l’opposizione operaia al fascismo
L’opposizione operaia al fascismo, il ruolo del movimento dei Consigli e le tentazioni autoritarie del presente. Temi per una discussione: il testo (in allegato) è a cura di Igor Piotto, segretario della Cgil di Torino, elaborato sulla traccia dell’intervento presentato alla conferenza “Il Biennio rosso (1919-1920) e l’opposizione operaia al fascismo”.
Moncalieri ha annoverato tra i suoi cittadini oltre 600 partigiani, molti giovani o giovanissimi che sapevano di rischiare la loro vita e di andare incontro alla fame, agli stenti, al freddo, dovendosi guardare dalle spie, dai delatori, rischiando di finire prigionieri dei fascisti e quindi torturati prima di essere uccisi. 51 caddero in combattimento, molti lontano da casa senza più contatti con i parenti. Per capire tali scelte è necessario ricostruire l’ambiente sociale in cui esse hanno potuto maturare. E’ quanto si è proposto la mostra “Moncalieri operaia. Dalla fabbrica alla resistenza” allestita a metà ottobre al Giardino delle Rose di Moncalieri, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Moncalieri e realizzata dall’Anpi locale e Centro Studi Labriola.
Il contributo si apre con una ricostruzione, a partire da alcuni dati di riferimento, del contesto sociale ed economico dell’area torinese tra il 1918 e il 1920. Una immagine della società industriale che fa da scenario al movimento dei consigli e al ruolo che ebbero le organizzazioni del movimento operaio nei mesi che videro quasi un terzo della popolazione cittadina aderire allo sciopero e poi successivamente sostenere l’occupazione delle fabbriche. Il movimento torinese è uno snodo non secondario di una prospettiva rivoluzionaria che si sviluppò nel cuore dell’Europa coinvolgendo diversi paesi. La matrice culturale del movimento consiliare attraversa anche nella sconfitta il Novecento e rappresenterà una sorta di filo rosso del movimento operaio che si spingerà sino alle soglie del nuovo secolo: con i Consigli di gestione all’indomani della Liberazione ma soprattutto con il Sindacato dei Consigli nel secondo biennio rosso, quello del ’68-’69.
Il movimento consiliare nelle sue pur diverse configurazioni storiche ha rappresentato il nucleo fondante di una prospettiva che vedeva nella classe operaia il soggetto chiamato a realizzare un progetto di trasformazione sociale e modernizzazione culturale, in aperto contrasto con le torsioni autoritarie delle classi dominanti. In questa prospettiva il tema della conoscenza è il crocevia per la critica radicale dei rapporti di potere e di sfruttamento, da cui deriva una concezione dell’antifascismo che è inseparabile da un’azione culturale di massa.
I cambiamenti nella struttura della produzione e nella composizione di classe si intersecano con le tentazioni autoritarie del nostro presente, culminate con l’assalto alla sede nazionale della CGIL. Il testo avanza una chiave di lettura, incardinata sui cambiamenti interni alla forza lavoro – frammentazione ma anche rivalità competitiva tra lavoratori -, ma propone anche la necessità di riappropriarci del filo metodologico della storia del movimento dei consigli da sottoporre ad una nuova traduzione in relazione ai vincoli, alle contraddizioni e alle potenzialità del nostro tempo. Il testo in 17 cartelle si suddivide in questi cinque capitoli:
I. I Consigli di fabbrica del 1920 e la strategia rivoluzionaria de L’Ordine nuovo
II. La “Rivoluzione in Occidente” e l’opposizione al fascismo
III. I Consigli di gestione tra obiettivi di partecipazione e obiettivi politici di programmazione economica.
IV. Il secondo biennio rosso nel ciclo di lotte 1968-1973.
V. Frammentazione della classe lavoratrice e tentazioni autoritarie.
IN ALLEGATO IL TESTO DI IGOR PIOTTO
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