UN UOMO CHE HA TESTIMONIATO VALORI – A.Tridente – globalmondo 15/11/10

A fine ottobre, a oltre novant’anni di età, è morto Marcelino Camacho, fondatore e primo segretario generale delle “Comisiones Obreras” (CCOO), il sindacato clandestino che negli anni della dittatura franchista in Spagna lottò per le libertà sindacali e politiche. Camacho, all’uscita dall’ennesima detenzione nel carcere di Carabanchel, dopo lo storico processo “1001” che condannò l’intero gruppo dirigente a vari anni di carcere, disse “:Non ci hanno domati, non ci hanno piegati e neanche ci addomesticheranno!”. In poche righe voglio ricordare questo grande personaggio che ha segnato così profondamente la storia del ritorno della Spagna alla democrazia.

Ho conosciuto Marcelino in uno dei suoi brevi periodi di libertà, grazie alla prima mia esperienza sindacale internazionalista.

Da Torino avevamo rivolto lo sguardo al lavoro clandestino nella Spagna franchista alla fine degli anni sessanta insieme ai compagni della Fiom, tra cui il compianto Bruno Fernex, per alcuni anni segretario generale della Fiom torinese.

Era la prima occasione di apprendimento di lavoro sindacale internazionale e la “scuola” iniziava nella Spagna franchista. Ci accompagnava Marco Calamai, compagno della Fiom, profondo conoscitore della Spagna, interprete e cognato di Nicolàs Sartorius, compagno di lotta di Marcelino e uno dei massimi dirigenti della CCOO.

Marcelino e Sartorius, entrambi imputati per “attentato alla sicurezza dello stato”, furono processati e condannati a varie pene detentive con l’intero gruppo dirigente della CCOO.

Scioperi e manifestazioni di solidarietà in tutta l’Europa democratica non impedirono le condanne, ma la lotta dei lavoratori organizzati nella CC.OO e nell’Union Sindacal Obrera, Uso, non venne piegata.

Ricordo anche l’avventura che ebbe per protagonista, in una delle missioni di solidarietà in Spagna, il nostro Franco Aloia: venne fermato alla frontiera dove gli perquisirono l’auto e gli trovarono materiale di propaganda e denaro di solidarietà. Franco fu arrestato per alcuni giorni , prima di essere liberato.

L’unità di azione ci portava  a costruire un ponte di solidarietà con la Spagna sindacale clandestina, soprattutto con Barcellona, sede della  Seat -allora strettamente associata alla Fiat -e dello lo stabilimento della Hispano Olivetti.

A Madrid c’era uno stabilimento della Vespa Piaggio: da Pontedera, sede centrale dell’impresa delle motorette, estendemmo l’azione di solidarietà anche a questa azienda.

Passammo poi ai Paesi baschi, dov’erano insediati cantieri navali e siderurgia e quindi a Cadice, nellestremo sud dell’Andalusia, dove il cantiere navale era in sciopero ed una grossa nave da riparare era stata mandata Riva Trigoso, il cantiere navale di Genova.Lo sciopero di solidarietà impedì che la nave venisse riparata in Italia; così venne rispedita a Cadice. Questo episodio di concreto internazionalismo sindacale, suggerì la prima idea di quella grande iniziativa che nel 1978 si materializzònella grande Conferenza dei sindacati dei cantieri di riparazione navale del Mediterraneo.

Lazione solidale con la Spagna andò, però, al di là di queste fabbriche: la solidarietà verso la Spagna da parte dei lavoratori italiani coinvolse la federazione dei bancari, dei tessili, degli alimentaristi ed  anche il gruppo Michelin.

A Trento, sede di uno degli stabilimenti Michelin inquadrato nei metalmeccanici perché produceva le corazzature metalliche dei pneumatici,  operava in quel tempo un dirigente della Cisl di prim’ordine, Bepi Mattei, il quale non esitò a coinvolgere lo stabilimento di Trento ed a trascinare l’intero gruppo Michelin (lo stabilimento centrale di Clermond Ferrand e quelli di Torino e Cuneo )nell’azione di solidarietà ai lavoratori spagnoli dello stabilimento Michelin di Vitoria, in Navarra.

Tornando a Marcelino: ebbi occasione di rivederlo altre volte dopo il 1976 nella democratizzata Spagna.

Andammo insieme all’anniversario della Rivoluzione Sandinista in Nicaragua ed alla festa del primo Maggio del 1981 a Masaya.

Seguì un impegnativo lavoro nelle Federazione europea dei metalmeccanici, Fem, affinchè i metalmeccanici delle CCOO venissero accolti nella stessa Fem. 

La Sua morte ci lascia un grande vuoto nostalgia di quel passato quando unità e lotta sovranazionale davano ampiezza di respiro all’azione sindacale internazionale.

Eravamo convinti che l’Europa che si stava costruendo dovesse non solo abolire le barriere doganali ed unire in uno solo territorio ed unico Parlamento i cittadini europei, ma altresì creare un nuovo più ampio terreno di azione per la difesa del lavoro di tutti i lavoratori.

Con Marcelino se ne va dunque un uomo che per tutta la vita ha testimoniato questi valori.
1 commento
  1. noname
    noname dice:

    Questa rivisitazione di Alberto Tridente mi fa venire in mente un altro episodio. L’arresto di Franco Aloia deve aver consigliato i metalmeccanici torinesi a cambiare strategia, se in un’occasione successiva, mandarono Betty Benenati vestita da turista con le banconote della solidarietà italiana da portare agli spagnoli nascoste tra le pagine di riviste femminili. Se non sbaglio Aloia aveva invece provato con quelle pornografiche. Un saluto alla memporia della nostra cara Betty. Mario Dellacqua

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