Mercato senza morale
I super stipendi dei manager – Nel 1980 lo stipendio degli amministratori delegati più pagati era 45 volte quello dei dipendenti. Nel 2020 si è arrivati a 649 volte. Nell’Ue solo in Italia le retribuzioni medie sono scese del 2,9% in 30 anni. Milena Gabanelli ( sempre brava e autonoma nel pensiero e libera nel parlare) nell’ultimo suo Dataroom del Lunedì, presentato su La7 e pubblicato su Il Corriere della Sera, ha presentato il quadro della grande diseguaglianza e dell’assenza di morale che carattrizza il cosiddetto libero mercato degli alti e stratosferici compensi, sia dei top manager come in altre professioni. Si legge.
Da Olivetti a Tavares – Adriano Olivetti diceva che «nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario più basso». In quegli anni di boom economico per il nostro Paese, l’amministratore delegato della Fiat Vittorio Valletta guadagnava 12 volte un operaio. L’ultimo stipendio di Sergio Marchionne a Fca nel 2017 fu 9,7 milioni di euro: 437 volte quello di un metalmeccanico. Stiamo parlando di cifre lorde, dove la remunerazione di un top manager è composta da quota fissa e quota variabile, in parte legata ai risultati, alle quali si aggiungono spesso le stock option e la buonuscita quando se ne va. Decisioni che vengono prese dal Cda o dall’assemblea dei soci all’atto della nomina. Oggi l’azienda si chiama Stellantis, e nel 2021 l’ad Carlos Tavares ha percepito 19,10 milioni di euro: stipendio giustificato dai risultati (+14% dei ricavi), ma pesantemente criticato dallo Stato francese che detiene il 6,1% del gruppo e bocciato il 13 aprile 2022 dal voto consultivo del 52% dei soci. Tavares prende più del doppio di Herbert Diess, capo del Gruppo Volkswagen (circa 8 milioni di euro), e il quadruplo di Oliver Zipse di Bmw (5,3 milioni) e di Ola Källenius di MercedesBenz (5,9 milioni). Guadagna sulla carta 758 volte un suo metalmeccanico. Sulla carta perché l’ex Fiat fa un massiccio uso della cassa integrazione che da una parte diminuisce lo stipendio reale degli operai e dall’altra migliora gli utili dell’azienda. Marco Tronchetti Provera incassa 8,1 milioni (296 volte la paga di un operaio Pirelli), grazie a un utile che è passato da 44 a 216,6 milioni. L’operaio però non ha beneficiato di quell’utile che ha contribuito a creare e, infatti, il suo stipendio medio lordo è rimasto tale e quale: 27.374 euro. (…) In allegato il testo completo del Dataroom
Nella puntata di Lunedì 11 Luglio – il Dataroom riprenderà a settembre – il direttore Enrico Mentana (dichiarando di volere fare l’avvocato del diavolo) ha posto questa domanda e considerazione “Cara Milena sono grandi differenze ma che male c’è? Teniamo conto che si tratta di Top manager privati. Un privato dei suoi soldi ne può fare ciò che vuole e paga come meglio crede per spuntarla nel libero mercato. Non così può essere nel settore pubblico in quanto, in tal caso, si tratta di soldi nostri, dei cittadini…”. La Gabanelli, presa un pò in contropiede, ha ribattutto in qualche modo. Peccato che si sia dimenticata di Sergio Marchionne, di quanto disse nel 2016 ai giovani dell’Università Luiss di Roma. Sicuramente “l’avvocato del diavolo” avrebbe subito a sua volta un …contropiede. Ascoltando il breve scambio di battute tra Mentana e la Gabanelli abbiamo pensato a come avrebbe replicato a Mentana un sindacalista, un confederale di vertice o un metalmeccanico che partecipa agli incontri con il geo Tavares. Di certo risulta che i lauti compensi di Tavares sono stati messi in discussioni dagli azionisti nel corso dell’Assemblea, ma i sindacalisti hanno preferito pensare (e tacere) perchè, si sà, …i problemi importanti e gravi sono sempre…ben altri. Silenzio dei sindacalisti che contano ……. Esprime invece severe considerazioni Pietro Terna, già professore ordinario di Economia a Torino e precedentemente Segretario della Confindustria Piemonte, in “Punture di spillo: l’umanità divisa tra 280 euro al mese e mezzo miliardo alla settimana“ che potete leggere qui https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/06/model_-terna-copia-4.pdf
Già, ma cosa aveva detto da Sergio Marchionne? Nella grande aula della Università Luiss, davanti a studenti dei ventinove paesi dell’Unione europea, Sergio Marchionne ha sciorinato consigli, suggestioni e concetti in parte diversi dagli stereotipi che gli vengono solitamente attribuiti: «Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa: i mercati non hanno coscienza, non hanno morale», «se li lasciamo agire come meccanismo operativo della società, tratteranno la vita umana come una merce». E ancora: «C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità». Così inizia l’articolo di Fabio Martini (allegato) su La Stampa. (…) per proseguire utilizzare questo link https://sindacalmente.org/content/mercato-senza-morale-capitalismo-da-rivedere-lo-dice-sergio-marchionne8/
Un altro modello di sindacato, la Fim-Cisl degli anni 70 – a guida di Pierre Carniti -, aveva ben più attenzione alle disuguaglianze collegate al reddito da lavoro. Per il Congresso di Bergamo (31 maggio- 3 giugno 1973) fu distribuito a livello di massa un raccoglitore (500 lire) con 12 cartoline – 10x 15 cm – che raffiguravano, disegnate al tratto ,le mansioni dall’usciere al primario di ospedale, con relativi salari e stipendi. L’anno prima era uscito il libro “La giungla retributiva” di Ermanno Gorrieri. Vedi allegati.
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