STOP ALL’ACCORPAMENTO CATEGORIALE – Congresso Cisl – No al centralismo autoritario –

Seconda proposta “Stop all’accorpamento categoriale e al centralismo autoritario, sempre predisposta dal “gruppo di lavoro” dei siti il9marzo.it e sindacalmente.org. Le tesi per il Congresso Cisl 2017 sono illustrate in 36 pagine, ben scritte ed elencano i tanti problemi – antichi e nuovi – con i quali il sindacato, la Cisl deve verificare la validità e l’efficacia delle proprie strategie e del modello organizzativo.  Il nostro giudizio può essere riassunto con una frase “incanta…e ci lascia in mutande”. Non è la ricerca di facile ironia: le tesi descrivono in sintesi i processi più significativi della nostra epoca, elencano una serie di “occorre e bisogna”, ma non declinano alcuna strategia, se non per titoli degli assi strategici (punti a,b,c,d,e al cap 5.5).

Questi punti sono consegnati alla creatività delle strutture categoriali e territoriali. Troppa grazia, anche perché in quei cinque titoli si ritrovano tematiche e questioni che richiedono una puntuale definizione di proposta strategica della Cisl Confederale. Avvertiamo un gran vuoto, formuleremo alcune nostre proposte.

E sul piano organizzativo non va certamente meglio. Le ultime frasi delle Tesi sono eloquenti: “Anche le Federazioni di categoria hanno iniziato un percorso di riorganizzazione che in questi quattro anni ha registrato alcune significative battute di arresto. Pertanto occorre verificare l’attualità dei progetti che erano alla base dei processi annunciati nel XVII Congresso alla luce delle trasformazioni e dei mutamenti avvenuti in questi anni nell’ambito dei settori e nei contratti e delle difficoltà riscontrate.”

Sul modello organizzativo abbiamo idee ben diverse dalla Confederazione, che sono ancora ancorate alla filosofia di “governance” iper centralizzata varata dal  precedente Congresso e riconfermata dalla Conferenza Programmatica di Riccione nel 2015.

La nostra principale e prima proposta la sintetizziamo in poche righe:

Alla luce delle trasformazioni e dei mutamenti avvenuti, e di quelli in corso, sui luoghi di lavoro, nel territorio, nella società, gli accorpamenti categoriali proposti in sedi congressuali e riconfermati nella  Conferenza Programmatica di Riccione del 2015, vanno rivisti in quanto sono contraddittori con la priorità assunta dalla contrattazione di secondo livello e territoriale. Si chiede la sospensione degli iter in corso e la revisione delle norme che debbono invece prioritariamente  specificare la caratteristica e l’autonomia delle strutture Cisl insediate “in prima linea” sul territorio.

Lo “Stop all’accorpamento delle categorie” è conseguente a due ordini di valutazione:

Il primo – I CCNL registrati al Cnel, a settembre 2016, sono oltre 800. (Vedi sito Cnel.it). La causa di questa ampia e negativa proliferazione non è certamente originata dal numero di categorie esistenti della Cisl (Cgil,Uil) piuttosto dalla strategia seguita, dalle scorribande di sigle di comodo avvallate dalle controparti padronali. Ovvero da una mancanza di strategia a guida confederale che dovrebbe  – anziché l’accorpamento – mettere al centro della sua iniziativa, in stretto collegamento con le categorie, la realizzazione di Accordi Quadro (o protocolli) per grandi settori: es. industria, pubblica amministrazione, sanità, scuola e università, trasporti, servizi. Anche con un’attenzione all’Europa e alla Confederazione Europea Sindacale ( CES).

Il secondo – L’accorpamento proposto in Cisl ha un vizio d’origine che mina il dna stesso della nostra Organizzazione, come potete leggere – in anteprima – nelle pagine (allegate) del libro di Giovanni Graziani del capitolo IV Il centralismo democratico” (una parentesi). Il paradosso dell'identità che snatura l'organizzazione (vedi allegato)

Queste pagine sono nel libro “Il metodo Scandola”, che sarà presentato  nelle prossime settimane per ricordare l’anniversario di Fausto Scandola.

 

Allegato:
il_metodo_scandola_graziani_pag_23-31.pdf

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