Quanti è perché emigrano
Giampaolo Galli, Luca Favero e Giacomo Ricciardi in “ Non è un paese per giovani” pubblicano uno studio, con molti dati e grafici, sul sito dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI). Questa la premessa “Dal 2010, le cancellazioni anagrafiche per l’estero da parte di cittadini residenti in Italia sono in costante aumento. Molte di queste cancellazioni riflettono l’emigrazione di giovani laureati. La presente nota esamina alcune delle motivazioni economiche che spingono i giovani italiani a emigrare all’estero. Nei paesi di destinazione (principalmente Regno Unito, Germania e Francia) c’è più lavoro, sia per i giovani che per le altre fasce d’età, le retribuzioni sono più alte e il rendimento dell’istruzione universitaria è maggiore …”. Per proseguire un clic sul link https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-non-e-un-paese-per-giovani?mc_cid=9a92fdfb23&mc_eid=eafdbb123e
In“Come leggere la disoccupazione” Linda Laura Sabbadini, direttora centrale Istat, invita a “…combattere la superficialità della lettura degli indicatori. Chiediamoci quale è l’indicatore più importante per comprendere la situazione del mercato del lavoro di un Paese o di un suo gruppo sociale. Non è, come molti pensano, la disoccupazione, né la popolazione cosiddetta attiva (somma di occupati e disoccupati). È invece il tasso di occupazione, cioè la percentuale di persone che lavora, o meglio che ha lavorato una o più ore nella settimana di riferimento, o che ha un lavoro, ma non ha lavorato nella settimana, perché malato, in ferie, o altro. Molto sommariamente è questa la definizione dell’Organizzazione Internazionale del lavoro. (…)
Che vuol dire, essere disoccupati? Significa non avere un lavoro, nonostante lo si sia cercato attivamente nelle ultime quattro settimane, ed essere disponibile a lavorare entro due settimane. Tenete bene a mente questa definizione. Essere disoccupato non significa semplicemente non avere il lavoro, devi averlo cercato per essere definito disoccupato. Questo ci fa dire che se diminuisce la disoccupazione, non è affatto detto che sia positivo. Non è affatto detto che cresca il Pil. La disoccupazione può diminuire anche se l’occupazione cala, perché le persone, pur non avendo un lavoro, smettono di cercarlo, perché scoraggiate, perché vedono che sono in tanti a non trovarlo. (…) per continuare e per saperne di più aprire l’allegato
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