per il lavoro autonomo e le rendite, si strizza l’occhio all’evasione fiscale (vedi link https://sindacalmente.org/content/evasori-e-finita/). L’85% dell’Irpef è a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Il governo non ha ricercato nuove fonti d’entrata con la conseguente scelta di tagliare la spesa sociale che colpisce in misura prevalente i settori popolari, della povertà.

Con un clic potete ascoltare le buone ragioni della Cgil e Uil con le quali annunciano lo sciopero generale per venerdì 29 novembre.

Nella conferenza stampa non ci sono state parole offensive verso la Cisl come invece ha dichiarato Luigi Sbarra con queste parole ” A Maurizio Landini, che nella conferenza stampa di oggi si è permesso di offendere la Cisl, consigliamo vivamente di rivestire i panni del sindacalista e di smetterla di fare da traino a un’opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi. Si rischia in questo modo di fare un danno sia ai partiti sia alla rappresentanza sindacale, che perde di credibilità e di autonomia. La Cisl ha sempre rifiutato la logica della cinghia di trasmissione, e chiede rispetto per un pluralismo che evidentemente il Segretario della Cgil non tollera, tanto da dileggiare chi non la pensa come lui. Caro Landini, le egemonie non esistono più, se non per chi se le auto-infligge. Non certo la Cisl, che va avanti orgogliosamente per la sua strada, proponendo un modello sindacale radicalmente diverso, realmente autonomo, pragmatico, riformista e partecipativo”. Questo testo è circolato su Facebook a margine del Consiglio Generale Cisl della Toscana. Nella conferenza stampa (al minuto 1h.15.00) è stato Pier Paolo Bombardieri comparare in modo corretto le posizioni Cgil-Uil con quelle della Cisl.


[1] – Vedi Giorgio Merlo in “Sindacato, vi spiego la profonda diversità tra Cisl e Cgil” pubblicato il 26-8-24 su www.formiche.net  https://formiche.net/2024/08/sindacato-vi-spiego-la-profonda-diversita-tra-cisl-e-cgil-scrive-merlo/#content