13 candidati per Torino
E’ un’impresa ardua leggere i 13 programmi dei candidati Sindaci a Torino, che contengono tante “vagonate” di promesse improntate al “bisogna fare, bisognerebbe” senz’altro specificare. In questo abstract indichiamo link e alleghiamo file per documentarsi . Alcuni programmi sono molto lunghi ma anche in tal caso sono molto generici nella formulazione. Difficile comprendere cosa abbiano effettivamente in testa come priorità i candidati sindaci. Sono programmi non misurabili. Forse si capirà meglio quando, come molto probabile, si andrà al ballottaggio? Anche il confronto tra i tre principali sindacati torinesi (Cgil, Cisl, Uil) e i tre candidati sindaci dei tre principali schieramenti (Lo Russo, Damilano, Sganga) hanno chiarito ben poco sui contenuti programmati, i titoli sono rimasti generici sia per i sindacalisti sia per i candidati sindaci. Per quanto abbiamo letto nessuno degli interlocutori a quel tavolo ha posto il problema e i nodi (in gran parte territoriali) che in questi anni hanno impedito di avviare sperimentazioni sull’utilizzo programmato di cassaintegrati e ora anche del Reddito di Cittadinanza per attività relative ai beni comuni, iniziando dalla manutenzione degli stessi che è evidente in tante parti della città. E neppure hanno approfondito il perchè esista nel torinese un così basso utilizzo dell’apprendistato per un avvio dignitoso al lavoro dei giovani. E altro ancora…. Vedi link e allegato. https://www.cislpiemonte.it/torino-canavese/la-torino-che-vogliamo/
Il signor Astensionismo potrebbe essere il “candidato sindaco” più (non) votato? Una recente ricerca del Centro Luigi Bobbio, per conto dell’Università di Torino, ha fatto emergere come il 42% non abbia risposto alla domanda su chi voterà o se andrà a votare il prossimo 3-4 ottobre 2021. Nel 2016, anno della vittoria grillina, a Torino l’astensione raggiunse il 42.82%. Cinque anni prima, non andarono alle urne il 34.5% degli aventi diritto.
Anche ai mercati rionali, da tempo un termometro popolare, i volantini spesso sono rifiutati o lasciati cadere a terra poco dopo. Dei programmi e santini che intasano le buche delle lettere quanti finiscono, senza essere letti, nel contenitore della carta? Conseguenza di un modo di fare politica dove la personalizzazione sembra aver fatto il suo tempo.
E’ sorprendente che nessuno dei candidati – in particolare quelli dei principali schieramenti – abbia finora avvertito la necessità di rispondere ad alcuni dei grandi interrogativi che albergano nella testa di molti elettori compresi i tanti che non andranno a votare, forse anche per mancanza di queste spiegazioni. Un paio di esempi.
Perché a Torino i grandi appalti pubblici come il grattacielo della Regione, come il completamento della Metropolitana (tratto Lingotto-Bengasi, che ha già registrato da quando è stato inaugurato a Luglio ben 8 interruzioni più o meno lunghe del servizio per avarie del sistema informatico o elettrico) hanno fatto registrare il fallimento delle aziende che avevano vinto la gara? Mera casualità oppure qualche connessione con quanto affermano organismi costituzionali circa l’invadenza della ‘ndraghetta nei colletti bianchi delle città del Nord può sussistere? Il caso Rosso che per troppo lavoro non distingue un vero imprenditore da un prestanome per conto di ignoti malavitosi è forse un’eccezione, un caso isolato? Neppure una parola dai candidati sindaci delle principali liste su una città presa di mira da mafie di vario tipo. Anche sulla droga neppure una parola, si parla genericamente di sicurezza… A ben essere attenti nella lettura dei programmi, alle dichiarazioni programmatiche nei dibattiti di alcune liste minori (intendendo con questo un riferimento ai sondaggi e al consenso elettorale) si ritrovano proposte sufficientemente dettagliate su temi tipicamente comunali, che invece sono generici per i principali schieramenti.
Perché l’area di Mirafiori, l’area Tne è periodicamente oggetto di grandi progetti che dopo poche settimane svaniscono, come fossero stati scritti sull’acqua, come immagini proiettati in cielo o sui muri che spariscono con un comando di off. Perché continua questa messa in scena? E’ diventata un’area in degrado come racconta Diego Longhin su La Repubblica (vedi allegato) – Ritorneremo su questo.
E ci sono anche i “piccoli” problemi – di competenza comunale – che hanno una rilevanza sociale alquanto significativa e “ grande” come esemplifica GianGiacomo Migone nell’eloquente e semplice articolo qui allegato.
E per concludere esprimiamo la più grande indignazione sul fatto che il problema del CATASTO (competenza comuanle) sia ignorato dai programmi elettorali e non sia stato citato neppure dai sindacati torinesi. L’importanza di tale riforma -sia per quanto riguarda la giustizia fiscale sia per l’occupazione qualificata che richiede – è riassunata nell’articolo di Anna Paschero che potete leggere con questo link https://www.laportadivetro.org/catasto-riforma-doverosa-oltre-che-necessaria/
Altri articoli sulla riforma del CATASTO – https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/non-pi-tasse-sulla-casa-ma-un-po-pi-di-giustizia Nuovo Catasto/2 .Solo la verità porta a imposte adeguate
Per il turno elettorale del 3-4 ottobre ci fermiamo qui. Per l’eventuale ballottaggio abbiamo in serbo alcuni approfondimenti. Buona lettura
Per più notizie aprire i link e gli allegati
- Elezioni amministrative 2021: tutti i candidati a sindaco di Torino https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/elezioni-amministrative-2021-tutti-i-candidati-a-sindaco-di-torino_38235354-202102k.shtml
- Il programma del candidato Stefano Lo Russo https://www.stefanolorusso.it/
- Il programma del candidato Paolo Damilano https://www.damilanosindaco.it/
- Le dichiarazioni programmatiche di Valentina Sganga https://www.movimento5stelle.eu/valentina-sganga-candidata-sindaco-di-torino/
Condivido il pezzo di Adriano. Se posso aggiungo su TNE Mirafiori che alla Fiat sono andati 67 milioni di euro con l’idea di risarcirla, oltre che sostenere la scarsa situazione di liquidità di quel momento (2005), e per invertire il processo di deindustrializzazione. Il fallimento del progetto fu dovuto all’errore di previsione e all’ingenuità del progetto. Nessuna impresa si è insediata perché i terreni erano troppo cari. La legge impedisce di cederlo a prezzi inferiori a quelli di acquisto ed alla Fiat la valutazione era stata fatta in modo eccessivamente generoso (vedere in proposito Giuseppe Berta pag. 72 in Chi ha fermato Torino?).